D’Attorre: Articolo 1 in Lombardia non farà la lista satellite di Gori

Politica e Primo piano

Intervista al Fatto quotidiano

di Luciano Cerasa

“L’epoca in cui si sta insieme a prescindere è finita, si sta insieme se si condivide un progetto e un programma, non ci possono chiedere un atteggiamento da vassalli”. Alfredo D’Attorre, deputato e esponente di Mdp, non ha preso bene il solenne annuncio del segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, al termine della direzione del Pd lombardo che ha votato all’unanimità Giorgio Gori come candidato alla presidenza della Regione Lombardia nelle elezioni 2018.

Allora il Pd ha deciso: sarà il sindaco di Bergamo a guidare la coalizione di centrosinistra e a sfidare Roberto Maroni per la presidenza della Regione Lombardia.

Senza un minimo di condivisione del programma e senza un sistema democratico per individuare il candidato giusto non se ne parla proprio.

Pd, Patto Civico, Campo progressista, Partito socialista, Italia dei Valori e Verdi hanno espresso ampia condivisione sullo svolgimento delle primarie in tempi stretti e non oltre il 3 dicembre ma dicono che non si è ottenuta la necessaria convergenza di Articolo 1 Mdp.

Non ci si può barricare dietro la burocrazia delle date, noi abbiamo interesse che il nome del candidato sia condiviso e appoggiato dal più ampio elettorato possibile, se questa è la strada non si va da nessuna parte.

Sempre Alfieri assicura che Gori, unico candidato rimasto in campo, sarà sostenuto da una coalizione di centrosinistra ampia e aperta.

Non ci rassegneremo mai a fare da lista satellite, se pensano che ci accodiamo in silenzio è un’illusione.

Nessuna possibilità di trattativa?

I nostri dirigenti locali ci stanno lavorando e starà a loro decidere, ma finora l’atteggiamento del Pd è di chiusura ed è un errore: in Lombardia la corsa è in salita, non abbiamo un governatore uscente che ha lavorato bene come nel Lazio. Per vincere dobbiamo dare argomenti solidi al voto di sinistra per partecipare al confronto elettorale insieme agli altri partiti della coalizione. Qui non abbiamo neppure un minimo di condivisione del programma.

Si ha la sensazione che la Lombardia sia diventata il terreno per consumare una reciproca vendetta nazionale tra Pd e Mdp.

Non è vero, nel Lazio con il governatore uscente Nicola Zingaretti è in atto un confronto aperto. Per esempio abbiamo apprezzato molto l’abolizione del listino bloccato decisa dal governatore proprio mentre in Parlamento approvavano il Rosatellum, che va nella direzione opposta.

Sul nome di chi dovrà sedere suIla più alta poltrona del Pirellone per il centrosinistra il discorso è chiuso?

Non dipende da noi, abbiamo solo chiesto di tenere primarie aperte e partecipate per coinvolgere gli elettori nella scelta del candidato giusto e nella costruzione del programma. Abbiamo la necessità di aprirci.

Spera in un ripensamento dei renziani?

Vediamo se dopo il voto in Sicilia cambieranno atteggiamento.