Bersani: canagliesco incolparci, il Pd vada dove lo porta il cuore

Politica e Primo piano

Intervista al Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

«Il mondo non gira attorno alla Leopolda».

Onorevole Bersani, il rottamatore si è autorottamato?
«Il Paese si è lasciato Renzi alle spalle. Il dramma è che nei gruppi dirigenti del Pd non si prende atto di un processo profondo, che può portare al Paese guai ulteriori».

 Non ha letto il tweet di Franceschini? «Il Pd è nato per unire il campo di centrosinistra, non per dividerlo».

«Ho letto Franceschini, Orlando, Zingaretti, Cuperlo. Ma non dicono che bisogna cambiare rotta sui contenuti. Io mi appello al popolo di centrosinistra. Troviamo un altro innesco, sennò il rischio è serio. Tira un’aria di destra ed è un passaggio storico nel mondo, in Europa e in Italia, è il contraccolpo della crisi della globalizzazione. Sono più stupito dai commenti, che dai risultati delle Amministrative».

Allude al «poteva andare meglio» di Renzi?
«Hanno perso lucidità. In Emilia-Romagna nel 2014 c’è stato il record negativo di votanti, poi hanno perso le Amministrative e il referendum, ora un’altra botta e, come ogni volta, dicono “avanti così, anzi di più”. Basterebbe un soprassalto di umiltà per togliersi le cuffie e ascoltare un passante dotato di senso comune».

Se il passante fosse Bersani, cosa direbbe a Renzi?
«Che il Pd sta sulle scatole a un numero crescente di italiani e ha tranciato i rapporti con una sensibilità di sinistra e di civismo. Renzi ha continuato a negare i problemi con un solipsismo sempre più arrogante. Meno tasse per tutti, flessibilità, bonus, i rapporti sociali sono irrilevanti, il nemico sono i Cinque Stelle, l’amico lo cerchiamo nei pascoli di destra. Così si tira la volata a una destra identitaria, sovranista e regressiva».

Come spiega la batosta nelle roccaforti rosse?
«Io non ci dormo. La punta di diamante del tradimento è che stanno a casa i nostri da quando si è preso l’abbrivio di mettere diserbante nelle radici della sinistra. La destra non ha sfondato, ha risvegliato i suoi voti. Gli elettori di centrosinistra sono stati a casa e per recuperare forse milioni di voti bisogna alzare la bandiera di proposte nuove. Noi dobbiamo fare un nuovo soggetto politico e sperare che questa cosa nuova inneschi una presa di consapevolezza dentro il Pd».

Sbaglia chi la accusa di aver indebolito Renzi?
«Tutto questo va ben oltre la raffigurazione secondo cui io e altri diremmo queste cose per anti renzismo. Renzi è un di cui di un problema più grande. Per opporci dobbiamo riaccendere la miccia».

La strada del centrosinistra? A sentire Renzi vi porta dritti alla sconfitta.
«Se lui mi dice che la parola centrosinistra, scollegata dai contenuti, non vuol dire nulla, sfonda una porta spalancata. È ora di alzare le bandiere di lavoro, sicurezza, sanità, moralità, giustizia sociale e un fisco progressivo e fedele. Dobbiamo correggere le politiche sull’immigrazione, senza rinunciare ai nostri valori».

Invoca discontinuità dalle politiche di Renzi?
«La parola d’ordine è protezione. La destra la interpreta in modo regressivo, noi dobbiamo interpretarla basandoci sull’uguaglianza e cambiando le politiche di Renzi, ma anche le nostre politiche di vent’anni fa. Io non le rinnego, ma siamo in un una fase diversa. Non abbiamo più tempo. Se il Pd non è in grado di fare una discontinuità netta, vada pure dove lo porta il cuore. Noi con la destra non ci andiamo».

La batosta non è anche colpa della vostra scissione?
«Ci vuole del coraggio a prendersela con quei cirenei, come me e Pisapia, che sono andati in posti dove i dirigenti del Pd si erano fatti di nebbia, tipo Genova e La Spezia, per cercare di arginare la destra. Segnalo dei tratti di ingenerosità che a molti appaiono persino canaglieschi».

È felice che Prodi sposterà la sua tenda lontano dal Pd?
«Prodi non è uno da tirare per la giacca, come sempre deciderà con la sua testa».

Lei dove pianterà la tenda?
«Si mette in cammino un progetto per una nuova soggettività politica alternativa alla destra e sfidante sui Cinque Stelle. La nostra proposta si rivolgerà anche al Pd e a tutte le forze di centrosinistra, sulla base dei contenuti. Il 1° luglio in piazza Santi Apostoli non si parlerà di politicismi, ma di temi precisi, a cominciare dal colossale livello di disuguaglianza che si sta creando».

Renzi può ancora dividervi da Pisapia?
«Manovrette che non esistono, c’è un cammino nuovo».

Se mai riuscirete a costruire un’alleanza, il leader si sceglierà con le primarie?
«Smettiamola di prenderci in giro. Primarie per il capolista di un listone? Siamo al delirio. Ci hanno bocciato una legge basata sulle coalizioni, di che cosa parlano adesso?».

Ribadisce il veto su Renzi candidato premier?
«Si sgomberi il campo. Non pretendiamo di decidere il segretario del Pd, ma se mai ci sarà bisogno di noi per il governo del Paese, o si accetta la discontinuità o noi non ci stiamo. Ogni giorno che passa Renzi non è più discontinuo con se stesso, ma il contrario».

Il vostro leader è Pisapia?
«Ha le caratteristiche per interpretare una leadership nuova, dove c’è una squadra, non c’è arroganza, non c’è idea del comando, c’è stabilità politica e psicologica».

Renzi va verso le larghe intese con Berlusconi?
«Dovrebbe leggere un po’ di storia. In Italia la destra esiste prima della sinistra, mai si farà guidare da un papa straniero».