Simoni: addio a Renzi, è un estremista: passo ad Articolo 1

Politica e Primo piano

Intervista al Corriere della Sera

di Tommaso Labate

«Nel Pd non ci sono più spazi di agibilità politica per una minoranza. Infatti, mi creda, non sarò l’ultima ad andarmene, mi creda».
C’è qualcun altro con le valigie in mano, nel Pd?
«E’ ovvio che sia così. Guardi, io non sono una abituata a stare sulle barricate. Vengo dalla storia del Pci e sono sempre stata riformista. Una donna di mediazioni, Matteo in Toscana l’ho sempre coperto a sinistra. Ma se diventa estremista il segretario del partito, che dovrebbe essere il primo mediatore, spazi per mediazioni all’interno non ce ne stanno più. Quindi andarsene diventa quasi un obbligo. Non ce la facevo più».
Elisa Simoni è nota alle cronache per due motivi. Il primo è l’essere cugina di Renzi. Il secondo è l’essere stata il volto tv della campagna congressuale di Andrea Orlando. Da ieri la deputata toscana, ex assessore di Renzi alla provincia di Firenze, se n’è andata in Mdp, coi bersaniani.
Aveva avvertito Renzi?
«Diciamo che le cose che sto dicendo a lei le ho dette anche a lui. Ha trasformato il Pd in un partito di centrodestra, l’ha isolato dagli alleati storici, si ispira a Macron ma a differenza di Macron lui di nuovo non ha più nulla. Il disegno del Partito della Nazione ce l’aveva dalle Europee. Ora è un disegnino, che ha come obiettivo massimo l’accordo con Forza Italia dopo le elezioni».
Renzi, però, nega.
«Vedo che ce l’ha tanto con le fake news. Lui è diventata la fake news del Pd. Ormai promuove le ricette della destra col linguaggio dei Cinquestelle».
Impietosa.
«Il Pd di Renzi assomiglia sempre di più alla Forza Italia del ’94, con la differenza che Berlusconi allora vinse. Dentro il partito, l’aria è diventata irrespirabile da un po’. Nell’ultima direzione, poi, Matteo ha detto chiaro e tondo che quello era il treno e, per chi non gradiva, non rimaneva che scendere. Ecco, sono scesa».
Il dramma familiare rimane.
«Suvvia (sorride, ndr), siamo cugini alla lontana».
Ma sempre cugini.
«Classica famiglia toscana politicamente allargata. Dai trotzkisti ai democristiani, c’è sempre stato spazio per tutti. Io vengo dall’ala comunista, lui da quella diccì».