D’Attorre: solo una farsa, la legge sui vitalizi finirà nel cestino

Politica e Primo piano

Intervista a Il Dubbio

di Simona Musco

«Un polverone mediatico che finirà nel nulla, una legge incostituzionale che colpisce i lavoratori. E l’ennesima prova che il Pd è spaccato». Alfredo D’Attorre, deputato Mdp con un passato dem, ne è certo: la legge sui vitalizi non supererà il Senato e, qualora accadesse, verrà bloccata dalla Corte costituzionale.

Sul tema dei vitalizi il Pd è spaccato. Come va letta questa situazione e che effetto avrà sull’iter della legge?

Siamo di fronte alla farsa, per questo noi alla Camera ci siamo astenuti. È una messa in scena propagandistica tra il Pd e il M5S che non arriverà a nulla di concreto. Era assolutamente evidente già al passaggio alla Camera che questo testo si sarebbe arenato al Senato e anche se dovesse essere approvato i profili di incostituzionalità sono talmente palesi da rendere concreto un intervento della Corte costituzionale.

Cosa la rende incostituzionale?

È la retroattività, che mette in discussione i diritti acquisiti, indipendentemente dal livello pensionistico, e lo fa per tutti i trattamenti senza un criterio di misura, ragionevolezza e proporzionalità legata all’entità del trattamento. In questo modo viene violata una serie di criteri che di solito la Corte costituzionale applica nelle sue valutazioni.

Per alcuni, come il M5s, queste polemiche rappresentano un tentativo di tutelare la casta. E così?

Sia chiaro: io penso che un intervento nel segno dell’equità sui privilegi maturati nel passato sia giusto. Noi non difendiamo i privilegi o le palesi ingiustizie, stiamo semplicemente mettendo in luce che ci sono strade diverse e più corrette. Questo, invece, è un polverone mediatico che non ha nulla di concreto e indica una tendenza che accomuna Pd e M5s, ovvero la difficoltà a confrontarsi sul terreno del governo concreto della realtà, e sia Renzi sia il M5s si dimostrano disposti a spostare la contesa sul terreno propagandistico.

Quello dei tagli ai privilegi è un tema molto sentito dai cittadini. Cosa accadrà in caso di sì al Senato?

È evidente che non produrrà mai un effetto concreto: noi avevamo indicato altre strade per correggere le storture. Ci sono posizioni di privilegio che vanno corrette e superate ma non si può fare con un provvedimento retroattivo ‘erga omnes”, bensì chiedendo un contributo di solidarietà a chi ha i vitalizi più alti. Si è invece scelta una strada propagandistica che comporta il rischio di aprire il terreno alla cosiddetta “dottrina Boeri”, ovvero che si possa arrivare al ricalcolo di tutti i trattamenti pensionistici. Così, insomma, verrebbero penalizzati i cittadini, tant’è che avevamo presentato un emendamento bandiera alla Camera, per evitare che si creasse un precedente applicabile ai lavoratori pensionati. Quell’emendamento è stato però riformulato.

Come interpreta questa spaccatura nel Pd?

È il segnale che l’inquietudine aumenta e forse c’è meno disponibilità a votare qualsiasi cosa semplicemente perché ciò viene chiesto dal segretario. E stata una legislatura sciagurata, sono state approvate leggi profondamente sbagliate e non perché i parlamentari fossero convinti di quelle leggi ma perché in quel momento la leadership di Renzi era forte e la tendenza quella di accodarsi al capo. Ora che è meno forte e garantisce meno spazi in prospettiva elettorale, chi è rimasto nel Pd ha optato per l’autonomia e qualche valutazione in più.