Geloni: vi spiego perché Cgil e Uil scendono in piazza. E sul Quirinale…

Politica e Primo piano

Intervista a L’Argomento quotidiano

di Francesco De Palo

Nessun sindacato vuole far cadere il governo o chiedere alle sinistre di uscire dalla maggioranza, dice a L’Argomento Chiara Geloni, ex direttrice di Youdem e autrice del libro “Titanic. Come Renzi ha affondato la sinistra” (PaperFIRST, 2019). Piuttosto vede l’esigenza di dare fiato al disagio sociale che in Italia non trova sbocco per via di una narrazione troppo positiva. E a Pd e Fratelli d’Italia dice che…

Dietro lo sciopero di Cgil e Uil vede anche le manovre a sinistra per il Colle?

Ciò che forse ha inasprito i sindacati è stata la retromarcia del governo sull’impegno a ritardare il taglio delle tasse per contenere l’aumento delle bollette. È la prima volta che Draghi cede, quindi le sigle non si aspettavano il veto di una parte della maggioranza. Gli aspetti in questione sono legati alla finanziaria e agli aspetti nei “dintorni”. Dopo di che, non penso che il Quirinale c’entri, ma piuttosto il sindacato percepisce, tramite i suoi canali, che c’è un disagio sociale forte nel paese che non trova alcuno sbocco, che al momento non viene neanche raccontato all’interno di una narrazione trionfalistica. E quindi va ascoltato e canalizzato. Non so se questa sia una motivazione politica dello sciopero, ma certamente è uno scenario all’interno del quale nasce la decisione di incrociare le braccia.

Eppure qualche settimana fa, in occasione dell’attacco alla sede della Cgil, una foto che ritraeva Draghi e Landini raccontava di un’intesa, forse, insperata…

Rispondo con il documento con il quale Cgil e Uil indicono lo sciopero, all’interno del quale c’è come premessa un riconoscimento all’azione del governo. Quindi in uno scenario abbastanza inedito, non necessariamente questo sciopero generale nasce con l’obiettivo di fare cadere l’esecutivo come accaduto in passato. Penso sia il tentativo di segnalare in maniera frontale dei problemi, ma non mi pare che il sindacato stia chiedendo ai partiti di sinistra di uscire dalla maggioranza. È la tappa di un confronto molto aspro, che riconosce il carattere di eccezionalità e di emergenza dal quale nasce il governo Draghi. Non è che il sindacato non sappia che ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria ed economica, casomai penso che slogan come “non è il momento di prendere ma di dare” non aiutano perché non è vero: non si sta dando a tutti allo stesso modo e si rischia di creare un’aspettativa nella gente, che poi ne aumenterà il malessere.

La grande damigiana dei voti grillini è in procinto di svuotarsi: le forze progressiste come potranno intercettarli?

È la scommessa aperta per il Pd di Letta e per Articolo Uno, che però secondo me necessita di essere più ambiziosa: costruire un campo politico dove possa esserci uno spazio alternativo e praticabile anche da tanti, di sinistra, che in questi anni o hanno smesso di votare o hanno dato il voto al M5s. Occorre più coraggio, per cui non può essere solo il Pd a rappresentare un bacino di interesse per quei consensi, bensì serve un Pd rinnovato che oltre alle positive agorà dia un segnale di novità, lasciando da parte atteggiamenti ad esempio alla Calenda, che ha parlato di “bibitari indegni di qualunque incarico pubblico”. Questo schiaffo in faccia a chi ha votato Cinque stelle non aiuta, anzi favorisce il permanere dell’isolamento del Pd che nei fatti ha regalato al M5s il 32% nel 2018. Attenzione, non sto ponendo delle condizioni per rientrare. Penso solo che non sia sufficiente quello che tutti stiamo proponendo. Il rischio non è che quei voti vadano a Sel o più a sinistra, ma che restino nell’astensione o che si trasferiscano in una forma di antipolitica molto peggiore dei grillini.

Draghi meglio al Colle o a Chigi?

Mi sembra che il suo mestiere sia più adatto all’azione di governo che a quella suprema di garante della Costituzione a cui personalmente, da nostalgica, preferirei un politico. Detto questo, mi fa un po’ ridere chi anche oggi sostiene che andrebbe bene tenerlo lì per sette anni piuttosto che a Chigi per un anno solo. Segnalo che sono due funzioni diverse, non lo si scambia al mercato né la risposta è come un quiz. Per l’Italia è comunque un plus la competenza e la sua autorevolezza ma non so se basta spostarlo come una figurina.

L’ha stupita la presenza bipartisan alla festa di Atreju? La destra di Giorgia Meloni si prepara ad abbandonare il ruolo di opposizione?

Penso che Giorgia Meloni sia una persona che comprende alcune esigenze e che si muove, con intelligenza, rispetto a queste. Ha colto che l’elezione del Capo dello Stato per un partito come il suo, che ha l’ambizione di fare un salto definitivo rispetto ad una storia di opposizione costante, è un’occasione irripetibile. Credo che possa essere anche un interlocutore di cui il sistema ha bisogno. Certo, i segnali mandati dal partito non sono sempre univoci e permangono legami con una certa destra anti costituzionale e nostalgica. Non si può passare dall’inchiesta di Fanpage alla collaborazione istituzionale nel giro di pochi giorni. Ma capisco perché Conte e Letta siano andati ad Atreju, facendo bene a cogliere i segnali di una possibile evoluzione della destra italiana.

@L_Argomento