D’Attorre: la sinistra con Pisapia vale il 10%. Renzi-Alfano? C’è già l’accordo

Politica e Primo piano

Intervista a Italia oggi

di Alessandra Ricciardi

Pisapia è il leader in pectore, ma per essere incoronato alla guida della nuova cosa di sinistra bisogna aspettare l’assemblea democratica che si terrà a ottobre, inizi di novembre. Dopo le spaccature dei mesi estivi, ieri i vertici di Mpd, capitanati da Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, e di Campo progressista, con Giuliano Pisapia, si sono rivisti e hanno fatto pace. “Nasce un soggetto di sinistra alternativo al Pd”, dice Alfredo D’Attorre, deputato bersaniano, responsabile del programma Articolo 1-Mdp.

Molti alla vigilia non ci avrebbero scommesso, e invece la maionese di sinistra non è impazzita.

Si va avanti su un percorso che darà molto ascolto al territorio con l’elezione dei delegati e la successiva assemblea.

Niente primarie, allora.

Abbiamo deciso di eleggere un’assemblea e poi le decisioni sulla leadership saranno prese in quella sede al termine di un percorso allargato e condiviso. Non è un progetto legato a una persona, a un capo, abbiamo già fatto quell’esperienza, grazie.

Il capocordata deve esserci, Pisapia che ruolo ha?

I ruoli li stabiliremo nell’assemblea, la riunione conferma che Pisapia avrà un ruolo importante per la nuova sinistra.

Nicola Fratoianni di Sinistra italiana ha già detto che non possono riconoscersi in Pisapia.

Fratoianni parteciperà all’elezione dell’assemblea, poi vedremo con loro l’individuazione della leadership.

Cosa risponde a chi come Tomaso Montanari accusa Pisapia di essere la ruota di scorta di Renzi?

Non si può fare il gioco del gradimento sulle persone. Pisapia si è impegnato con la firma del documento congiunto a fare politiche alternative a quelle portate avanti dal Pd.

I rapporti con il Pd e con Matteo Renzi sono stati uno dei punti di attrito tra voi e l’ex sindaco di Milano. Come saranno regolati?

Per le elezioni andremo avanti autonomamente con il sistema proporzionale. A livello regionale siamo impegnati a fare il centrosinistra alternativo e vincente rispetto a destra e M5s, li dove non è stato possibile come in Sicilia dipende dal Pd che ha preferito Angelino Alfano.

Sulla Sicilia, Pisapia ha contestato la vostra scelta di candidare Claudio Fava in alternativa a Fabrizio Micari del Pd. Che farete ora?

Continuiamo a sostenere Fava. Pisapia non sosterrà Micari, rimarrà più defilato sulla vicenda.

Non vi pare un po’ innaturale?

È innaturale l’alleanza stretta dal Pd con Alfano.

Tutti si affannano ad assicurare che il patto siciliano ha valore solo in Sicilia.

Io sono convinto invece che l’accordo tra Renzi ed Alfano è un tassello importante di un accordo molto più ampio che riguarda anche le politiche.

Ma che farete con i renziani adesso? Avete criticato Pisapia per aver abbracciato Maria Elena Boschi… avete adottato un codice di comportamento per evitare nuove liti?

Ma no, il problema non è mai stato l’abbraccio!

Pisapia sabato va a una festa dell’Unità del Pd.

E fa bene, anzi invitassero pure noi. Io sono contentissimo di essere stato rinvitato dal pd dopo due anni.

Sono salvi abbracci e feste, ma in parlamento che fate con il Pd? Siete ancora alleati? Lo ius soli, vostro cavallo di battaglia, è sparito dal radar del senato, il capogruppo dem Luigi Zanda ha detto che non ci sono i voti per approvarlo.

Una decisione che conferma che è Alfano a dettare l’agenda del Pd. Ormai è la bussola che guida il Partito democratico in Sicilia e a livello nazionale.

Avete in ballo pure la legge elettorale.

Il Pd si trincera dietro il voto in Trentino per prendere tempo, se la capigruppo della camera (che si terrà oggi, ndr) non inserirà la legge nel calendario di settembre, vorrà dire che è finita e il Pd se ne assume la responsabilità.

Vabbé, ormai è chiaro, si va al voto con il proporzionale. Meglio anche per voi, che volete andar da soli, per le alleanze ci si pensa dopo.

Si andrà a votare con un proporzionale disarmonico tra camera e senato, disattendendo l’appello di Sergio Mattarella e l’impegno assunto in parlamento. Una responsabilità tutta del Pd.

Ma voi a quanto puntate? Vi danno bassi, al 3 o 4%…

Se le forze riuniscono si può arrivare al 10%, così saremmo veramente competitivi. Se invece dovesse permanere un quadro di frammentazione, il discorso cambia…

Chi deve starci al vostro tavolo?

Oltre Articolo 1 e Campo progressista, penso a Possibile, Verdi, i comitati civici per il no al referendum costituzionale, ma anche i militanti del Pd che nel partito di Renzi non si riconoscono più e possono entro ottobre decidere di aderire alla nostra iniziativa.

Assemblea costituente a ottobre oppure aspettate le elezioni siciliane di novembre?

Non abbiamo ancora deciso, cambia poco.

Certo, avete poco tempo. Se si va al voto a febbraio-marzo, pochi mesi per la campagna elettorale.

Dobbiamo correre, realisticamente si voterà a marzo, anche aprile.

Prima avete la legge di bilancio. Che fate con il governo? Lo terrete in piedi?

A giorni presenteremo a Paolo Gentiloni le nostre priorità su lavoro, sanità, istruzione e fisco e faremo un confronto. Senza volontà di rottura, non abbiamo pregiudiziali, abbiamo rassicurato Pisapia su questo punto. Però finora il governo ha chiesto i nostri voti senza consultarci prima sui contenuti e senza disponibilità a un cambio di rotta. Così non può più essere.

Alla fine avete convinto Pisapia. Qual è stato il momento più critico del confronto con l’ex sindaco?

L’avvio del tavolo, c’era una certa diffidenza anche perché l’estate non aveva aiutato le comunicazioni, poi man mano che siamo passati al merito la tensione si è sciolta.