Guerra: basta lavoro usa e getta, disboschiamo la giungla dei contratti

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Rosaria Amato

TRENTO – Non si tratta solo dell’inflazione. La questione salariale va affrontata adesso perché «le retribuzioni sono stagnanti da troppo tempo». Maria Cecilia Guerra, di Leu, sottosegretaria all’Economia, al Festival di Trento per partecipare a un incontro sui costi e le opportunità della transizione, non ha dubbi sul fatto che i salari debbano crescere, e assicura che « i ministri competenti sono decisi a trovare una soluzione attraverso un confronto costruttivo con le parti sociali».

E le obiezioni di Visco sul rischio di una spirale inflattiva?

«Se di fronte a una ripresa inflazionistica non adeguiamo le retribuzioni, vuol dire che noi pensiamo che i salariati siano quelli che devono sopportare tutto il costo dell’aumento dei prezzi. Abbiamo permesso il proliferare di forme di lavoro usa e getta, pienamente flessibili e pienamente sostituibili, per cui il lavoratore è ricattabile, un lavoratore su quattro è povero, e nel caso delle donne una su tre».

Come intervenire?

«Bisogna disboscare l’insieme dei contratti il più possibile, investendo su una legge per la rappresentanza che permetta solo alle organizzazioni sindacali e datoriali veramente rappresentative di firmare i contratti e stabilire le regole, impedendo alle sigle pirata di agire al ribasso».

Significa che lei è contraria al salario minimo per legge?

«Sono per una regolazione rigida delle forme atipiche ammesse, per esempio un’impresa non può sempre assumere una persona diversa ogni volta con un contratto a tempo determinato per coprire la stessa posizione. E sono anche favorevole a una legge sul salario minimo che però agganci il salario alle altre tutele stabilite dalla contrattazione collettiva, che nel nostro Paese deve restare particolarmente rilevante».

Le imprese chiedono il taglio del cuneo fiscale.

«Sono la prima a sostenere che bisogna diminuire il peso della contribuzione, a cominciare da quella a carico del lavoratore, ma non basta. Le imprese devono rinnovare i contratti, e gli adeguamenti non possono più essere agganciati a un indice come l’Ipca che ignora gli aumenti energetici. Le risorse per la riduzione del cuneo fiscale vanno invece trovate in una redistribuzione del carico fiscale, e combattendo in modo serio l’evasione. Le norme che permettono di incrociare le banche dati vanno applicate, e poi va estesa a tutti la fatturazione elettronica, che ha permesso forti recuperi di evasione. Il nostro sistema fiscale è che grava in modo sproporzionato su salariati e pensionati. Perché non far contribuire nella stessa misura autonomi e percettori di altri tipi di entrate, come gli affitti?».