D’Attorre: non voteremo la legge di bilancio a scatola chiusa

Politica e Primo piano

Intervista al Dubbio

di Riccardo Tripepi

Alfredo D’Attorre chiarisce la posizione di Mdp in vista dell’approvazione della legge di Bilancio e, più in generale, descrive lo stato di avanzamento dei lavori verso la creazione di un soggetto unico della sinistra. Progetto che va avanti nonostante le difficoltà siciliane e le tensioni con il Campo Progressista di Pisapia. «I progetti non sono mai legati ad un sola persona», dice.

Non voterete la prossima legge di Bilancio?

Non c’è una decisione pregiudiziale in questo senso. Parlando di una situazione da appoggio esterno, mi sono limitato a osservare che il governo è andato avanti senza mai concordare le posizioni con noi. La legge di Bilancio è uno snodo decisivo per affrontare il quale presenteremo le nostre proposte e ci confronteremo con il governo. Certo il nostro voto favorevole non si può dare per scontato a scatola chiusa.

Quali sono le proposte che avanzerete?

Intanto occorre un cambiamento della politica economica. Non si può continuare ad andare avanti con bonus e sgravi fiscali rivolti prevalentemente alle grandi imprese e alle famiglie benestanti. Sono state utilizzate decine di miliardi di euro per questi bonus che non hanno dato ritorni significativi in termini di crescita e qualità dell’occupazione. Le risorse che ci sono vanno indirizzate su un grande piano per gli investimenti pubblici e l’occupazione giovanile. Almeno mezzo punto del Pil va poi destinato a un progetto di manutenzione e messa in sicurezza del territorio. Serve poi cambiare la logica del Jobs Act e introdurre misure che contrastino la precarietà del lavoro, restituendogli dignità. Bisogna mettere un freno a contratti precari e stage gratuiti, e occorre reintrodurre le tutele cancellate con l’abolizione dell’articolo 18.

Chiedete a Gentiloni una svolta a sinistra, insomma.

Chiediamo di correggere alcuni degli errori degli ultimi anni. C’è, ad esempio, un dato un clamoroso che riguarda la sanità. Per la prima volta dal dopoguerra diminuisce l’aspettativa di vita, perché circa 11 milioni di italiani sono costretti a rinunciare alle cure per ragioni economiche. Bisogna intervenire per bloccare la privatizzazione strisciante della sanità, magari partendo dall’abolizione del super ticket. E anche sul diritto allo studio servono provvedimenti volti a garantirlo, abbattendo le tasse universitarie e costruendo un sistema di borse di studio capace di sostenere gli studenti meritevoli. Lavoro, sanità pubblica e diritto all’istruzione sono gli assi sui quali chiediamo il cambiamento.

Le interpretazioni malevole dicono che volete smarcarvi dal governo Gentiloni e dal Pd in vista delle elezioni…

Stiamo chiedendo un confronto di merito e non abbiamo nessuna volontà pregiudiziale di rottura. Non stiamo facendo lo sgambetto a nessuno, ma non ci si può chiedere di appoggiare una legge di Bilancio contraria alle nostre idee e alle scelte che riteniamo indispensabili per il futuro del Paese. Se il Pd avesse capacità di ascolto di ciò che proponiamo, potremmo anzi aiutarlo ad evitare sconfitte elettorali.

D’Alema in tour tra Sicilia e Calabria ha ribadito la necessità di arrivare presto a un grande partito della sinistra spiegando che Mdp è soltanto un primo passaggio. A che punto è il processo?

Abbiamo deciso di chiamarci movimento proprio per dare questa idea di apertura e di essere il seme per qualcosa di più ampio. Andremo avanti lungo questo percorso con tutte le altre forze della sinistra disponibili, lanciando un’assemblea costituente del nuovo soggetto. L’assemblea, che sarà eletta dai territori, sarà il luogo in cui si decideranno programma e simbolo del nuovo soggetto che si rivolge naturalmente a Sinistra Italiana, a Possibile, a Campo Progressista e un tessuto di civismo e associazionismo che aspetta di avere un interlocutore politico.

In Sicilia però le cose non sembrano andare per il verso giusto. Ci sono margini per recuperare Pisapia?

Noi ci siamo mossi con coerenza rispetto alla prospettiva di costruire un centrosinistra per il cambiamento. Se poi il Pd fa di Alfano il proprio alleato di ferro, al quale si attribuisce la golden share dell’alleanza e la vicepresidenza, allora vuol dire che qualcun altro ha cambiato prospettiva.

Rottura insanabile?

L’unica sintesi possibile potrebbe arrivare attraverso le primarie senza la partecipazione del Nuovo Centrodestra. Solo così si può costruire una vera coalizione di centrosinistra. È stato il Pd ad aprire con Alfano per ragioni di potere. E spero non sia vero che dietro l’alleanza ci sia un accordo di ferro che abbia per oggetto la legge elettorale. Qualcuno dice che Renzi abbia garantito ad Alfano che sarà mantenuto in vita il Consultellum, con le pluricandidature, i capilista bloccati e la soglia di sbarramento al 3 per cento.

E se Campo Progressista andasse ugualmente con il Pd? Ci sarebbero conseguenze anche a livello nazionale?

Non vedo automatismi tra elezioni siciliane e nazionali. E non vedo come Pisapia possa sostenere il candidato di Alfano. A livello nazionale abbiamo esplicitato un progetto chiaro e comune, che prevede la costituzione di un soggetto progressista in discontinuità con le politiche degli ultimi anni. È anche vero che il progetto non è legato a nessuna persona in particolare.

Neanche a Pietro Grasso?

A Grasso va innanzitutto rispetto e stima per il suo ruolo di Presidente del Senato, che non è il caso di tirare in ballo in questa fase, specie dopo che lui stesso ha rifiutato la candidatura alla presidenza della Sicilia. In ogni caso il tema non è quello della leadership, ma quello dell’assemblea costituente. Penso che dovremo andare alle elezioni con una leadership plurale. Non ha senso continuare a ragionare con schemi vecchi. Andremo al voto con un sistema proporzionale e sarebbe una truffa far credere ai cittadini che si elegge il premier direttamente.