Fava: sulla Sicilia noi sempre coerenti, Renzi e Alfano fanno esperimenti per il 2018

Politica e Primo piano

Intervista al Fatto quotidiano

di Andrea Managò

“Coerenza”. E’ il concetto che Claudio Fava, deputato di Articolo 1-Mdp, rivendica nel mettersi a disposizione come candidato unico a sinistra come presidente della Regione Sicilia. Una scelta maturata negli ultimi giorni, dopo che il Pd ha chiuso l’alleanza con Angelino Alfano sull’isola: uno schema di governo a cui Mdp si oppone, sia per le Regionali sia per le Politiche del prossimo anno.

Quando scioglierà la riserva sulla sua candidatura come governatore?

Mi sono dato come limite la fine di questa settimana, i primi giorni di settembre, per chiarire la situazione ed esprimere una posizione. Lo farò quando avrò la certezza che attorno alla mia proposta c’è la piena convergenza di tutte le forze di sinistra, penso a Mdp, Sinistra Italiana, Verdi, Civati, Rifondazione. Ci tengo a chiarirlo: io non sono un candidato di bandiera ma uno che vuole rappresentare la voce dei siciliani, partendo da sinistra per cercare il dialogo anche con tanti altri mondi.

Come valuta l’ipotesi avanzata da Possibile di Pippo Civati, di primarie con Ottavio Navarra?

Conosco Navarra da tanti anni, lo stimo, abbiamo già lavorato assieme. Proprio per questo gli ho chiesto di essere parte importante del mio progetto per la Sicilia. Quindi, dico che la prospettiva delle primarie non mi interessa.

Come si è arrivati alla rottura col Pd? Nessuno spazio per un ripensamento?

Per due mesi Mdp ha lavorato per costruire una coalizione con un minimo di coerenza, chiedendo che al suo interno non ci fosse il partito di Alfano, che in Sicilia non annovera la parte migliore del suo movimento. E invece sia Renzi sia Alfano hanno dimostrato che il loro primo pensiero è l’appuntamento elettorale del 2018. Per noi no, perché la Sicilia non può essere trattata come carne da macello, un laboratorio cui fare esperimenti politici.

E Pisapia? Finora il suo Campo Progressista non ha risposto all’appello.

Sono una persona pragmatica: non so se in cima ai pensieri dei siciliani in questo momento ci sia la posizione di Campo Progressista. Credo che un dirigente politico in un momento di confronto non si sottrae alle scelte, non evapora. Non posso farmi carico dei silenzi degli altri, credo sia Pisapia stesso a dover chiarire, ma mi permetto di contestare la scelta di dire prima “mai con Alfano” però la Sicilia può essere territorio di sperimentazioni.

Come valuta gli altri candidati in corsa al momento?

Il Movimento 5 Stelle mi sembra abbia difficoltà a conservare quella passione ‘scapigliata’ che aveva cinque anni fa alla prima candidatura. Li vedo più silenti su quei temi che portano meno voti, penso alla lotta alla mafia. L’altra sera Giancarlo Cancelleri ha fatto un’iniziativa ad Alcamo e la parola mafia sarà stata pronunciata sì e no un paio di volte. Mentre parlano, con termini che definirei dorotei, di temi che toccano la pancia dell’elettorato. Penso all’assurdo dibattito sull’abusivismo edilizio di necessità.

E il candidato del Pd e Ap, Fabrizio Micari?

Non lo conosco di persona, ma credo che ci siano dei gesti simbolici. Nei mesi scorsi ha partecipato sia a convention di Nello Musumeci (candidato del centrodestra, ndr), sia a iniziative di Davide Faraone del Pd, quasi come a voler dire ‘sono sul mercato’. E poi, per una questione di stile, sarebbe stato più apprezzabile se avesse scelto di congelare il suo incarico di rettore dell’Università di Palermo nel corso della campagna elettorale. Serve coerenza, la stessa che rivendico nel percorso di una candidatura unitaria a sinistra.

Nel 2012 la sua candidatura si interruppe in assenza di requisiti validi sulla residenza in Sicilia: stavolta?

Cinque anni fa mi fu impedito di candidarmi, comunque con la residenza stavolta sono a posto.