Bersani: non credo a ribaltoni nel Pd, e comunque devono cambiare le politiche

Politica e Primo piano

Intervista a la Repubblica

di Giovanna Casadio

MARSALA. «Nelle nostre file, con Mdp, Pietro Grasso ci starebbe da dio… ma ora nessuno di noi tira il presidente del Senato per la giacchetta». Pierluigi Bersani ha chiuso venerdì sera la campagna elettorale siciliana a Marsala e ora, giù dal palco, l’ex segretario del Pd guarda oltre la Sicilia, al voto politico. Ma non vede le condizioni né per un’alleanza col Pd, né per un ribaltone dentro ai dem. Piuttosto un ultimo appello a Pisapia: «Non ho perso la speranza di una unità con Giuliano, ma non possiamo immaginare continuità con le politiche di questi anni, dal Jobs Act alla scuola, se no gli elettori del centrosinistra che già si sono nascosti nel bosco, ne escono ma col bastone in mano».

Bersani, il test di queste regionali in Sicilia quale lezione politica consegna? Cosa prevede che cambi?

«Per Mdp è un abbrivio. Per noi si tratta di mi punto di inizio, di una partenza: ma su tutto il resto, in particolare sull’ipotesi che il Pd cambi linea, che Renzi impari la lezione, francamente non ci credo affatto».

Però il segretario dem ha aperto alla coalizione di centrosinistra e quindi a una nuova strategia politica.

«Non mi pare ci siano le condizioni per cui un netto risultato negativo in Sicilia porti a un ribaltone nel Pd, come magari pensano alcuni».

Si riferisce a Andrea Orlando e alla sinistra dem?

«Dico solo che ho visto sconfitte del Pd dal 2015 in poi che non sono state neppure oggetto di una riunione. Non abbiamo usato le regionali siciliane per barattare cose sul piano nazionale. Chissà poi chi gliel’avrà detto a Renzi che con Alfano si stravinceva… si sono aggiustati un sacco di cose, compresa la legge elettorale, con l’alleanza siciliana».

Renzi non ci ha messo la faccia in questa campagna elettorale siciliana, secondo lei perché?

«Beh, tira un’aria pesante qui per lui».

In vista del voto politico del 2018 non spera in un cambio di linea politica dem?

«Ripeto non è nello stile di Renzi riconoscere gli errori. Piuttosto io vedo, settimana dopo settimana, una attenzione crescente da parte della gente del centrosinistra che sta cercando un’altra strada. Gente che viene con noi ce n’è stata e ce ne sarà, ma non credo che questo indurrà a cambiamenti veri nel Pd».

Ma se non fosse più Renzi il leader del centrosinistra potreste rivedere la linea di Mdp?

«Non abbiamo il problema di Renzi, il nostro problema è correggere le politiche sbagliate di questi cinque anni. Non siamo interessati a manovre di Palazzo e non poniamo questioni personali. Chiediamo al Pd: vuoi cambiare strada?».

Con la divisione a sinistra date un forte vantaggio alla destra.

«Ora si dice: c’ è la destra. Ma noi lo dicevamo da tre anni e sí faceva finta di non vedere, stando zitti. Oppure si sono scimmiottati i SStelle. Come non si è voluta vedere la fuga degli elettori. Se tanti elettori del centrosinistra non vanno più a votare è perché non possono riconoscersi nelle politiche di un centrosinistra a trazione Pd e di un Pd a traino renziano. Senza quella gente chi può pensare davvero di fronteggiare la destra?».

Allora nasce una “Cosa rossa”?

«Non stiamo affatto parlando di una Cosa rossa: puntiamo a una sinistra ampia, di forze civiche, di cattolici democratici».

Però Pisapia farà probabilmente una sua lista con Radicali e Verdi. Avete perso molti mesi a discutere. La rottura ormai è consumata?

«Ma no, vediamo. Spero che ci sia ancora la possibilità perché noi andiamo avanti e ci candidiamo ad essere una sinistra aperta. Ognuno fa le scelte che ritiene ma noi siamo aperti a un confronto, non ci possono essere preclusioni a sinistra, di nessuno da parte di nessuno».

Come leader lei pensa a Grasso?

«Non si tira per la giacchetta la seconda carica dello Stato, ma quando non lo sarà più, è chiaro che nella sinistra che vogliamo ci starebbe da dio…».