Il candidato del Pd perderà a prescindere da me. Dovranno riconsiderare l’idea sprezzante di considerare la sinistra un ornamento residuale, mentre i giochi di potere si fanno a destra con Berlusconi e Alfano. Renzi in Sicilia? Sembrava Bogart in Casablanca, parlava coi motori dell’aereo accesi. Grasso? Sento che siamo dalla stessa parte.
Il Pd, consapevolmente, ha messo un macigno sulla possibilità di discutere a sinistra. Noi oggi dobbiamo recuperare quell’elettorato che si è ritirato e che non vuole un centrosinistra a traino Pd né un Pd a traino renziano. Siamo nella fase di costruzione e dobbiamo aprirci al civismo. Ma sia chiaro a tutti: non accettiamo settarismi di altri tempi
La destra spesso ha vinto grazie all’astensionismo. Ecco perché vanno risollevate le bandiere e le idee della sinistra di governo. Micari? Partito come ipotesi civica e in discontinuità, si è rivelata un’operazione cinica e in continuità, gestita dai tavoli romani e che ha favorito il trasformismo. Non se ne può più.
Non c’è nessun leader da incoronare, non si pensa prima al tetto che alle fondamenta. Ma la rotta è già stata invertita, e ci sono gesti che hanno più valore di mille convegni. Le dimissioni dal Pd di Grasso un gesto che muove le cose, ora bisogna iniziare a correre.
Sono l’unico che va a parlare nel paese di Matteo Messina Denaro. Gli altri candidati non hanno mai parlato di mafia, e così ora l’argomento esplode con violenza a fine campagna. Cancelleri sempre in silenzio su certi legami e rapporti familiari.
Dopo l’intervista di Speranza hanno messo un macigno sugli abbozzi di dialogo, questi sono tentativi tra il patetico e l’opportunista. Una legge elettorale è anche un’idea di democrazia e su questo si è consumato uno strappo. E non si fanno alleanze senza i contenuti.
L’epoca in cui si sta insieme a prescindere è finita, si sta insieme se si condivide un progetto. Senza condivisione del programma e senza le primarie non se ne parla. Vediamo se dopo i risultati in Sicilia cambieranno atteggiamento.
Due settimane fa Speranza aveva lanciato un ultimo appello, “fermiamoci a riflettere sulla legge elettorale e niente voto di fiducia”. La risposta sono state altre cinque fiducie, Grasso ha lasciato il Pd parlando di una violenza contro il Senato. Parole che sono ancora più credibili perché dette da un uomo delle istituzioni. La svolta in quel partito ci doveva essere il 5 dicembre, dopo il referendum. Dirigenti come Franceschini, ma anche Delrio, avrebbero dovuto chiedere un congresso vero e rimescolare le carte. E invece hanno di fatto accettato la trasformazione nel partito di Renzi.
Al momento non ci sono le condizioni per votare la legge di bilancio, pesa lo strappo sul Rosatellum. Ma lo ius soli lo votiamo anche saltellando su un piede solo. Se nel 2013 fosse nato il governo Bersani, sarebbe stato il primo provvedimento varato.
