D’Attorre: Liberi e Uguali unico voto per spostare Pd e M5S a sinistra

Politica e Primo piano

Intervista a Il Dubbio

di Riccardo Tripepi

La mancata approvazione della legge sullo ius soli sarebbe la cartina di tornasole del percorso fallimentare del governo Gentiloni. Ad affermarlo, a chiare lettere, è il deputato di Liberi e Uguali Alfredo D’Attorre, che non solo boccia, ma reputa tardivo e assolutamente velleitario anche l’appello di alcuni parlamentari del Pd al presidente della Repubblica Mattarella per ottenere una prorogatio della legislatura. «Mi pare che i parlamentari del Pd l’appello non dovessero lanciarlo al presidente Mattarella, ma al gruppo dirigente del loro partito. Mattarella non ha potuto fare altro che registrare la mancanza della volontà politica di andare avanti su questo provvedimento. Gentiloni aveva assicurato che, dopo l’ultimo rinvio prima dell’estate, ci sarebbe stato un impegno diretto del governo per arrivare all’approvazione della legge entro l’autunno. Quell’impegno è stato evidentemente disatteso. Il Pd avrebbe dovuto fare una scelta più dignitosa dichiarando di non essere convinto del provvedimento. Invece ha preferito gestire la vicenda in modo ambiguo e furbesco. Considerato che perfino sulla legge elettorale si è andati avanti a colpi di fiducia, si sarebbe potuto fare lo stesso per lo ius soli. E in caso di bocciatura, per il governo Gentiloni sarebbe comunque stata una fine migliore».

Da cosa è stata determinato dunque questo avvitamento politico?

Da un calcolo elettoralistico, come ammesso anche da alcuni senatori renziani. Si è considerato che l’approvazione del provvedimento poteva costare al Pd nel rapporto con l’elettorato moderato e quindi, dopo aver trascorso la legislatura a inseguire la destra sui temi economici e sociali, dal lavoro alla scuola, adesso si chiude con un atto di resa politica e culturale con il quale si è aperta un’autostrada ben più comoda all’affermazione della destra. Quando si ammainano le proprie bandiere, scimmiottando linguaggio degli avversari, si finisce con l’agevolare il loro gioco.

Quello dello ius soli potrà essere un tema da riprendere nella prossima legislatura?

Mi pare molto improbabile che ci possano essere equilibri a favore dello ius soli più favorevoli rispetto alla legislatura attuale. L’occasione era adesso ed era un diritto-dovere della maggioranza arrivare all’obiettivo. Spiace rilevare che, per la terza volta, il premier Gentiloni tradisce la parola data. Prima si era impegnato ad abolire i voucher per evitare il referendum della Cgil e poi li ha introdotti in altre forme, poi si era impegnato a rispettare il Parlamento durante l’approvazione della legge elettorale e sappiamo com’è finita, con otto voti di fiducia. Adesso, con lo ius soli, Gentiloni smentisce nei fatti tutti gli impegni presi nei mesi precedenti. Se a ciò aggiungiamo la legge di bilancio in continuità con la linea del governo precedente si capisce che Gentiloni, pur più misurato nei toni, ha guidato il governo in piena continuità con Renzi.

Qualcuno ha fatto notare che al momento del voto sullo ius soli mancava qualcuno dei vostri. Anche chi come la senatrice Doris Lo Moro aveva partecipato allo sciopero della fame per sostenere il provvedimento…

Sollevare il tema di una singola assenza, per di più di una senatrice particolarmente esposta, mi pare francamente ridicolo. La sua assenza è stata legata ad un impedimento personale. Mi soffermerei piuttosto sul fatto che un terzo del gruppo del Pd sono mancati palesando un’evidente posizione politica.

Più si acuiscono i contrasti con il Pd, più si vocifera di vostre possibili alleanze con i grillini. E’ uno scenario possibile?

I Cinque stelle si portano dietro contraddizioni irrisolte su temi economici e sociali, sul lavoro, sulla scuola e anche sullo ius soli. Mi pare ci sia un’analogia tra il Pd e il M5S: inseguono il voto moderato di centrodestra. L’unica possibilità perché Pd e M5S non guardino più a destra, ma tornino a guardare a sinistra, sta nell’affermazione di Liberi e Uguali alle prossime elezioni. In questo caso è possibile immaginare una convergenza programmatica con un Pd post renziano e con i Cinque Stelle verificando l’intesa sui singoli punti. Un modo per mettere in campo un’alternativa all’avanzata della destra che si registra in Italia come in Europa.