Laforgia: Renzi voti la nostra proposta di ripristinare l’articolo 18. Così sarà credibile

Politica e Primo piano

Intervista ad Avvenire

di Roberta D’Angelo

Ci sta un «banco di prova» per vedere se quelle di Renzi sono «solo chiacchiere: il voto sull’articolo 18 la prossima settimana». Francesco Laforgia, capogruppo di Articolo1-Mdp alla Camera, chiede al segretario del Pd di scoprire le carte.

Non è una provocazione? Renzi dice di non voler abiurare.

Le abiure fanno parte di passaggi della storia e non scomoderei quella categoria. C’è da capire se il Pd vuole mettere in campo un ripensamento di un pezzo delle politiche che in questi anni hanno prodotto guasti nel mondo del lavoro e uno sfilacciamento tra i partiti del centrosinistra e il loro elettorato di riferimento.

Il leader del Pd ha aperto a miglioramenti del suo Jobs act, non a ripensamenti.

Al di là dei proclami, il quadro del mercato del lavoro in Italia è questo: il numero delle ore di lavoro è diminuito, siamo il fanalino di coda d’Europa anche sulla disoccupazione giovanile, la precarietà è aumentata. C’è una enorme questione salariale. Renzi è disponibile a votare la nostra proposta di legge (di cui Laforgia è primo firmatario, ndr) che reintroduce l’articolo 18 sui licenziamenti disciplinari collettivi?

È dirimente per formare la coalizione?

Un centrosinistra che voglia presentarsi unito non può non partire dalla dignità dei lavoratori. Non stiamo parlando di un programma da scrivere, ma di un piccolo grande banco di prova. Poi se non piace quella proposta, si può modificare, se ne può fare un’altra…

Veltroni ha lanciato un appello preoccupato. Non sarebbe il caso di trovare terreni su cui ricomporre?

Veltroni non è l’unico preoccupato. Vediamo anche noi la destra che avanza, i populismi che assumono un protagonismo inquietante. Ma questo è avvenuto senza che il Pd abbia fatto nulla per arginarlo. E gli appelli non bastano, soprattutto se sono tardivi.

Che intende?

Ci sono alcune figure che hanno avuto un ruolo primario nella costruzione del progetto democratico, che forse avrebbero dovuto intervenire in tanti passaggi drammatici di questi anni e non lo hanno fatto.

Il vostro ostacolo è solo Renzi? Che però ha vinto le primarie…

Noi non abbiamo un pregiudizio nei confronti di Renzi. Abbiamo un giudizio sulla stagione che Renzi ha guidato. Ed è stata una stagione nella quale si sono prodotte scelte di politica economica e sociale che non solo non abbiamo condiviso, ma che hanno consumato una frattura con la società italiana.

Perciò è inutile ipotizzare accordi nei collegi per arginare i populismi?

Se dico a un ragazzo di 20 anni, al quale abbiamo consegnato un mercato del lavoro più precario, di votare il centrosinistra perché ci sono i barbari alle porte, lui dirà che i barbari siamo noi che non ci siamo occupati prima dei giovani. Tecnicamente poi il Pd ha fatto una legge elettorale che favorisce il centrodestra e non permette quella flessibilità che potrebbe riaprire un dialogo, come la possibilità del voto disgiunto. In assenza di una discussione politica, di cui non vedo le condizioni, saremo obbligati a presentare i nostri candidati in tutti i collegi uninominali

Ma su alcuni punti programmatici le convergenze ci sono…

Si vedranno dopo le elezioni. Se facessimo solo un’alleanza aritmetica, il nostro elettorato non ci seguirebbe.