Errani: una manovra senza popolo, che ferisce la sovranità popolare del parlamento

Politica e Primo piano

Intervento su Huffington Post

di Vasco Errani

Il Senato questa notte ha votato la legge di bilancio arrivata poche ore prima. Una nuova manovra, radicalmente diversa da quella approvata alla Camera. Dunque non è stato possibile discutere in Parlamento la legge più importante per il Paese, tra falsità, forzature regolamentari, confusione e pastrocchi: insomma, una farsa.

Tutto questo rappresenta un vulnus grave nei confronti del ruolo e della funzione del Parlamento. Questa non è semplicemente una umiliazione per le opposizioni, una umiliazione anche per senatori e senatrici della maggioranza, ma rappresenta una vera e propria lesione alla sovranità popolare che, come dice la Costituzione, si esercita in Parlamento. Questo è grave, molto grave, una torsione della democrazia e una rottura con uno dei cardini fondativi del Movimento 5 Stelle. Le parole, gli appelli alla centralità del Parlamento, le proteste fatte nella scorsa legislatura contro le fiducie vengono archiviate in nome di un arrogante esercizio del potere.

Perché tutto questo? Oggi il Governo e la maggioranza cercano di dare la responsabilità all’Europa, ai burocrati, ai tecnici della ragioneria: niente di tutto questo è vero, la responsabilità è prima di tutto loro. Cercano di rovesciare su altri la colpa come sempre. La loro propaganda e demagogia si separa dalla verità.

Ragioniamo allora: hanno insultato e sbeffeggiato la Commissione Europea per poi fare la più clamorosa delle retromarce. È sicuramente un fatto positivo che non ci sia stata la procedura di infrazione, almeno per ora, ma il Governo ha sbagliato tutto. Ciò che è successo è la sconfitta di una idea astratta, sbagliata, del rapporto con l’Unione Europea. Non hanno stravolto la manovra perché è successo qualcosa di nuovo o straordinario, ma semplicemente perché hanno dovuto prendere atto in ritardo che il loro sovranismo, la loro irresponsabile arroganza avrebbe portato al disastro il Paese. Sono partiti per suonare e sono stati pesantemente suonati.

In questi mesi hanno ripetuto che se ne fregano dello spread e dei mercati. Loro possono fregarsene, ma gli italiani no. Infatti risparmiatori, famiglie e imprese hanno pagato un prezzo altissimo: un miliardo e mezzo solo di interessi per lo Stato, mentre decine e decine di miliardi degli italiani sono andati in fumo.

Il Governo in verità ha sbagliato tutto nel rapporto con l’Europa: non ha posto il problema delle regole come sarebbe stato necessario, anzi ha approvato senza batter ciglio il fondo salva stati che potrebbe mettere in difficoltà il Paese; poteva chiedere di mettere fuori patto, come noi abbiamo proposto, un grande piano di investimenti per consentire di affrontare la messa in sicurezza del territorio, gli investimenti su strade, scuole, un grande piano verde per realizzare una vera manovra anticiclica con al centro il lavoro, l’occupazione, la qualità ambientale. Potevano promuovere un confronto nelle Camere e magari andare con una posizione forte e credibile del Parlamento alla Commissione Europea.

Invece no, a loro serviva solo la spesa corrente per poter corrispondere alla propaganda elettorale. Sono andati avanti con insulti senza un argomento valido e la verità è che ci siamo trovati isolati e indeboliti. Il Governo giallo verde sostiene che le elezioni europee potranno portare un cambiamento verso un rafforzamento dei sovranisti, ma questo ci porterebbe a una situazione ancora più grave. Infatti sono stati i loro alleati sovranisti ad essere i piu duri a chiedere di punire l’Italia.

È un problema veramente serio per il Paese e mi chiedo: come si farà la legge di bilancio del 2020? Hanno messo una clausola sull’iva di 23 miliardi nel 2019 e complessivamente la clausola di salvaguardia sarà di 51,8 miliardi nel biennio. Un cappio al collo del Paese. Pensano al consenso elettorale e non c’è un progetto. A pagarne il prezzo saranno i cittadini a partire dai più deboli.

