Bersani: se Schlein allarga il Pd non ci sarà scissione. Nessuno balli da solo

Politica e Primo piano

Intervista a Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Bersani, ha deciso di riprendere la tessera del Pd?

«Se, come spero, sarà un nuovo inizio, ci sarò anch’io».

Si batterà per cambiare nome al partito?

«Non mi dispiacerebbe il riferimento al lavoro, ma i nomi vengono dopo la sostanza».

Con Zingaretti, Orlando e lei il Pd di Schlein torna in mano alla «ditta» ex Pci?

Bersani ride: «Per me la ditta è l’Ulivo e se il Pd torna in mano a quel popolo allora sì, torna la ditta. Evocare il Pci è una semplificazione. Anche a me dicono che sono stato il più liberale d’Italia, ma per loro resto il comunista. Il comunismo è morto, ma l’anticomunismo vive alla grande».

Le è piaciuto l’esordio della nuova segretaria?

«È presto per dirlo. Certamente c’è una novità che contiene un elemento di avventura. Ma la stasi è decadenza, quindi c’è uno sguardo positivo su questa ripartenza. Che sia una donna aiuta molto. Uno slogan come “donna vita libertà” equivale a liberté égalité fraternité».

Il duello Schlein-Meloni è una rivoluzione?

«Ma sì, questo secolo sarà la rivincita storica delle donne. Meloni-Schlein vuol dire che siamo europei».

Per battere la destra bisognerà fare le alleanze.

«Schlein ha di fronte tre esigenze. La prima è tenere aperti l’allargamento e la chiamata, perché per un po’ di gente che è arrivata ce n’è tantissima che può essere ingaggiata in un progetto nuovo. La seconda è il percorso costituente, un partito plurale sta assieme solo se c’è discussione franca sui nodi politici essenziali. La terza priorità è la costruzione del campo».

Fallito il campo largo di Letta, un Pd spostato a sinistra non sarà più piccolo?

«Mi stupiscono il politicismo e l’astrattezza di questo argomento. La gente che ha votato alle Primarie ha detto al Pd, ma anche a Conte e a Calenda, “c’è la destra, svegliatevi!”. Se uno organizza un progetto su disuguaglianza, dignità del lavoro, cambiamento climatico, diritti sociali e civili si occupa di temi periferici? No, si occupa del clou della questione che riguarda i lavoratori, i ceti medi, gli imprenditori… Vedere nella prospettiva Schlein un ripiegamento è una cosa assurda».

Non ci sarà la scissione degli ex renziani?

«L’agibilità politica è la condizione perché non ci sia. Se Schlein allarga il Pd e lo fa discutere, sono convinto che saprà tenerlo unito».

Quindi Bonaccini che invoca unità la convince?

«Lo conosco bene Bonaccini, pensa esattamente quella cosa lì. Non sono preoccupato. L’ambiguità da sciogliere è se il Pd sia il punto di equilibrio del sistema. Per me no, non lo è mai stato, il punto di equilibrio è l’alternanza. Il servizio da fare al Paese è costruire un campo di alternativa e se qualcuno nel campo pensa di ballare da solo finirà nel disgusto di metà dell’elettorato italiano».

Calenda e Renzi?

«Ce l’ho con chiunque pensi di lottare per la supremazia, mentre c’è una destra-destra. Sarà più avanti il più generoso nel costruire l’alternativa che la nostra gente ci chiede, non chi balla da solo, si chiami Schlein, Conte, Calenda o Renzi».

Il naufragio di Cutro è una strage di Stato?

«Sul giudizio mi fermo. La cosa è talmente grossa che voglio aspettare la magistratura. Per sottolineare l’inadeguatezza totale del governo bastano le dichiarazioni di un ministro che, in via ufficiale, spiega alle mamme disperate per i figli come devono fare».

Piantedosi deve lasciare?

«Con molto meno, in un Paese occidentale un ministro sarebbe andato a casa».

I ministeri coinvolti sono Viminale, Trasporti e Finanze. Di chi è la colpa?

«Aspetto di vedere dove si fermerà la palla. Questa roba è troppo delicata, prima di tirare croce addosso a qualcuno bisogna essere sicuri di quello che si dice».

Come giudica la linea di Meloni sui migranti?

«Bisogna essere onesti, nessuno ha la ricetta. Ma Meloni non può ritenere di aver vinto perché la Ue consente ai Paesi di tirar su un muro. Tornerà a casa vincente quando ci saranno canali umanitari e una missione europea ai soccorso con l’aiuto delle Ong. Vogliamo darci una priorità? Le vite si salvano, senza se e senza ma. Ma ho il sospetto che hon ci sia questa intenzione, sennò non manderebbero le Ong a Ravenna o Livorno facendo perdere giorni con la gente in mezzo al mare».

Sull’Ucraina, Schlein si allontanerà dalla posizione atlantista di Draghi e Letta?

«Vedo una speculazione, perché sulle armi non ci sono decisioni da prendere adesso. Il problema semmai è che i politici dicono “vincere, vincere, vincere”, quando i militari stessi dicono che una soluzione militare non c’è. Parole come cessate il fuoco e negoziato vengono ritenute putinismo. E allora, quel 65% degli italiani che ha paura della escalation nucleare sono tutti dei pusillanimi o deficienti? A chi ridicolizza chi chiede pace rispondo con Bennato, “chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te”. Armi per tenere in piedi l’Ucraina indipendente sì, per tenere in piedi la guerra no».

Con quale animo ha appreso che Speranza è indagato per epidemia colposa?

«Si faccia pure chiarezza, ma sul coraggio e la correttezza di Conte, Speranza e del Cts sono certissimo».

Le dispiace che Enrico Letta non sia più segretario?

«Comunque si dirà di lui che è stato quello che ha aperto un percorso che ha consentito una novità».

E lei, che farà nel Pd?

«Io faccio Bersani».