Guerra: basta condoni, usiamo subito tre miliardi per detassare il lavoro

Politica e Primo piano

Intervista a La Repubblica

di Valentina Conte

“La riscossione delle tasse deve riprendere: no a nuove rottamazioni generalizzate e perciò ingiuste perché premiano nel mucchio anche chi potendo pagare non l’ha fatto”. Maria Cecilia Guerra (LeU), sottosegretaria all’Economia riconfermata nel governo Draghi dopo il Conte II, invita a chiedersi “se vogliamo che le tasse siano pagate da tutti o solo da chi è obbligato dal sostituto di imposta, cioè dipendenti e pensionati o sui depositi in banca”.

Milioni di cartelle hanno ripreso a viaggiare. Lega e M5S chiedono un’altra rottamazione per via del Covid. Ancora condoni in vista?
“Queste cartelle nulla hanno a che vedere con il Covid. Riguardano debiti pregressi, precedenti alla pandemia. Originale chiedere una rottamazione su cartelle non ancora arrivate. Dopodiché trovo ingiusto e iniquo continuare a fare sconti a tutti, senza vedere chi è davvero in difficoltà. Le tasse vanno pagate e i meccanismi messi in campo consentono sospensioni e rateazioni lunghe”.

Le tasse sono anche molto alte in Italia. Quando avremo la riforma dell’Irpef?
“Il cammino è lungo, arriverà nel 2022. Il governo deve portare la legge delega in Cdm, il Parlamento la deve approvare, poi la commissione di esperti preparerà i decreti attuativi tenendo conto del documento di indirizzo approvato dalle commissioni Finanze di Camera e Senato. Qualcosa si può anticipare però con la legge di bilancio di metà ottobre. Ad esempio una riduzione del cuneo fiscale, fatta in coerenza con la futura riforma”.

Come si potrebbe intervenire?
“Le ipotesi sono molte, ma senza il quadro macroeconomico che ci fornirà la Nadef di fine settembre – la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza – difficile dire come e quanto. Ma anticipare qualcosa della riforma del fisco è importante, c’è un fondo di 2-3 miliardi che possiamo usare. Perché non farlo?”.

Il Pil corre, l’occupazione a strappi e precaria. La ripresa è solida o scricchiola?
“È significativa e confortante, migliore delle attese. Ma non va enfatizzata perché stiamo risalendo una china e rivediamo le stesse magagne di quando siamo caduti: l’occupazione precaria di giovani e donne, un mercato del lavoro troppo frammentato e con salari troppo bassi”.

Ci vuole il salario minimo?
“Non ho obiezioni, ma prima facciamo una legge sulla rappresentanza sindacale e diamo potere alle parti sociali di firmare contratti nazionali validi erga omnes. Possibile mai che abbiamo una giungla di 800-900 contratti?”.

Il Reddito di cittadinanza va abolito? Lo chiedono Iv e Lega.
“Una grossa sciocchezza. Siamo stati l’ultimo Paese ad avere una rete di protezione della povertà e ora la smantelliamo? Piuttosto correggiamolo per dare più peso ai figli e togliere lo scandaloso vincolo dei 10 anni di residenza per i migranti. Dopodiché ricordo che più del 50% dei beneficiari non è attivabile al lavoro oppure è un lavoratore povero”.

È vero che il ministro Franco blocca la riforma degli ammortizzatori di Orlando perché costa troppo?
“Il ministro è prudente perché le partite – politiche attive e passive – devono chiudersi tutte insieme. La riforma è essenziale perché ci sono troppi lavoratori senza tutele dignitose, ma serve un quadro macro più definito per decidere gli stanziamenti. Probabilmente meno degli 8-10 miliardi di cui si parla”.

Quale futuro dopo Quota 100?
“Una flessibilità compatibile con i conti pubblici, implicita nel sistema contributivo: se anticipi, perdi un po’. Poi tutela dei più deboli con l’Ape sociale. E la pensione di garanzia per giovani e donne che valorizzi i “buchi” contributivi per i lavori di cura o la formazione”.