Visco: una destra fuori dal mondo che ragiona come venti anni fa

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Roberto Ciccatelli, Il manifesto

Il vero problema di questa destra è che sembra fuori dal mondo e continua a ragionare come facevano in passato i governi Berlusconi che hanno portato a esiti infausti. Pensa a un mondo fatto di piccole e piccolissime imprese private dove ognuno fa quello che gli pare ed è convinta che l’economia andrà bene. Ma non è così, dobbiamo fare la riconversione ecologica, investire in ricerca e sviluppo, promuovere e sviluppare settori tecnologicamente avanzati, contrastare evasione fiscale, corruzione, malavita e affarismo.

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Bersani: nel dna del fascismo guerra e sopraffazione. Non dimentichiamolo

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Maurizio Pilotti, Libertà

L’antifascismo è un patrimonio comune: i nostri valori fondanti vengono da lì. Dissociare il fascismo dalla volontà di dominio e violenza e dal desiderio di guerra è impossibile. Per me il fascismo è un’autobiografia non dell’Italia, ma dell’uomo. Al fondo dell’essere umano c’è sempre un impulso all’aggressività che la politica deve domare rendendo l’uomo, se mi si passa il bisticcio lessicale, più umano. Da oggi un convegno a Piacenza sulle origini del fascismo in occasione del centenario della Marcia su Roma.

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Bersani: caro Lepore, da Bologna parta un movimento progressista

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Pier Luigi Bersani, Repubblica Bologna

Forse può venire dal sistema delle autonomie, nelle sue parti più avanzate e consapevoli, una reazione positiva. Parlo del ribadimento dei valori fondamentali di pace, di uguaglianza e di convivenza; di priorità programmatiche mirate all’equilibrio sociale e ambientale; di combattimento in nome dei diritti sociali e civili. Non in astratto, ma nella concretezza della vita reale, nella carne viva dei problemi che un amministratore frequenta e conosce. È troppo immaginare che da Bologna metropolitana possa partire in questo senso un richiamo generoso e senza barriere alle parti più vive delle autonomie italiane e delle culture civiche e progressiste che le animano?

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Oggionni: mentre Meloni parlava, manganellate sugli studenti antifascisti

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Simone Oggionni, l’Huffington Post

Mentre Giorgia Meloni interveniva alla Camera sono arrivate, puntuali, le prime manganellate sugli studenti antifascisti. Mentre la neo-presidente parlava di “libertà”, a pochi chilometri da lei, alla Sapienza di Roma, arrivavano le prime cariche e i primi fermi. Spiacevoli coincidenze. Ma che governo sarà quello di Giorgia Meloni? Il suo discorso programmatico può essere riassunto in dieci punti, uno più preoccupante dell’altro. Cominciamo a fare opposizione.

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Fornaro: per salvarsi la sinistra ha bisogno degli elettori intermittenti

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Federico Fornaro, Domani

I numeri dell’astensionismo rappresentano certamente una spia di un malessere sociale profondo e di una sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni che non può e non deve essere sottovalutata. Dati che meriterebbero maggiore attenzione anche nella riflessione critica e autocritica della sinistra e del Pd in particolare, perché proprio qui, nel magma della protesta e dell’insofferenza, potrebbe nascondersi un «giacimento nascosto» di potenziali elettori da cui ripartire per riconquistare consensi e legami sociali perduti. 

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Abaterusso: la voce della sinistra è quasi assente, serve asse coi 5 Stelle

| Politica e Primo piano
Alessandra Lupo, Nuovo quotidiano di Puglia

In un documento abbiamo chiesto un cantiere aperto che ci permetta di reimpossessarci dei principi e dei valori della Sinistra che abbiamo lasciato ad altri, l’agenda sociale oggi è in mano alle destre. Pensiamo a un soggetto nuovo non alternativo al Pd, ma con il Pd; nuovo nel nome, nel simbolo, nel modo di costruirlo. Perché ho l’impressione che ormai la gente quando sente Pd si giri dall’altra parte e i risultati parlano chiaro. Il centrosinistra ha una unica possibilità di fronte a un probabile fallimento del governo di destra: creare un’alleanza forte con il M5s sia sui temi sia dal punto di vista delle forze parlamentari.

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Fornaro: un Pd da ricostruire. La lezione dei socialisti francesi

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Federico Fornaro, Domani

La lezione di Épinay, utile per la riflessione sul come uscire dalla fase di difficoltà in cui versa il Pd, è perciò quella che un fecondo processo di rigenerazione politica e culturale passa da una messa in discussione generale dell’impianto ideologico e del modello organizzativo. Il percorso costituente, a cui deve essere dedicato un tempo necessariamente non breve, deve poi concludersi con un profondo rinnovamento anche della classe dirigente. In altri termini, il congresso di Épinay non è ricordato in Francia come uno dei tanti congressi degli eredi della Sfio, ma come l’atto fondativo di una nuova stagione vincente del socialismo e della sinistra, che, iniziata nel 1971, pur tra naturali alti e bassi, sarebbe durata fino al 2016.

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Bersani: serve un partito nuovo. La storia della sinistra non si affida ai 5S

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Monica Guerzoni, Il Corriere della Sera

Questa destra non è maggioranza nel Paese. Il problema nostro è costruire un progetto alternativo, che non si è presentato a queste elezioni. Bisognava dal giorno dopo del governo Conte II lavorare in altro modo, stringere i bulloni di un campo progressista. Deciderà il Pd un percorso. Se c’è da dare un contributo di discussione noi ci saremo, non siamo mai andati via dall’idea di una sinistra di governo. Ma è chiaro che la prima domanda nostra sarà “alla fine del percorso c’è un partito nuovo o si montano i gazebo per scegliere il capitano?”. Questo è decisivo. Basta primarie. Il dilemma non è sciogliere o non sciogliere, è allargare, è l’esigenza di un profilo, di un collegamento con il tema del lavoro, di una forma partito adeguata. Io lo chiamo un partito nuovo.

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D’Alema: ma dove vive il Pd? I 5 Stelle sono indispensabili

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Fabrizio D’Esposito, Il Fatto quotidiano

I dirigenti del Pd hanno pensato che la fine di Draghi provocasse un’ondata popolare nel Paese, travolgesse Conte e portasse il Pd, la forza più leale a Draghi, a essere il primo partito. Io non so che rapporti abbiano i dirigenti del Pd con la società italiana. Mi domando persino dove prendano il caffè la mattina, perché il risultato ha detto esattamente l’opposto. Ora bisogna ricomporre il campo largo e fare un lavoro profondo per riguadagnare la passione di chi non vota più. Sapendo che c’è una coalizione democratica e di centrosinistra potenzialmente maggioranza. Serve un ampio dibattito culturale. L’identità non la fa il totonomi. Un partito deve avere una visione del mondo e un progetto di società.

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