Speranza: sullo ius soli il Pd insegue la destra. Su altri temi i voti li trovano

Politica e Primo piano
Intervista a Repubblica
di Giovanna Casadio
«Gentiloni ha fatto retromarcia sullo ius soli, il Pd sembra ormai inseguire la destra». Roberto Speranza, leader di Mdp, misura l’ennesima distanza dal suo ex partito e avverte: «Noi vogliamo fare nascere una nuova grande forza progressista alternativa al PdR, che dia una casa a un popolo che chiede soltanto di essere rappresentato».
Speranza, se si fosse messa la fiducia, il governo sarebbe stato a rischio. Ci vuole un po’ di realismo?
«Il governo quando ha voluto ha sempre trovato i voti. Sullo ius soli bisogna andare avanti, si può fare. II Pd sta semplicemente cedendo alla destra e alla sua propaganda. Ma inseguire la destra sui temi dell’immigrazione non fa altro che tirargli la volata: se ti metti a fare a gara con il leghista Salvini a chi ha la ruspa più grande, alla fine vince Salvini».
Per lei il Pd di Renzi è di destra?
«Non l’ho mai detto e non lo penso. Però lo considero un partito centrista, moderato e personale, legato a una leadership pigliatutto. Un “catch-all party”, che cerca di prendere voti in modo trasversale. Il PdR è un partito che sta dalla parte dei più forti. Immigrazione: noi diciamo corridoi umanitari, Renzi parla di numero chiuso. Il rinvio sullo ius soli non è casuale. Fisco: noi diciamo progressività, chi più ha, più deve pagare, il governo di Renzi ha tolto la tassa sulla prima casa anche ai miliardari. Lavoro: per Renzi il Jobs Act è la migliore delle riforme, noi intendiamo ripristinare le garanzie dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ambiente: noi siamo contro le trivelle, i renziani sono quelli del “ciaone”».
Quanto pesa il rancore personale nello scontro tra la sinistra e il Pd?
«La politica si fa con la politica, non con il rancore. I renziani vogliono negare la verità delle scelte fatte, che hanno provocato rotture. La scissione del nostro popolo dal Pd è iniziata prima che la facessimo noi gruppi dirigenti, continua».
Il conflitto nel centrosinistra regala il paese alla destra?
«Se non offriamo agli elettori di centrosinistra una alternativa alle politiche di questi anni, quegli elettori o resteranno a casa o voteranno per i 5Stelle. Al contrario se costruiamo un’alternativa, impediamo che il centrodestra vinca le elezioni, riappassioniamo un pezzo di elettorato che non voterà più per Renzi».
Pisapia dovrebbe lasciare cadere le remore e candidarsi?
«A me ha sempre detto che non vuole tornare in Parlamento, il suo ruolo sarà comunque di protagonista. Tuttavia mi auguro ci ripensi. La generosità a volte è fare un passo avanti, non uno indietro».