Intervista a La Stampa
di Paolo Baroni
“Aumentare il deficit per finanziare la manovra? Siamo in una terra di mezzo, qualche margine attorno al 4% si può ricavare ma non molto più in là”, spiega l’ex sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra, ora responsabile Pd del lavoro, secondo cui “il governo deve barcamenarsi fra due obiettivi, quello legato alle vecchie regole e alla ripartenza del Patto di stabilità, e quel margine in più di deficit che si può fare facendo però capire all’Europa che adempiremo anche a quelle future”.
Eurostat ha riclassificato le spese per i superbonus. Questo aiuta.
È un vantaggio in più, ma solo per quanto riguarda il deficit. Perché poi resta il problema, oggi certamente molto pesante, legato alla cassa, al fabbisogno, visto che ogni anno occorre comunque far fronte alle obbligazioni maturate.
C’è una lista della spesa che arriva a 30 e più miliardi e risorse “certe” forse per meno di 10: il sentiero della manovra, come si usa dire, è mai stato così stretto?
Ce lo dimentichiamo ma, a parte il periodo della crisi pandemica, le manovre sono state sempre molto strette. Quello che in questo quadro di ristrettezze preoccupa è il fatto che il governo sembra rinunciare a quegli spazi che ha di spesa pubblica importante a sostegno della crescita come quelli legati al Pnrr.
Occasione sprecata?
Il ridimensionamento continuo, anche in occasione della discussione della quinta rata, di queste spese ha effetti sulla crescita: questo governo, diversamente da altri, ha a disposizione una cifra rilevante da investire, soprattutto infrastrutture di rete, di trasporto e sociali, che sarebbero fondamentali per la crescita. Il fatto che vengano messi in discussione soprattutto i piani degli Enti locali, con una finta sostituzione dei mezzi di finanziamento, ma in realtà con un taglio secco, è molto grave.
Intanto spuntano condoni da ogni parte. Che ne pensa?
Da un lato cercano di far cassa, fatto gravissimo per un governo che dice di avere una prospettiva di legislatura, perché i condoni sono una rovina per le entrate visto che rendono sempre meno del previsto e, nel caso di quelli fiscali, rendono impossibile recuperare anche crediti assolutamente recuperabili. Il condono edilizio è uno scempio ambientale e non voglio neppure pensare che venga attuato. Dall’altro lato, visto che siamo in un anno pre-elettorale, credo sia solo un modo per accaparrarsi voti. Ma sono cose inguardabili.
L’ultimo in ordine di arrivo è quello sugli scontrini.
Il sottosegretario Bitonci sostiene che serve per sanare errori formali, ma se un commerciante passa il mio pagamento e poi non trasmette sistematicamente il relativo scontrino all’Agenzia delle Entrate si tratta di evasione vera e propria, non è solo un errore formale. E mi stupisce il fatto che si scandalizzino quando noi parliamo di condoni, ma è quello che fanno sistematicamente.
E come si recuperano fondi?
Innanzitutto non bisogna buttar via risorse, come gli 800 milioni ipotecati quest’anno per la flat tax incrementale degli autonomi. Poi ci sono molti redditi esenti su cui si potrebbe recuperare un minimo di imposizione, come alcuni redditi da capitale o i redditi agricoli e dominicali che pagano zero tasse. Oltre a questo c’è uno squilibrio tra chi paga l’Irpef e i regimi agevolati destinati agli autonomi, ma purtroppo nella delega fiscale non c’è nessuna scelta di riequilibrio del prelievo.
Priorità da finanziare?
Vanno scelte con cura. Per noi la priorità delle priorità è il sistema sanitario a cui occorre destinare almeno 4 miliardi come chiedono tutte le regioni per evitare che la sanità finisca quasi in bancarotta. Ma anche qui le notizie sono allarmanti, perché una parte dei tagli del Pnrr riguarda la sanità territoriale. Un intervento davvero miope, perché investire in questo campo serve a razionalizzare la spesa e a risparmiare, ad esempio evitando ricoveri impropri.