Dinacci: autonomia, sì alla piazza. Basta polemiche inutili

Politica e Primo piano

Intervista a Il Mattino

di Dario De Martino

Da segretario di Articolo Uno a Napoli a presidente metropolitano del Pd. Francesco Dinacci, come vive questo momento dopo l’ingresso del suo partito nei Dem?

«Con Articolo Uno abbiamo scelto di investire tutte le nostre forze nel percorso costituente. Oggi, da presidente del nuovo Pd, provo a svolgere ogni giorno la mia funzione con spirito di umiltà e dedizione, accanto al segretario metropolitano Giuseppe Annunziata, perché siamo tutti impegnati nella costruzione di una nuova soggettività della sinistra plurale e unitaria che recuperi la credibilità per parlare agli ultimi. E le battaglie politiche del nuovo Pd sulla questione sociale, come sul salario minimo, non danno solo la cifra di un cambiamento auspicato, ma possono incrociare anche una fiducia nuova».

Siete entrati nel Pd proprio nel momento di acceso scontro tra la segreteria nazionale a guida Schlein, che avete sostenuto, e il presidente della Regione Vincenzo De Luca. Come si supera questa fase?

«Non servono le polemiche interne. Figurarsi quelle che appaiono più stonate. Il nuovo Pd è impegnato a costruire l’alternativa ad una destra oscurantista e pericolosa nel Paese. E proprio da Napoli si costruisce un’iniziativa nazionale aperta, con l’obiettivo di rilanciare una mobilitazione larga contro l’autonomia differenziata, con il coinvolgimento anche della società civile, di alcune personalità e soggettività culturali, sociali ed economiche impegnate da tempo su questa sfida».

Ecco, appunto. La prossima settimana ci sarà la manifestazione nazionale a Napoli contro l’autonomia differenziata. Riuscirete ad arrivare compatti a questo appuntamento?

«A prescindere dalle polemiche, io resto convinto che l’iniziativa del 14 e 15 luglio rappresenta una scelta giusta. È una manifestazione che posiziona chiaramente il partito su una linea politica precisa a difesa dell’unità nazionale e per il superamento dei divari territoriali che penalizzano soprattutto il Mezzogiorno, in linea con la necessità di valorizzare l’impianto strategico del Pnrr, che la destra al governo sta mettendo in discussione, che si fonda proprio sulla riduzione delle diseguaglianze nel Paese. Ma mi lasci sottolineare che questo appuntamento ha anche un altro valore politico».

Prego.

«Potremo rappresentare in quell’occasione il profilo che dopo il congresso costituente abbiamo deciso di approfondire: la necessità di una cultura politica solidarista e meridionalista per la principale forza della sinistra democratica ed ecosocialista del nostro Paese. E sono convinto che dalla grandezza di Napoli, che resta una straordinaria città multiculturale, può venire una spinta molto forte».

Uno dei terreni di scontro è il commissariamento del partito in Campania e a Caserta. Oltre De Luca, anche i segretari provinciali hanno chiesto una road map per portare al congresso.

«In Campania, in condizioni difficili come si è visto nella fase congressuale, al nuovo Pd è chiesta una capacità maggiore di ascolto della società, di innovazione e di apertura. Per questo, il lavoro molto serio del commissario Misiani ha un particolare pregio, perché costruisce nel dialogo con tutte le forze del partito le condizioni politiche giuste per consentire in tempi brevi lo svolgimento di un congresso regionale di rilancio del partito regionale».

Se il partito regionale e quello casertano sono commissariati, a Napoli c’è da meno di un mese una nuova segreteria metropolitana. Qui, almeno, si è riusciti a trovare un nome unitario. Esiste ancora quella compattezza?

«Sì, lo sforzo unitario del segretario metropolitano Giuseppe Annunziata va sostenuto con coerenza. I nostri circoli sono impegnati da settimane in prima linea in iniziative pubbliche contro l’autonomia differenziata, con il contributo importante dei nostri consiglieri regionali e dei parlamentari. I risultati molto positivi del partito napoletano alle recenti elezioni amministrative ci consentono di tornare a governare comunità difficili nell’area metropolitana con il modello di coalizione larghe, dal M5s alle forze riformiste, popolari, civiche, ecologiste e progressiste, attorno ad una rinnovata centralità del nuovo Pd».

Quali i prossimi progetti a cui lavora il Pd metropolitano?

«Ora, dopo il congresso siamo impegnati a far partire la fase costituente del nuovo Pd nei singoli circoli. Ognuno può contribuire con le sue idee alla costruzione della nostra forza politica, con la cura necessaria al rilancio di un’identità politica del partito, chiara e unitaria, attorno ad un’agenda e ad un programma di lavoro per ogni singolo Comune o Municipalità, sempre in confronto con i nostri amministratori locali. E poi c’è un appuntamento a cui stiamo lavorando per la ripresa a cui teniamo molto».

Ce lo dica.

«Un’assemblea metropolitana sul lavoro. È la nostra identità, soprattutto dopo le scelte regressive contenute nel dl lavoro contro cui ci siamo fermamente opposti in Parlamento. Al nuovo Pd, proprio da Napoli, tocca rilanciare la necessità di un piano straordinario per l’occupazione, nel confronto con le forze sociali e le principali istituzioni».