Intervista a Il Fatto quotidiano
di Carlo Di Foggia
Pier Luigi Bersani la sintetizza così: “Chiamare questa roba ‘liberalizzazione’ è una vergogna. Obbligano milioni di persone a un passaggio forzoso al privato in nome di un’idea distorta di mercato, che indebolisce il consumatore invece di rafforzarlo”. Quasi un quarto di secolo fa, da ministro dell’Industria, avviò la liberalizzazione del mercato elettrico ma negli ultimi otto anni si è battuto quasi in solitaria per evitarne la degenerazione: il bizzarro obbligo di essere, per così dire, clienti liberi, cioè il trasferimento coatto di milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, con meno difese sull’andamento dei prezzi.
Come si è arrivati a questo?
Con un lavoro di lobby e pressioni durato anni in cui hanno prima azzoppato l’Acquirente unico. La nostra riforma lo rendeva un soggetto di mercato, da cui – dal 2007 – si poteva uscire, non sovvenzionato e in concorrenza con gli altri operatori: aveva il compito di aggregare la domanda di famiglie o imprese, come una centrale collettiva di fornitura. Un soggetto forte ma sul mercato, in grado di ottenere prezzi migliori e trasferire questo vantaggio ai consumatori. Dal 2017 gli è stato impedito normativamente di avere la possibilità, come gli altri operatori, di fare contratti a termine e a prezzo fisso, così da poter raccontare la filastrocca che non conveniva più agli utenti starci. Ora lo eliminano lasciando i singoli consumatori soli, nella loro debolezza.
Perché secondo lei?
Non riescono a leggere il tema sociale e renderlo compatibile col mercato. Ora prospettano delle gare per selezionare una decina di operatori che, in maniera caotica, prenderanno in consegna milioni di famiglie che di questi nuovi fornitori non sanno nulla, nemmeno chi sono. Siccome però si sono resi conto dei rischi, ora parlano di un rinvio. Bene, ma solo se serve a un ripensamento, sennò fra un anno ci ritroveremo nella stessa situazione.
Dicono che la fine del mercato tutelato sia una richiesta dell’Ue…
Mai stato vero. Se gli desse fastidio che formalmente il prezzo lo segnala l’Autorità per l’Energia, una formalità, allora lo si conceda direttamente all’Acquirente unico con criteri trasparenti: se un consumatore vuole starci, bene, sennò se ne va.
Dal 2007 la possibilità di lasciarlo e passare al mercato libero c’è, perché obbligare le persone?
È la domanda che ho sempre fatto io, risposte non ne ho avute, provi lei.
Lei ha liberalizzato il mercato elettrico, molti potrebbero sostenere che questo è il risultato…
Questo è il suo contrario. La mia idea di liberalizzazione era difendere cittadini e imprese dalle prepotenze del mercato, dove c’è, e quel meccanismo resta un modo per difenderli. Le coop di consumo nacquero associando piccole realtà perché potessero essere soggetti di mercato. L’Acquirente unico permette ai singoli piccoli utenti di competere sul mercato dell’energia: non c’è nulla di più concorrenziale di questo. O per loro liberalizzare significa lasciare pochi colossi e tutti gli altri nani?
Ci sono oltre 700 operatori, districarsi tra le offerte è impossibile così come capire i veri costi.
Da sei anni a milioni di persone arrivano telefonate tra il persuasivo e il minatorio per spingerle a passare al mercato libero, molte hanno tolto il telefono fisso per non subirle più. Questa giungla segnala che hanno fiutato l’affare, ed è tale da permettere anche la sopravvivenza di operatori inefficienti e pericolosi.
La fine del mercato tutelato fu un’idea di Renzi e Calenda (e dei loro consiglieri) ma da allora è stata sempre rinviata.
Perché si rendono conto dei rischi. Quando la gente scoprirà di essere passata a un operatore di cui non sa nulla, e con costi più alti, si infurierà. Credo che, per anni, dovranno comunque usare un prezzo tariffato per gestire la fase transitoria. E continueranno a chiamare questa vergogna liberalizzazione.
Questa “riforma” è stata inserita da Draghi nel Pnrr…
Un errore. Ora rimettere il dentifricio nel tubetto è difficile, ma è l’unica soluzione possibile per tutelare milioni di persone.