Intervista al manifesto
di Roberto Ciccarelli
Sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra (LeU), il documento sulla riforma fiscale approvato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato qualche giorno fa è un atto di indirizzo politico al governo che presenterà entro fine mese la legge delega. Si insiste molto sulla riforma dell’Irpef e si propende per una struttura a scaglioni. Cosa ne pensa?
Sull’impianto generale della riforma osservo che il documento dice chiaramente che l’attuale sistema è un ibrido tra il modello di un’imposta onnicomprensiva e il modello duale e prevede tanti regimi di tassazione sostitutiva diversi dall’Irpef che determinano carichi fiscali diseguali con una violazione del principio di equità orizzontale. Tuttavia alla fine ripropone lo stesso modello ibrido perché ipotizza un’Irpef destinata quasi unicamente al lavoro dipendente e alle pensioni e per gli altri redditi prevede un insieme molto variegato di regimi.
Lei sostiene un altro modello, quello «tedesco». Di cosa si tratta?
Sì, per quanto riguarda la progressività, sono favorevole a un meccanismo che, grazie a un unico indicatore, l’aliquota media, faccia capire al contribuente quanto incide il peso del fisco sul suo reddito. La progressività cresce in modo dolce, continuo e senza salti. È la proposta che ha fatto LeU, come il Pd. Mi sembra che sia stata male rappresentata nel documento.
Un altro problema del documento è che non considera l’imposizione patrimoniale, lei cosa ne pensa?
L’attuale sistema di prelievo patrimoniale va rivisto. LeU ha presentata una proposta che unificherebbe la tassazione patrimoniale con quella sui redditi da capitale in un unico prelievo a parità di gettito. Oppure si potrebbe affiancare a un’Irpef progressiva sui redditi un’imposta patrimoniale progressiva e personale con una soglia di esenzione abbastanza ampia per non tassare la prima casa non di lusso o il piccolo deposito e colpire in maniera significativa la forte concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi. Così potremmo disegnare un sistema di patrimoniale progressiva più equa.
Ci sarà spazio per la Flat tax proposta da Salvini?
Non è stata presa in considerazione dalle commissioni e mi sembra sia un fatto positivo perché questo modello di tassazione, a parità di gettito, scarica l’onere sulle classi medie che si vorrebbero tutelare.
Nel documento parlamentare non ci si sofferma molto sull’Iva, né sulle tasse ambientali. Prevedete un intervento?
L’Iva è la madre di tutte le imposte evase: ogni anno perdiamo 34 -35 miliardi di gettito. Questo sarà sicuramente uno dei temi affrontati dalla legge delega e dai decreti attuativi. Sulla tassazione ambientale vanno rivisti i sussidi dannosi da sostituire con quelli virtuosi. Credo che sia difficile un recupero molto forte di gettito da qui perché c’è la necessità di finanziare le misure di accompagnamento alla transizione ecologica. Va reso più costoso il ricorso alle energie fossili e allo stesso tempo va previsto un sistema di incentivi e all’occupazione altrimenti si rischia di avere una transizione non equa e di provocare una protesta come quella dei gilet gialli in Francia. I prodotti inquinanti non sono consumati dai più ricchi. Pensiamo alle auto: ci sono molte persone che faticano a sostituire un veicolo inquinante. In questi e altri casi è giusto prevedere incentivi per chi ha un reddito basso.
In che modo si può intervenire sulle deduzioni, detrazioni e i crediti d’imposta?
Abbiamo ormai un coacervo mostruoso di detrazioni. Le indicazioni della commissione sono blande: eliminazione delle spese fiscali con basso numero di beneficiari e piccoli importi o trasformazione in trasferimenti diretti che però non aiuterebbero a finanziare la riforma. Si potrebbe prevedere che ogni contribuente usufruisca delle detrazioni entro un tetto predefinito, salvaguardando quelle per le ristrutturazioni edilizie che vanno confermate ma razionalizzate. Oggi ce ne sono otto diverse.
Quanto costerà la riforma?
È uno dei punti su cui il governo dovrà fare una scelta. La proposta delle Commissioni costerebbe non meno di 40-60 miliardi. Una riduzione della pressione fiscale di questa dimensione non credo sia pensabile con un debito pubblico molto elevato e l’esigenza di salvaguardare il Welfare: sanità, istruzione, assistenza.