Guerra: che cosa nasconde l’ipocrisia del “decoro cittadino”

Politica e Primo piano

Intervento su Huffington Post

di Maria Cecilia Guerra

Il “decoro cittadino” in nome del quale si cerca di nascondere la vergogna di una collettività che lascia uomini e donne, ormai di ogni età, a dormire in strada, sotto i ponti, nelle stazioni, non si risolverà con gli sgomberi, con le ruspe, con la rimozione dei poveri stracci, con la demonizzazione dei volontari che cercano di dare un poco di conforto.

La rimozione fisica delle coperte, dei sacchi a pelo in cui queste persone cercano, di notte, un poco di riparo dal gelo, è il riflesso di una grande rimozione collettiva: non vogliamo vederli perché vogliamo negarne l’esistenza. Sono un problema che non vogliamo risolvere.

C’è cattiveria in questa azione collettiva. La considerazione delle persone che per ragioni molto diverse si trovano senza dimora come persone di serie B, colpevoli della loro situazione, feccia umana. Agitano le nostre paure e, specie se immigrati, servono alla propaganda del governo sulla sicurezza.

Nei secoli scorsi i “vagabondi” venivano internati, in case lavoro, in manicomi, nelle carceri. Anche quella era una grande rimozione collettiva. Oggi vengono creati ad arte, da un decreto sicurezza che manda per strada, in ogni città, in ogni comune, migliaia di persone che rientravano in circuiti strutturati di accoglienza, e che domani in larga parte verranno ammassati in Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri), nuovi potenziali focolai di rivolta, esasperazione, insicurezza collettiva.

Il problema dei senza tetto e, fra di loro, degli immigrati irregolari, è un problema reale, che non si risolve certo ammassando vite difficili negli angoli delle nostre strade. Ma ne abbiamo uno ancora più grosso, quello di chi ha bisogno di speculare sulla loro esistenza per alimentare il proprio successo elettorale, e, pur essendo al governo, della nazione e di molte città, non ci aiuterà certo a trovare una soluzione.