Bersani: l’opposizione sia unita sul fisco. Così rilanciamo un fronte ampio

Politica e Primo piano

Intervista a Il Secolo XIX

di Emanuele Rossi

GENOVA – Quando cita Antonio Gramsci, tra un “non stiamo a pettinare le bambole” e una “mucca nel corridoio” si capisce che Pier Luigi Bersani è dannatamente serio. E preoccupato per le prospettive di quello che per lui è rimasto “il campo progressista”. “L’egemonia – dice l’ex segretario del Pd, ora in Articolo Uno – non significa avere un punto in più. nei sondaggi, ma indicare la direzione giusta nel traffico”. Direzione che la sinistra sembra avere smarrito, mentre la destra trionfa nelle urne. “Ma attenzione perché il popolo c’è, le forze ci sono – si fa accorato Bersani – Ma se il campo progressista non si organizza, la destra – che fa la destra – avanzerà”. Bersani parla a una platea amica, a Genova. L’occasione è il 150esimo anniversario della fondazione della Fratellanza di Pontedecimo, una società di mutuo soccorso.  Sala gremita, bandiere, orgoglio a palate. Ma anche tanti capelli bianchi.

Bersani, fuori dal Parlamento ma sempre a portare in tour l’idea della sinistra? 

Sì, siamo sempre da quella parte. Nei luoghi più vari dove sono sicuro di trovare le energie giuste. Le forze ci sono, il problema è interpretarle. Non c’è un’ondata di destra ma se non ci si attrezza può arrivare.

Quali forze? 

Quelle che sono attente al tema delle disuguaglianze, del lavoro. Le forze che sono a ridosso dei temi della povertà e della solitudine, dei diritti sociali e civili. Io vedo anche dei giovani, il problema è come mettere in valore queste forze e dargli rappresentanza e ora su questo siamo lontani.

Come giudica la scelta del Pd sul congresso? Si discute più di date che di temi. 

Rispetto la discussione del Pd e non mi intrometto ma è evidente che se la soluzione si pensa che siano i gazebo, tanto vale farli subito. Se invece si pensa a un percorso costituente aperto sul serio, ci vuole un percorso diverso. E questa è una cosa che il Pd deve decidere in autonomia. Io dico che dovrebbe essere evidente la discrasia tra la rappresentanza politica e un mondo largo che non si sente interpretato. Ma non solo per il Pd.

C’è spazio per una ricomposizione delle opposizioni?

Se su almeno due tre cose in finanziaria tutte le opposizioni si presentassero unite, con poco cambierebbe immediatamente l’orizzonte. Se non ci si carica di questo ci si carica di una bella responsabilità. Non è il tempo di pettinare le bambole.

E il governo, come lo vede in queste prime mosse?

La destra fa la destra. Noi non dobbiamo aspettare cosa fa. Sono nazional conservatori, filo atlantici per poter essere critici in Europa. E sul piano sociale buttano lì legge e ordine in maniera indiscriminata: per i rave e i migranti legge e. ordine, per gli evasori e i no-vax no. In economia sono lassisti sul piano fiscale, si allontaneranno a passi distesi dalla progressività fiscale e il nostro welfare ne porterà i contraccolpi. Diamo per sotteso che la destra faccia il suo mestiere, il problema sono gli altri.

Insisto: ci sono le condizioni per mettere insieme un fronte ampio?

Basterebbe un’opposizione che si fa vedere unita sul fisco, sul reddito di cittadinanza, per cambiare l’aria. Per cominciare.

Non pare ottimista. 

Sino a oggi quello che vedo e sento è una gara a chi ha un passo avanti. Non vorrei scomodare Gramsci ma l’egemonia non è avere un punto in più, è dirigere il traffico verso la direzione giusta: la costruzione di un campo progressista. Chi si muove con più generosità vince.

Ha seguito la vicenda genovese di Ansaldo Energia? 

Anche lì, mi aspetto che ci sia l’aumento di capitale ma anche che questi che sono stati eletti ci mettano la testa, invece che pensare solo ai tetti dei contanti.