Errani: sostengo l’idea di Lepore e sarò alla costituente dem

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica Bologna

di Eleonora Capelli

“Condivido la proposta di Matteo Lepore sul partito del lavoro, apprezzo il contributo di idee chiaro e franco che il sindaco di Bologna sta dando. Forse ‘Pdl’ è un acronimo da evitare ma l’idea è giusta. Bisogna entrare nel merito e rispondere alla domanda: dove vogliamo andare e dove vogliamo portare l’Italia?”. L’ex presidente della regione Vasco Errani partecipa alla fase costituente del Pd mettendo in campo tutta la capacità di leggere la sinistra. Per il momento non si schiera nel ‘derby’ tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, ma lancia una nuova associazione, ‘Idee per la sinistra’.

Errani chi sceglie di sostenere tra Bonaccini e Schlein?

Li stimo entrambi, con Bonaccini ho lavorato insieme per molti anni e con Schlein abbiamo costruito Coraggiosa (la lista civica, ndr) condividendo una battaglia non semplice né scontata. Non c’è dubbio che lei rappresenti una novità e questo è un fatto positivo. Ma ora è il tempo di partecipare alla discussione sul partito e la sua identità, rispondendo in modo chiaro alle questioni di fondo. Tutti, a partire dai candidati, dovranno misurarsi con le idee in campo. Serve un processo anche dal basso, con chi è fuori dal Pd o da Articolo Uno ma vuole dare un contributo, cerca rappresentanza. Solo così si può rispondere al disagio che c’è in tante persone come ha dimostrato l’astensionismo.

C’è il tempo per parlare di idee?

Qualcuno ha detto che la costituente è una perdita di tempo, ma io spero che sia qualcosa di reale, non una promessa. Non svuotiamo di senso le parole: sinistra, costituente e cambiamento. Poi c’è bisogno di coerenza, per essere credibili.

Lei ha sempre sostenuto l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, oggi cosa pensa che si dovrebbe fare?

Non c’è dubbio che se sai chi sei, se la tua rappresentanza è chiara, è molto più facile fare alleanze. Il tema è trovare, a partire da una vera agenda dell’opposizione, punti in comune. Lo dico anche a M5S: non ha senso fare una competizione interna al campo, bisogna costruire la base per un’alternativa vera alla destra.

In un’assemblea a Cesena, con anche Rosy Bindi, è nata l’idea di una nuova associazione. Perché?

Si tratta di dare un luogo dve si possa approfondire in modo libero le questioni, confrontarsi sulla crisi del campo progressista, per cercare le risposte. Lo facciamo con umiltà e pochi mezzi, ma ho incontrato tante donne e uomini che hanno esperienze concrete e che vogliono ridare forza a una sinistra rinnovata.

Lei è uscito dal Pd nel 2017, il partito è ancora importante oggi?

Il Pd è essenziale per il campo progressista, che abbia aperto la discussione è positivo e per me è giusto starci dentro. La destra fa la destra: flat tax, contante, scuola. Con l’ambizione di costruire un blocco. sociale, un’egemonia culturale. Non ti contrapponi senza una visione alternativa, che significa programma, senso, cultura politica. Non basta il pragmatismo. Ma è tutta la sinistra a dover trovare una nuova sintesi. Dando le risposte si costruisce un nuovo partito. Non è un participio passato, ma un luogo per prendere parte.

Su cosa bisogna puntare? 

In questi anni è cambiato tutto: ora abbiamo la crisi climatica, la transizione ecologica, il lavoro dell’algoritmo. Come riusciamo a dare un nuovo valore sociale al lavoro, un nuovo modello di sviluppo? L’idea ottimistica della globalizzazione si è rivelata fallace e anche l’ordine mondiale è in crisi. Il primo punto per la sinistra è avere una visione del mondo multipolare, lavorare per un’Europa autonoma e costruire un’iniziativa per la pace. Serve una nuova Helsinki. Dobbiamo ricollegarci anche sentimentalmente ai movimenti per la pace.

Lei non vede un nuovo congresso tra renziani e anti-renziani?

Non è la strada che auspico, bisogna evitare le semplificazioni. Va per la maggiore l’antinomia tra riformismo e massimalismo, ma quando Andrea Costa inventò le cooperative ebbe una radicale idea di cambiamento. Quando si dice che bisogna cambiare gruppo dirigente è giusto e i sindaci hanno un ruolo fondamentale, ma è ovvio che tra Lepore e Giorgio Gori ci sono opinioni diverse. Mettiamoci a lavorare sul merito, diventerà tutto più chiaro.