Guerra: il panico del governo Meloni e la reazione a catena sul superbonus

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Maria Cecilia Guerra, Domani

È indubbio che la cedibilità indiscriminata dei crediti di imposta ha creato problemi di finanza pubblica, ampliando e rendendo meno prevedibile il costo delle misure di incentivo adottate. È indubbio anche che ha aperto alla possibilità di truffe, che ammontano ormai a più di 4 miliardi di euro, determinando interventi di sequestro da parte della magistratura e interventi normativi restrittivi che hanno portato al blocco della disponibilità di molti istituti di credito ad acquisire nuovi crediti. Ma è altrettanto indubbio che il nuovo decreto si mostra del tutto inadeguato a dare soluzioni credibili per entrambi i problemi che dovrebbero invece essere compiutamente affrontati. I soggetti più colpiti sono tutti quelli che non possono ottenere l’incentivo sotto forma di detrazione fiscale, perché non hanno un debito Irpef contro cui farlo valere. Si tratta delle famiglie a più basso reddito, ma anche dei lavoratori autonomi nel regime della flat tax. Si tratta delle migliaia di piccole imprese che hanno concesso sconti in fattura.

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Fornaro: i vincitori delle regionali sono gli elettori intermittenti

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Federico Fornaro, Domani

Nella sostanziale indifferenza della politica lo scorso 25 settembre 2022 si è battuto sia il record negativo dei votanti (63,79 per cento) sia quello del maggior scostamento rispetto alle precedenti elezioni politiche (- 9,15 per cento). L’analisi fondata sulle percentuali sui voti validi (assolutamente corretta da un punto di vista formale perché è su questi dati che si calcola la trasformazione dei voti in seggi, al netto del premio di maggioranza), oscura però le rilevanti perdite di consenso reale dei presidenti e di alcuni partiti. Queste elezioni regionali confermano un allarmante e costante declino nella partecipazione. L’elettore intermittente è sempre più decisivo.

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Scotto: primarie, ecco perché voterò Elly Schlein

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Arturo Scotto, Il manifesto

Voterò Elly Schlein perché la sua candidatura rappresenta innanzitutto una domanda. Una domanda di rappresentanza. Il suo messaggio interroga innanzitutto molte delle sfide del nostro tempo: come coniugare la lotta per la giustizia sociale con l’urgenza della giustizia climatica. Nessuno ce la fa da solo, perché il nodo non è soltanto scegliere una leadership. Il compito di chi dirigerà sarà quello di concentrarsi sulla natura del soggetto politico come abbiamo faticosamente fatto con il Manifesto del nuovo Pd e sulla sua capacità di «fare storia».

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Visco: il fisco è un castello di privilegi che pesa sulle spalle dei ceti medi

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Eugenio Occorsio, Affari&Finanza

Negli anni si è continuato a introdurre imposte differenziate favorendo i redditi di capitale, immobiliari e agricoli, con l’effetto di gravare sempre più sugli stipendi anziché sulle entrate da patrimoni. Draghi aveva pronta la sua riforma fiscale, sia pure incompleta, ma ha commesso un errore di ingenuità sottovalutando la durezza del confronto con il Parlamento su un tema così divisivo e strumentalizzabile in chiave di consenso. Risultato, l’ennesimo naufragio. È importante non consegnare alle nuove generazioni un Paese in cui si combatte una guerra fra Stato e fisco: a vincere sono stati finora i privilegiati.

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D’Attorre: il patrimonio di famiglia è finito, il Pd torni a fare politica

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Alfredo D’Attorre, l’Huffington Post

Ogni rendita di posizione è finita. È davvero il momento di affrontare le questioni di fondo che riguardano il profilo e il posizionamento sociale del partito. Per ricostruire un’identità in grado di affrontare il confronto con questa destra, non basta cambiare i dirigenti o far finta di farlo. È necessario cambiare le idee fondamentali e capire poi quali sono le persone più credibili e coerenti per rappresentarle. Occorre cioè fare scelte e riacquistare l’autenticità e il coraggio necessari per difenderle.

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Guerra: l’idea di Meloni per combattere l’evasione fiscale: legalizzarla

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Maria Cecilia Guerra, Domani

L’inganno del concordato preventivo: una vecchia passione della destra, ma nessuno si era mai spinto così avanti. È evidente che, per essere appetibile, l’imponibile concordato dovrà essere adeguatamente sottostimato (per compensare il rischio in cui il contribuente incorre predeterminando il suo debito di imposta in una situazione di incertezza). Il rischio è quindi che aderiscano al sistema solo i contribuenti che hanno una ragionevole certezza di ricavarne un beneficio, di pagare cioè meno, con evidenti conseguenze sul gettito. Il rischio di cancellare la base informativa della fatturazione elettronica che è stata faticosamente estesa, proprio da quest’anno.

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Speranza: Meloni pensi da premier e cacci gli squadristi da Fratelli d’Italia

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Alessandro Di Matteo, La Stampa

Alla prima curva difficile la premier sceglie di fare il capo di partito e non il presidente del Consiglio. Predica unità mentre i suoi ci bastonano. Autonomia e presidenzialismo uno scambio incestuoso. Falso dire che vogliamo abolire il 41 bis. Il messaggio più forte della nostra assemblea è continuare il percorso costituente. Chiediamo a tutti i candidati alla segreteria del Pd di impegnarsi perché il percorso continui dopo il 26 febbraio. Di fronte a questa destra l’unità è un obbligo morale, non solo una scelta politica.

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Visco: la guerra delle tasse e i trent’anni che hanno cambiato il mondo

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Vincenzo Visco con Giovanna Faggionato, Domani

Pubblichiamo un estratto del libro “La guerra delle tasse”, di Vincenzo Visco con Giovanna Faggionato. Esce oggi in libreria, edito da Laterza. “Se niente cambierà, quello che consegneremo a mia nipote e anche ai vostri nipoti sarà un Paese reduce da una guerra combattuta più o meno in sordina, che dura da anni: la guerra delle tasse. Vinta dai privilegiati ma anche, battaglia dopo battaglia, eccezione dopo eccezione, da tutti quelli che sono riusciti a rosicchiare a una classe politica in ostaggio di pressioni lobbistiche una miriade di eccezioni particolaristiche che hanno reso il fisco di questo Paese un castello di piccoli e grandi privilegi”.

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Scotto: inaccettabile la politica che cede il passo alle armi

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Umberto De Giovannangeli, Il Riformista

Non ho votato il decreto sugli aiuti militari all’Ucraina non perché sono un’anima bella. Ma perché credo nella forza della politica. Perché la pace è innanzitutto una politica, non una semplice bandierina etica da agitare. Il regime di Putin vive e si consolida sulla mobilitazione militare permanente, nella mitizzazione della cittadella cinta d’assedio dal nemico alle porte. Solo la politica può smontare questo armamentario da guerra fredda, solo la politica può costruire ponti con una società civile russa che chiede libertà.

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