Intervista a Repubblica Bologna
di Eleonora Capelli
«Le primarie aprono una fase nuova nel Pd e nella politica italiana. Sono emerse una spinta al cambiamento, una domanda di rappresentanza, un’esigenza di ritrovarsi in un nuovo Pd che sia in grado di proporre l’alternativa alla destra. Elly Schlein ha rappresentato fino in fondo tutto questo. Il problema non è tanto ciò che ci sta alle spalle, ma tutto quello che abbiamo di fronte: c’è ancora molto spazio, ognuno può dare un contributo». Così Vasco Errani, che riflette sul tornare nel Pd, dopo aver costruito con Schlein ormai 4 anni fa la lista civica “Coraggiosa” e aver intuito già allora tutte le potenzialità della giovane politica che oggi guida i dem.
Errani, lei lasciò il Pd sei anni fa, con un discorso pronunciato al suo circolo di Ravenna, dicendo che si trattava di cercare idee nuove. Ora prenderà la tessera del 2023?
«Articolo Uno, il partito di cui sono entrato a far parte, è entrato nella Costituente e adesso partecipa al percorso per costruire il nuovo Pd. Io sto ragionando insieme a un gruppo di persone, vogliamo partecipare a questo processo di costruzione, perché è la direzione giusta. Se prosegue un percorso di apertura e reale dibattito politico nelle prossime settimane faremo delle scelte. Il problema però non è guardare indietro, ma costruire la visione sulle grandi questioni di oggi e del futuro. Prima di tutto la pace in un mondo segnato dalla guerra e da tanti conflitti. Tecnologia, ambiente, lavoro, diritti, questione sociale, lotta alle disuguaglianze, questione di genere. Il Pd deve fare un ulteriore sforzo per aprirsi e raccogliere contributi».
Lei crede che il favore dei sondaggi per il Pd, dopo l’elezione di Elly Schlein, rappresenti un buon viatico? I detrattori mettono nel mirino la radicalità della nuova segretaria, lei cosa ne pensa?
«Elly è una donna di sinistra, che ha passione e questo è un dato molto importante, è autentica e credo di poter dire, per l’esperienza che ho fatto con lei, che abbia la consapevolezza della vera sfida che abbiamo in questo momento di fronte. I sondaggi indicano che si coglie in lei e nella sua proposta la possibilità concreta di costruire un’alternativa politica, culturale e di governo alla destra».
Il suo ruolo di “anti-Meloni” è l’asso nella manica?
«L’asso nella manica è costruire un’agenda dell’opposizione sulle questioni fondamentali: fisco, immigrazione, autonomia differenziata, lotta alle povertà e lavoro sicuro. La destra vorrebbe riscrivere la storia del Paese con un malcelato spirito di rivalsa: non possono passare. C’è da costruire anche un nuovo Pd, una comunità accogliente che prende posizioni chiare e che coerentemente se ne fa carico nelle istituzioni del territorio».
A proposito dell’Agenda dell’opposizione, Matteo Lepore è stato attaccato dalla Lega sullo Ius Soli, è uno dei punti cruciali?
«Lepore sta facendo un’iniziativa meritoria, di grande valore: chi è nato qui è italiano. È molto importante che culturalmente si valorizzi e si motivi questo ragionamento. La destra reagisce a modo suo, con arroganza e cercando lo scontro, ma la verità è che su queste grandi questioni si forma la nuova cittadinanza di questo secolo e la destra non sa interpretare il futuro».
Pensa che Stefano Bonaccini come presidente del Pd avrà un ruolo cruciale nell’unità del partito?
«Bonaccini ha detto una cosa importante: non mi sento minoranza. La vera sfida per tutti è costruire il nuovo Pd e l’invito del presidente della Regione a togliersi le magliette è giusto. Ora serve far vivere concretamente quel metodo nuovo che ha proposto la segretaria, uno sforzo di apertura, confronto e sintesi capace di interpretare le grandi sfida di questo tempo. Così vive un partito plurale».
Con la lista “Emilia-Romagna Coraggiosa”, che vide Elly Schlein raccogliere oltre 22 mila preferenze alle regionali del 2020, avete costruito un modello?
«Con la lista “Coraggiosa” ci trovavamo in una situazione particolare, c’era la necessità di unire e dare rappresentanza alla sinistra nella coalizione alle elezioni regionali. L’evoluzione di ciò che è accaduto dopo, fino alle primarie, è andato in quella direzione, ma non c’è un imprimatur, non ci sono modelli. Io poi sono sempre stato scettico sul “modellismo” dell’Emilia-Romagna. Ora noi dobbiamo dare una visione diversa e alternativa rispetto a quella della destra e puntare su parole chiave e concetti diametralmente opposti. Comunità contro l’individualismo, ad esempio. In questo senso la storia dell’Emilia-Romagna è importante, perché dimostra che dare futuro a chi è in difficoltà significa fare il bene di tutti».
Per scendere su un piano concreto, quali devono essere gli interlocutori e le battaglie?
«Dobbiamo porci davanti alla questione: cosa diciamo a un giovane che vive nella precarietà? Cosa rispondiamo alle esigenze di un anziano che non riesce a curarsi? Dobbiamo costruire un movimento sulla sanità, abbiamo lanciato una raccolta di firme per la sanità pubblica su Change.org e abbiamo già raccolto più di 5 mila firme. Sono solo due esempi, ma è su questa concretezza che riguarda la vita che si trovano gli interlocutori, si costruisce credibilità e alternativa. Ci sono ancora tante persone che cercano buona politica e rappresentanza, fuori da qui».