Intervista a Il Fatto quotidiano
di Luca De Carolis
L’uomo che ha già vissuto due volte – politicamente – riassume quasi tutto così: “Prima da militante e poi da eletto dei Cinque Stelle, ho trascorso 17 anni a urlare ‘onestà, onestà’ nelle piazze. Ma ora per il Movimento come per il Pd è tempo di scandire ‘umiltà, umiltà’. La parola chiave è quella”. Da qui parte Max Bugani, uno dei fondatori del Movimento, ora in Articolo Uno, attuale assessore comunale a Bologna nella giunta di Matteo Lepore.
Le Regionali hanno segnato la sconfitta del M5S. Mentre Enrico Letta ha festeggiato “per il fallimento delle Opa di 5Stelle e di Renzi e Calenda sul Pd”.
In questo momento chiunque si riconosca nel campo del centrosinistra non può esultare. È tempo di prendere atto che si è arrivati al punto più basso per il centrosinistra: si può solo risalire, ma smettendola con la gara per guadagnare due punti in più.
Come si ricostruisce il centrosinistra?
Siamo all’anno zero. Ora il Movimento deve superare l’abbaglio dell’autosufficienza, questa presunzione che non consente di dialogare in maniera serena. Allo stesso modo il Pd deve superare l’abbaglio renziano ridando linfa alle proprie radici popolari e socialdemocratiche e comprendendo che la storia che ha ereditato non basta per guardare tutti dall’alto in basso. A Bologna l’abbiamo fatto: il sindaco Lepore ha aperto alle istanze del M5S che trovavano da anni solo porte chiuse, mentre i 5Stelle hanno accettato di collaborare con una forza più grande.
Per far parte di una coalizione progressista il M5S deve trasformarsi in un partito a tutti gli effetti, con sedi e veri rappresentanti locali? La democrazia diretta pare quasi residuale nel Movimento di Conte.
Tutti i partiti devono tornare ad ascoltare i territori, è fondamentale. Ma il Movimento aveva costruito una piattaforma web, poi abbandonata (Rousseau, ndr), che consentiva agli iscritti di incidere su molte decisioni, ed è stata la cosa più rivoluzionaria degli ultimi anni. Né il M5S né il Pd possono prescindere da uno strumento di questo tipo. Se i cittadini che si riconoscono nel centrosinistra verranno interpellati solamente quando si dovrà decidere il capo, si allontaneranno dalla politica. L’intuizione fondamentale di Casaleggio, alla base della crescita del Movimento, era stata questa.
Il M5S di Conte è un partito personale?
In Lombardia e nel Lazio, come a Bologna un anno e mezzo fa, il Movimento è crollato nei consensi: essenzialmente perché i territori hanno bisogno di radicamento e di persone riconoscibili. E poi c’è un tema di chiarezza di linea: se ti allei in Lombardia e vai diviso nel Lazio la gente non capisce.
Sta dicendo che i 5Stelle devono archiviare il vincolo dei due mandati?
Casaleggio aveva costruito una rete su tutti i territori. La si può legittimamente cambiare, ma va fatto con delle votazioni sulle singole persone per garantire la rappresentatività agli iscritti. In secondo luogo, nel momento in cui si cambia, bisogna avere consapevolezza che si sta ripartendo da zero e non dal 15 per cento nelle Politiche. Ci attende una traversata nel deserto. Continuo a vedere persone con soluzioni facili, ma sono solo miraggi. Spero che il futuro segretario del Pd, così come Conte, riducano al minimo le presenze tv e gli slogan, per concentrarsi sulla costruzione di un progetto.
Il congresso dem si gioca su accuse reciproche: di proposte e di quella fatica che lei evoca poche tracce, no?
Ho letto anche proposte importanti, ma se si ha davvero voglia di voltare pagina per non lasciare questa destra 20 anni al governo, bisogna muoversi. La politica, quella vera, è fatta di un confronto estenuante.
Lei appoggerà Schlein. Perché?
Premesso che come esponenti di Articolo Uno ci impegniamo a tornare nel nuovo partito se il Pd prenderà una direzione ben definita, conosco Schlein da 12 anni, quando io ero consigliere comunale e lei un’attivista. Diventammo amici, siamo cresciuti assieme e parallelamente. Credo possa dare una scossa e aiutare questo percorso che sto descrivendo. Ma conosco molto bene anche Bonaccini, e so per certo che se dovesse vincere si sforzerà comunque di ascoltare i territori. Con lui mi sono sempre confrontato, anche quando era vietato parlare tra Pd e M5S (sorride, ndr).