Gotor: Renzi parla come un disco rotto, usa il consenso come una clava

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Mauro Favale

Per Miguel Gotor, senatore di Mdp, Matteo Renzi è «ormai un disco rotto» che rimanda in continuazione «una vecchia disco music anni ’80».

A dire il vero è il segretario Pd che vi accusa di essere troppo attaccati a una sinistra “novecentesca”.

«E invece il vecchio è lui che si è attardato in una lettura troppo anni 80-90 della globalizzazione».

Voi, invece?

«Noi ci siamo collocati sulla frontiera di una sinistra che deve proteggere il cittadino che si sente smarrito, lottare contro le disuguaglianze e l’impoverimento del lavoro».

Queste battaglie non si potevano fare dentro il Pd? Renzi vi accusa di essere usciti per le poltrone.

«È un argomento senza fondamento che rivela una mancanza di rispetto di fondo. È come se attribuisse ad altri una propria mentalità».

È un fatto, però, sostiene Renzi, che lo strappo è arrivato solo dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum e non dopo il 4 dicembre.

«Quella rottura affonda le radici nel passato e posso citare 4 fatti. Il primo: la reazione dopo le Regionali in Emilia-Romagna, quando a votare andò il 38%. Noi segnalammo l’allarme e Renzi disse: “Avanti tutta”».

Poi?

«Febbraio 2015: si elegge Sergio Mattarella al Quirinale. Il Pd era compatto e Renzi invece di tenere unito il partito, dieci giorni dopo, caccia Bersani e altri deputati della minoranza dalla commissione Affari costituzionali dove si doveva discutere l’italicum. Qui c’è tutta la hybris, l’arroganza renziana».

Terzo e quarto episodio?

«La politica dei bonus che tradisce la progressività fiscale, principio cardine della sinistra, e il consenso usato come clava come si vede oggi verso Orlando e Franceschini. Evidentemente il problema non era Bersani. Renzi non sa gestire una comunità».

Ci saranno altre uscite dal Pd?

«Sarei sorpreso se ce ne fossero a livello nazionale. Ma nei territori ce ne sono state e ce ne saranno».

A sinistra del Pd ci saranno 2 liste, voi e Pisapia da una parte, Sinistra italiana dall’altra?

«Spero di no, ma l’unità a sinistra si fa sui contenuti».