Errani: l’autonomia differenziata non può diventare un secessionismo mascherato

Politica e Primo piano

Intervento su Repubblica ed. Napoli

di Vasco Errani

Caro direttore, trovo molto interessante la lettera della senatrice Paola Nugnes pubblicata domenica sul suo giornale. I punti toccati dalla senatrice, così come i contributi pervenuti dallo Svimez e da molti costituzionalisti, pongono giustamente la necessità di un dibattito vero, approfondito e trasparente sull’applicazione dell’articolo 116 della nostra Costituzione.

Sul tema dell’autonomia differenziata sono in gioco questioni fondamentali che attengono l’unità nazionale, i diritti e i servizi essenziali per tutti i cittadini e la responsabilità del governo del territorio. Per questo condivido la necessità di superare un dibattito che non può certo essere frettoloso e superficiale e che spesso si è rivelato astratto o ideologico.

Ricordo che l’idea che portò alla riforma del titolo V partì da una elaborazione da parte delle stesse Regioni che prevedeva una riforma organica dei rapporti fra Stato e Regioni. Quella proposta avanzata all’epoca dalle regioni avrebbe portato a un riordino di competenze seguendo un’idea di federalismo cooperativo e unitario. Questa proposta notoriamente fu cassata e si arrivò nel 2001 alla riforma del titolo V che prevedeva essenzialmente la necessità di un riordino sul piano delle competenze.

Il non aver fatto allora scelte indispensabili, come la definizione dei Lep e dei principi fondamentali, ha prodotto successivamente una situazione di confusione e di scontro istituzionale tra Stato e Regioni che ha costretto la Corte Costituzionale a surrogare le decisioni politiche e parlamentari. Io credo che dovremmo fare tesoro dell’esperienza nell’applicazione del titolo V, questo errore non si può più fare: si apra la discussione in modo aperto e costruttivo per applicare fino in fondo e pienamente la Costituzione in tutti i suoi articoli a partire dai principi fondamentali, come per esempio l’articolo tre, insieme all’unità nazionale, l’autonomia e la responsabilità nel governo territoriale. La Repubblica è una e indivisibile.

Per questo è questione primaria, ineludibile e preliminare affrontare finalmente il tema dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni) citato anche dalla Nugnes. Non a caso avevo presentato a nome del nostro gruppo nella legge di bilancio emendamenti che andavano in questa direzione ma sono stati tutti purtroppo ignorati, senza nessuna risposta da parte del Governo. Così come è indispensabile mettere mano all’altro punto fondamentale che è quello della distribuzione delle risorse, che deve essere finalizzata a un’equilibrata redistribuzione che punti in primo luogo a recuperare la divaricazione tra Nord e Sud, tra zone ricche e zone povere con l’obbiettivo di rispondere equamente all’erogazione dei servizi e dei diritti fondamentali in tutto il Paese.

Per fare solo due esempi basti pensare all’istruzione o alla sanità che è il servizio di base oggi in capo alle regioni. Oggi questo è messo in crisi da un definanziamento che si conferma da anni e che di fatto sta mettendo in discussione il Servizio sanitario nazionale. Dunque l’autonomia differenziata senza prima ridefinire un adeguato livello di finanziamento dei Lea per tutto il territorio nazionale e una strategia di intervento e investimenti capace di recuperare il gap tra le diverse regioni rischierebbe di allargare ulteriormente il divario mettendo in discussione il concetto stesso di Ssn e portando all’aumento della mobilità sanitaria con il conseguente incremento dei costi per le regioni più deboli. È un rischio che non possiamo correre perché l’autonomia differenziata ha senso solo se diventa opportunità per tutto il Paese di esercitare la responsabilità.

Dunque l’autonomia differenziata non può diventare una rincorsa a un neo-secessionismo mascherato che pregiudicherebbe l’unità nazionale e l’eguale trattamento di tutti cittadini. Per questo è indispensabile definire un quadro nazionale nel quale le risorse, le competenze e l’autonomia si possano esercitare assicurando i livelli dei servizi e dei diritti civili e sociali per tutti i cittadini. Sulle risorse va chiarito un punto essenziale: spesa storica, residuo fiscale, costi standard sono concetti che debbono fare sempre i conti in primo luogo con la storica disparità tra Nord e Sud dal punto di vista sia delle risorse disponibili sia della reale dotazione dei servizi a disposizione dei cittadini.

Ecco perché è ineludibile partire di qui, aprire finalmente questo dibattito, studiare, affrontare le questioni nel merito. Le soluzioni semplicistiche e le scorciatoie, anche in nome di obiettivi giusti, possono produrre danni molto gravi. Mi auguro che nel Parlamento e in Italia si possa avviare finalmente su queste basi una discussione utile a tutto il Paese.