Laforgia: appoggiamo il sindacato quando promuove battaglie giuste

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica.it

di Giovanna Casadio

“Abbiamo molto rispetto per l’autonomia del sindacato, ma se promuove battaglie giuste vogliamo sentirci liberi di appoggiarlo”. Francesco Laforgia, capogruppo alla Camera di Mdp, rivendica il rapporto privilegiato con la Cgil.

Laforgia, sperate che la segretaria della Cgil, Camusso giochi per voi, per Mdp?
“Penso che quando si vogliono indebolire le ragioni di merito si cerca di minare la credibilità degli interlocutori, lo si è fatto con la Cgil, lo si fa con noi. Il punto è che quello delle pensioni è un tema delicato perché tocca la fase della vita spesso più fragile delle persone, per cui bisogna essere molto seri su questa discussione e sulle proposte”.

Il 2 ci sarà la mobilitazione della Cgil e il 3 l’assemblea della Sinistra. Inviterete anche Camusso?
“La stagione della dis-intermediazione bisogna lasciarla alle spalle, perché non puoi modernizzare il paese se non coinvolgi anche i corpi intermedi, in questo caso il sindacato, nei processi di cambiamento. Esattamente quello che Renzi non ha capito. Il confronto con Camusso fa parte di uno stile diverso che noi vogliamo avere. Sì la inviteremo all’assemblea del 3 della Sinistra, così come gli altri rappresentanti di forze sociali”.

Ma voi quali proposte avete sulle pensioni, tenuto conto che i vostri emendamenti alla manovra sul rinvio dell’innalzamento dell’età non sono stati ammessi?
“Non ragionare oggi di una pensione garanzia per i giovani risponde alla miopia di un paese che ha paura di raccontare a se stesso cosa sarà tra 20 anni, cioè un paese di pensionati poveri. Occorre partire dai giovani, dalle donne e dal blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile: sono i capisaldi su cui insisteremo e spero che la discussione in Parlamento non sia blindata come avviene ormai su tutto”.

Non vi paiono sufficienti le aperture del governo?
“Il governo ha rinunciato a dare una risposta strutturale, ovvero a correggere definitivamente le storture della riforma Fornero. Mette una pezza, ma le questioni più importanti restano aperte. Inoltre le coperture sono insufficienti, bisognava prendersi lo spazio per una proposta seria, che bloccasse l’agganciamento dell’età pensionabile alla aspettativa di vita per una platea molto più ampia”.

Ma la Fornero l’avete votata, così come il Jobs Act.
“Potrei cavarmela dicendo che non ero deputato nella scorsa legislatura e che non ho votato il Jobs Act in questa. Ma il punto è un altro: la stagione della messa in sicurezza dei conti pubblici sulla pelle delle persone si è conclusa. A seguito delle diverse riforme, da quella Maroni alla Damiano e alla Fornero, si sono prodotti centinaia di miliardi di euro di risparmi. Ora senza fare saltare il sistema, si può pensare che un pezzo di quelle risorse possa essere utilizzato per evitare che un lavoratore per andare in pensione in anticipo debba accendere un mutuo in banca? Un sistema si può trovare socialmente più sostenibile?”.

Il Pd ritiene la “sua” proposta sull’articolo 18 semplice propaganda. Cosa risponde?
“Hanno detto che è un testo da Anni Settanta. Ma in realtà servirebbe a tirare fuori migliaia di lavoratori da una condizione ancora più datata, da Ottocento. Sarebbe stato un reale terreno di confronto, molto più che un appello di qualche padre nobile del centrosinistra. Ma il Pd ha avuto paura di affrontarlo forse per non fare emergere tante contraddizioni al suo interno. E anche i grillini hanno perso l’occasione per dimostrare di non essere solo una delle declinazioni della destra”.