D’Attorre: noi e il Pd? Non tutto è perduto, ma la strada è molto in salita

Politica e Primo piano

Intervista a Il Dubbio

di Paola Sacchi

«Non tutto è perduto, ma la strada è molto in salita». Alfredo D’Attorre, esponente di punta di Mdp, dice «no a accordi di Palazzo», innanzitutto.

Onorevole D’Attorre, Pier Luigi Bersani dice che aspetta i fatti. Non sembrerebbe una chiusura definitiva. E’ così?

Quella di Renzi è stata solo un’apertura verbale, ci mancherebbe pure che mettesse i veti nella sua condizione. Ma al momento non mi pare che ci siano fatti politici sostanziali. Il Pd è di fronte a un bivio politico. Se decide di impostare la campagna elettorale sulla rivendicazione piena di ciò che ha fatto, è chiaro che Renzi è il candidato ideale, il programma sarà in continuità con il Jobs act, con la Buona scuola, con lo Sblocca Italia. Su questa base non è possibile fare nessuna alleanza.

Ma Renzi cosa dovrebbe fare?

I fatti concreti sarebbero rivolgersi agli italiani dicendo: abbiamo capito i messaggi arrivati da tutte le competizioni elettorali e referendarie, quindi si volta pagina e il Pd si predispone alle elezioni con un progetto sui temi sociali fondamentali, a partire dal lavoro. Con meno di questo, al più noi possiamo fare un accordo di Palazzo sui collegi ma sicuramente non riusciremo a riportare al voto milioni di elettori di centrosinistra che il Pd ha perso.

Quindi siete indisponibili a questo “accordo di Palazzo”?

Servirebbe al più a garantire qualche seggio ma non certo a fare uno schieramento competitivo contro le destre, alle quali si aprirebbero praterie.

Quindi, chiedete a Renzi l’abiura?

La politica non è fatta di abiure. Renzi e il gruppo dirigente del Pd dovrebbero avere la lucidità e l’umiltà di capire che una stagione si è chiusa. Questa presa d’atto sarebbe dovuta avvenire già il 4 dicembre, invece si è trascinata la stagione renziana ancora per mesi, portando prima il Pd a perdere le amministrative di primavera fino al risultato siciliano.

Renzi non dovrebbe più fare il candidato premier?

Il punto è partire dal progetto. Su una linea di continuità crediamo che il Pd sia destinato a una rovinosa sconfitta. Se bisogna fare un progetto di discontinuità, allora questa discontinuità di contenuti si impersona anche in una nuova leadership.

Neppure il premier Gentiloni vi andrebbe bene?

Gentiloni si è mosso sulla scia di Renzi, ha aggirato il referendum della Cgil sui voucher e ha commesso l’errore capitale di obbedire a Renzi sulla legge elettorale, una macchia fortissima.

Renzi dice “non faremo da sponda a chi vuole la rottura”. Non rischiate di prestarvi a questa accusa?

Assolutamente no. Noi costruiremo questo soggetto unitario che esercita anche un’attrazione centripeta, perché altre forze si possono unire come dimostra la riunione di Campo progressista. Si individuerà una leadership autorevole. Mi auguro che quando questo soggetto sarà in campo, il Pd se vuole evitare un débacle si misuri con la nostra richiesta di cambiamento.

Questa leadership è Grasso?

Sì, io mi auguro che Grasso decida di mettersi a disposizione di questo progetto, perché credo che la sua sia la leadership più forte e attrattiva.

Presenterete un candidato ovunque, rischiando di rendere contendibili per il centrodestra anche le Regioni rosse?

Ma è la geniale legge dell’ottimo Rosato che ci obbliga a farlo. La legge prevede che gli apparentamenti sono nazionali, non ci possono essere desistenze, e quindi questa legge confezionata dal Pd ci obbligherà a essere presenti con un nostro candidato in tutti i collegi. Quando avevamo chiesto il voto disgiunto il Pd ha risposto con altri 5 voti di fiducia al Senato.

Lei è stato descritto come un pontiere che parla ancora con Renzi. Non tutto è perduto?

Non parlo con Renzi, ma con molti esponenti del Pd continuo a dialogare. Penso sia giusto fino alla fine farlo, ma su basi di chiarezza. Non tutto è perduto, ma è tutto molto in salita.

Teme che Renzi abbia ormai tracciato la sua coalizione con Alfano e Casini da un lato, Campo progressista e Sonino dall’altro mettendo voi in una bad company?

Mi pare che il disegno sia confermare l’alleanza con Alfano e coprirsi a sinistra con i radicali. Ma mi chiedo come Bonino e Alfano conviveranno su diritti civili, oppure Bonino e Minniti sull’immigrazione. Persino in questo formato mignon questa alleanza appare priva di credibilità.

Pisapia starà in questa alleanza?

Non credo Pisapia si aggiugerà. Prevedo che non si candiderà.