Arturo Scotto

Scotto: la casa di Pisapia è con noi, Renzi doping dei populismi

Politica e Primo piano

Intervista a La Presse

di Simone Gorla

“Io sono convinto che quell’abbraccio fosse solo un atto di cortesia e per me il tema non si è mai posto. Ognuno fa quello che vuole e avrei salutato anch’io Boschi. I temi politici però si pongono, quelli sì. E la costruzione di un nuovo centrosinistra non può non passare dal riequilibrio a sinistra dell’azione di Matteo Renzi, che oggi è un doping per i populismi. Questo lo si fa solo attraverso un soggetto che sia alternativo al Pd”. Arturo Scotto, deputato e fondatore di Articolo1-Mdp, non vuole più sentir parlare dell’abbraccio della discordia tra la sottosegretaria Maria Elena Boschi e l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, fondatore di Campo Progressista e partner dei demoprogressisti nella fondazione del nuovo soggetto della sinistra, ‘Insieme’. Un saluto caloroso alla festa dell’unità di Milano che ha fatto levare gli scudi soprattutto ai fuoriusciti del Pd. “Ma era solo un gesto di cortesia, non parliamone più”, taglia corto Scotto.

Archiviamo l’abbraccio come un gesto di buona educazione. Resta però la frase di Pisapia ai militanti dem: ‘Qui mi sento a casa’. C’è troppa sintonia tra lui e il Pd?

“Io quella parola le leggo come nell’inglese ‘house’: la casa intesa come un edificio, quello del centrosinistra, uno spazio aperto che appartiene a un popolo di milioni di elettori. Ma se si parla di ‘home’, la casa intima e propria, credo che per Pisapia come per noi sia il nuovo soggetto che sta nascendo a sinistra”.

Con l’ex sindaco di Milano è tutto a posto quindi?

“Con lui avremo un confronto nei prossimi giorni, all’interno di un processo di crescita che vive anche di differenze. Ma su un punto siamo uniti: la volontà di costruire un’alternativa per chi non trova il suo tetto nel Pd. Occorre un’agenda politica radicalmente alternativa al Pd, che sfidi il Movimento 5 Stelle e argini la destra, accompagnata da un processo partecipativo, senza barriere e aperto, anche a sinistra, a tutti coloro che credono nei valori di giustizia e lavoro. Non un cartello elettorale né la riedizione di vecchie formule sconfitte dalla storia. È un’impresa difficile ma necessaria”.

Il dialogo con il Pd rimane qualcosa di impensabile?

“Oggi il cittadino mi chiede cosa voglio fare io per il Paese, non con chi mi voglio alleare. La nostra gente vuole sentir parlare di soluzioni per battere la destra e il populismo”.

Il nemico quindi non è Renzi? Nessun rancore da parte degli scissionisti dem?

“Il giudizio su Renzi non è personale, ma è figlio delle scelte di tre anni di governo del Pd. Su questo abbiamo fondato i punti del 1 luglio. A Roma, Pisapia dal palco ha parlato di patrimoniale, di reintroduzione dell’articolo 18, di discontinuità profonda sui temi sociali e dell’ambiente. Mi sembra che siano elementi incompatibili con Renzi, che usa l’alfabeto e le politiche della destra”.

Come farete a battere Berlusconi, Salvini e Grillo se continuate a litigare?

“Leggo sui giornali che è ripartito il mantra ‘non vi dividete’. Ma la destra guadagna terreno quando il centrosinistra assume politiche di destra. Quando dici ‘aiutiamoli a casa loro’ dai un messaggio che un cittadino normale ascolta, ma poi tra le camice verdi e le magliette gialle su questo sceglie l’originale”.

La prima proposta alternativa?

“Faccio un esempio attuale. È accaduta una cosa inedita a memoria degli italiani: il Paese è andato a fuoco per cause dolose e per una siccità che sta modificando l’ecosistema e il paesaggio. È in atto un processo di desertificazione che la politica deve affrontare. Ecco, nel rapporto con il governo il discrimine è qui. La prima campagna della nuova sinistra alternativa Pd dev’essere quella di dedicare un punto di Pil per 5 anni non al taglio delle tasse ma a invasi, pulizia del sottobosco, messa in sicurezza degli argini dei fiumi. Parliamo di questo e non della diplomazia degli stati maggiori dei partiti di cui non interessa nulla a nessuno”.