Bersani: Lo Russo, strada giusta. Ma al ballottaggio serve intesa con M5S

Politica e Primo piano

Intervista a Corriere Torino

di Gabriele Guccione

«Siamo qui per mettere un po’ di sinistra nell’amministrazione comunale». Pier Luigi Bersani, 69 anni, fondatore di Articolo Uno, gira tra i banchi del mercato di corso Cincinnato, nel cuore di Lucento: saluta gli ambulanti, si presta a qualche selfie con i passanti. Poi, con il candidato sindaco del centrosinistra Stefano Lo Russo, si siede su una sedia pieghevole ad ascoltare le preoccupazioni e le aspettative dei torinesi.

Bersani, di che cosa parla la gente?

«Di quanto costerà la luce, di lavoro, di sanità, di come tenere insieme la battaglia sacrosanta per l’ambiente con il sociale. La gente parla di questo. Ed essere di sinistra vuol dire avere orecchio sulla vita comune».

Lei, dunque, crede che ci sia ancora spazio per la sinistra, anche in queste periferie dove alle ultime elezioni la Lega e Fratelli d’Italia hanno fatto il pieno di voti?

«Io canto da otto anni la stessa canzone: se vogliamo competere con una destra aggressiva e regressiva, bisogna organizzare un campo progressista che comprenda una sinistra ricompattata su un programma nuovo e un accordo con i 5 Stelle, portati — speriamo — a una piena maturità anche con l’aiuto di Giuseppe Conte».

Un accordo che a Torino non c’è stato.

«Qui a Torino siamo più indietro su questo versante. In altre realtà no».

È rammaricato?

«Sì. C’è stata una rottura per me malaugurata, perché ho visto che dove è stato possibile fare l’accordo tira un’aria buona. Purtroppo in molti posti, non solo a Torino, non è stato possibile. Però bisogna comunque guardare avanti e preservare questa prospettiva per competere con valori diversi con una destra che, purtroppo, è più da Europa dell’Est che del Nord».

La sindaca uscente Chiara Appendino ha provato a gettare ponti in questa direzione, ha pure ammesso che il Movimento 5 Stelle con lei sbagliò. Le ha fatto piacere?

«Sì, su questo lei e io la pensiamo allo stesso modo. Anche dove sono maturate divisioni e incomprensioni, a volte anche motivate, bisogna continuare a tenere la porta aperta con generosità. Ecco, io credo di avere qualche titolo per poter fare appello alla generosità, generosità che quando si chiede va anche data».

A chi è mancata la generosità?

«Mah, sono sempre cose reciproche. Io non faccio il processo a nessuno, vedo obiettivamente i fatti e dico che da ogni lato forse non c’è stata abbastanza comprensione della novità che bisognerebbe introdurre».

L’intesa al primo turno è naufragata. Si potrà recuperare in vista del ballottaggio?

«Se mai si dovesse arrivare a un secondo turno, come credo, ci vorrà generosità reciproca nel tenere ferma una prospettiva politica che guarda al bene di Torino ma anche dell’Italia».

È fiducioso, quindi, su una possibile convergenza dell’elettorato 5 Stelle su Lo Russo?

«Non è che sono fiducioso. Dico che l’Italia ha bisogno di un campo progressista capace di competere con le destre. E se non si crea una offerta politica rispondendo a un bacino che potenzialmente c’è, è solo per incomprensione e ingenerosità».

Qual è il suo timore maggiore?

«Sento molta gente che dice: non vado a votare. L’umore del popolo è questo qui, c’è un clima di sfiducia. Ma davvero noi pensiamo che il bisogno di cambiamento e novità che si espresse nel 2016 con quel voto straordinario per i 5 Stelle sia morto? Io non penso proprio».

E quindi che cosa dovrebbe fare Lo Russo per smacchiare il «giaguaro» Paolo Damilano?

«Io credo che Stefano la stia prendendo per il verso giusto, e cioè mettere le orecchie a terra e sentire i problemi della gente. Poi penso che bisogna limitarsi a promettere solo quello che si può mantenere: le grandi cose, certo, vanno fatte, ma le persone vogliono sentirsi spiegare soprattutto quelle piccole. E infine lo sforzo più grosso…».

Quale?

«Convincere il non-voto a presentarsi all’appuntamento con le urne. Sento che c’è un’aria che soffia in quella direzione. E per questo bisogna metterci un po’ di politica, cioè valori, idee, prospettive per la città e per il Paese».