Gotor: possiamo ripartire, Pisapia fa chiarezza. Mai con Alfano e niente listoni col Pd

Politica e Primo piano

Intervista al Corriere della Sera

di Daria Gorodisky

Domani si terrà l’incontro decisivo per la sorte di «Insieme», la sigla che dovrebbe unire l’Mdp di Bersani, Speranza, D’Alema, e il Campo progressista di Giuliano Pisapia. Sempre che vengano sanate le recenti incrinature tra i due giovani movimenti.

Miguel Gotor, senatore di Mdp, è fiducioso. Si aspetta che si passi attraverso «un chiarimento ineludibile che ponga fine allo stop and go» per arrivare a «un’assemblea costituente che dia vita a un nuovo soggetto politico».

Un’assemblea le cui parole chiave devono essere «dal basso e partecipativa» e da celebrare «entro ottobre, perché il tempo stringe: Renzi vuole andare al voto con questa legge elettorale appena varata la legge di bilancio. Dunque abbiamo al massimo 6 mesi, e non possiamo permetterci di fare accademia. Usciamo tutti dal politicismo incomprensibile su nomi e formule. Auspico che dalla riunione esca un messaggio unitario, senza steccati o veti».

Gotor è certo che Pisapia «non poteva mettersi a fare il ruotino di scorta del duo Renzi-Alfano»: «Infatti venerdì ha dichiarato al Corriere due cose importanti e sulle quali, del resto, non avevo mai avuto dubbi. Il no all’alleanza con Alfano, sia a livello nazionale sia in Sicilia; e il no a un listone con il Pd».

L’ex sindaco di Milano aveva però anche stigmatizzato il «fuoco amico»: «Ha ragione – replica Gotor -. Ma è un problema comune. E sarebbe meglio che tutti ci concentrassimo sul fuoco degli avversari».

Come quello del sottosegretario Davide Faraone, che sabato ha imputato Bersani di settarismo e di avere l’unico scopo di far cadere Renzi: «Trovo l’accusa di un esponente del giglio magico in salsa siciliana, come è Faraone, del tutto grottesca. In Sicilia è stato Renzi a rompere la prospettiva di centrosinistra, imbarcando ai più alti livelli una forza di centrodestra come quella di Alfano».

Ma non è la stessa con la quale governano il Paese? «Qui siamo davanti a un’alleanza preventiva. E non nascondiamo il fatto che avviene per un mediocre fatto di potere con ricadute nazionali: le poltrone alle prossime Politiche e l’accordo sulla legge elettorale».