E’ una manovra di tagli e tasse. La narrazione (l’abolizione della povertà, il superamento della Fornero, i sei milioni di tessere già stampate per il reddito di cittadinanza, la crescita) fa e farà sempre più a pugni con la realtà. E quando ciò accade si fa un danno grave al rapporto tra cittadini e istituzioni, alla qualità stessa della democrazia.

Questa cosa dovrebbe preoccuparci molto. C’è una torsione della democrazia come ha dimostrato anche la vicenda dall’approvazione senza discussione di questa legge di bilancio e temo che non sia un incidente di percorso. No, c’è una idea, una insofferenza e un’intolleranza per gli enti indipendenti. Quando c’è un attacco sistematico all’autonomia della magistratura, alla stampa, vuol dire che si stanno mettendo sulla scia di Orban, Erdogan e Putin. E’ questa l’idea della democrazia diretta? Un rapporto tra capo e popolo senza corpi intermedi, senza Parlamento, senza una dialettica fra maggioranza e opposizione? Sia chiaro: senza i bilanciamenti, la democrazia davvero rischia di morire.

Passiamo ai contenuti: la maggioranza la chiama “manovra del popolo”, vediamo di analizzare alcuni punti. Non è di certo la manovra di quei pensionati che in tre anni vedono tagliati per il blocco delle indicizzazioni 2,2 miliardi di euro a differenza delle pensioni d’oro che nei tre anni saranno tagliate di 239 milioni.

Parlano di quota cento e superamento della legge Fornero, non è vero: non sappiamo ancora come sarà questa quota cento, quanti potranno accedervi e soprattutto quale sarà la decurtazione di queste pensioni. Ma soprattutto non è stato affrontato il tema della nona salvaguardia per gli esodati. Insomma non siamo di fronte a una riforma delle pensioni: siamo di fronte a semplice demagogia, e quando vedremo i fatti concreti capiremo che non c’è sostanza.

Questa legge non è stata certo scritta dai lavoratori dipendenti: se un lavoratore dipendente con un reddito tra 28.000,00 e 55.000,00 euro paga il 38% di tasse, un autonomo a parità di reddito pagherà il 15%. È chiaro? La norma è fatta così e crea una ingiustizia gravissima. Si poteva fare un’altra scelta: ridurre il costo del lavoro non solo per le imprese ma anche per i lavoratori che in questo modo avrebbero potuto vedere un aumento del salario che è uno dei problemi più grandi di oggi. Se a questo aggiungiamo i diversi condoni, da ultimo quello introdotto ieri del “taglia saldi” siamo alla fiera della iniquità.

Non l’hanno certo scritta le imprese che, al di là della propaganda pagheranno almeno 6 miliardi di tasse in più. È stato cancellato o ridotto il credito di imposta per gli investimenti e la formazione. Non c’è insomma uno straccio di politica industriale nella manovra: gli investimenti vengono pesantemente ridotti e tornano ad essere ai minimi storici. Lo stesso ufficio parlamentare di bilancio dice che alla fine se nella prima proposta di legge di bilancio c’erano 1,4 miliardi di investimenti, nella proposta approvata c’è una riduzione di un miliardo. È una manovra recessiva senza una visione ,che non investe laddove sarebbe necessario e strategico investire: ambiente, formazione, ricerca, innovazione, scuola e università.

Questa manovra non l’hanno fatta sicuramente i cittadini del Mezzogiorno. Il Sud non c’è e anzi pagherà più degli altri il taglio degli investimenti: meno 800 milioni al fondo sociale e crescita, meno 800 milioni al cofinanziamento dello Stato ai fondi strutturali, meno 600 milioni agli investimenti delle ferrovie. È questa una delle cartine di tornasole che in questa manovra non c’è nessuna idea di crescita perché senza la crescita del Mezzogiorno l’Italia non potrà mai arrivare alla svolta di cui necessita.

Questa legge non è stata certo scritta dai lavoratori e lavoratrici della pubblica amministrazione. Sulle assunzioni siamo ad un paradosso: di fatto le hanno bloccate per tutto il 2019, alla faccia degli annunci e delle dichiarazioni. Bisogna avere chiaro che senza un rilancio di competenze e professionalità nella pubblica amministrazione le politiche reali di investimento sarà impossibile farle. Invece la manovra blocca tutto, anche le assunzioni nelle università. Si parla della necessità di far tornare i giovani che sono andati a lavorare all’estero, ma non si assumono ricercatori. Insomma un altro colpo pesantissimo dopo che in questi anni chi ha subito maggiormente tagli sono proprio scuola, università e ricerca.

Questa manovra non l’hanno scritta i cittadini che per curarsi pagano oramai 40 miliardi di euro annui o quei milioni di cittadini che per ragioni economiche non riescono ad accedere alle cure. La sanità è con la scuola il fanalino di coda di questa manovra ed è un fatto gravissimo. Niente per l’assurdo super ticket che non viene cancellato e rappresenta perfino un danno dal punto di vista economico per il SSN. Il fondo sanitario, che è al penultimo posto nei paesi OCSE, vede nella manovra un semplice rifinanziamento di un miliardo in più su cui si era già impegnato il governo precedente, ma che non è nemmeno sufficiente a sostenere i contratti e i nuovi LEA che sono bloccati al ministero dell’economia. Si conferma l’odioso e insostenibile blocco del personale. Tutto questo porta al collasso il sistema sanitario nazionale.

Veniamo al reddito di cittadinanza. Nei fatti non ne sappiamo nulla, L’annuncio dei 780 euro al mese per oltre cinque milioni di poveri è, vista la posta in bilancio, una chimera. E’indispensabile affrontare la povertà, ma è chiaro che sovrapporre la questione del lavoro con la povertà è un errore perché almeno il 35% di quei poveri o ha già un lavoro o non potrà mai averlo. Occorre invece pensare a più strumenti di sostegno che insieme siano in gradi di dare risposte vere: dal rilancio del welfare universalistico, alle politiche attive del lavoro e di formazione, al sostegno al reddito.

E a proposito di povertà il Governo ha pensato bene di raddoppiare le tasse a chi, come le Onlus e le organizzazioni di volontariato, si sostituisce alle funzioni alle quali dovrebbe rispondere lo Stato.

Sempre sul tema del welfare per fare un solo esempio c’è un grave problema rappresentato dall’accesso agli asili nido che in Italia è sotto al 15%: siamo un paese in cui le rette sono così alte che molte famiglie non possono permettersele e molte donne per questa ragione rinunciano al lavoro, anche su questo il governo non fornisce nessuna risposta.

Noi abbiamo proposto su tutti questi temi degli emendamenti che purtroppo non è stato nemmeno possibile discutere. Avevamo chiesto di inserire a questo proposito nella legge di bilancio finalmente la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni per tutto il territorio nazionale, senza introdurre questo elemento fondamentale l’autonomia differenziata delle Regioni significa spezzare il Paese, aumentando le differenze territoriali e le diseguaglianze. Il federalismo fai da te senza regole nazionali è stato e sarà un disastro. Non possiamo consentire che si facciano ulteriori scelte che allargano le differenze nel Paese.

Questa manovra non è dunque stata scritta dal popolo e non è per il popolo, questa manovra recessiva è stata assemblata nelle stanze di questa maggioranza preoccupata di una sola cosa: la propria campagna elettorale. Altro che prima l’Italia e gli Italiani.

Ora credo sia necessario e urgente riannodare i legami della sinistra con il Paese. Sono convinto che su temi come l’ambiente, il lavoro, il mezzogiorno, il pubblico impiego, la scuola, la sanità, sia doveroso e possibile spezzare la narrazione di questa destra e costruire nel Paese una risposta concreta di speranza e di sinistra.