Speranza: non ci sono donne o uomini della provvidenza, il nodo è l’identità

Politica e Primo piano

Intervista a La Stampa

di Carlo Bertini

“Non ci sono donne o uomini della Provvidenza, il Pd non risolve i suoi problemi di identità con una chiamata ai gazebo”. Roberto Speranza, ex ministro della Salute e leader di Articolo Uno, la formazione creata insieme a Pierluigi Bersani e compagni dopo l’uscita dal Pd, non si lascia coinvolgere in quello che non gli piace, ovvero in un giudizio prematuro sui nomi di Stefano Bonaccini o Elly Schlein. E avverte che la sua comunità politica vuole «costruire una casa nuova dove non ci siano padroni di casa e ospiti, per dare battaglia sul merito a partire dalle questioni sociali: se si trova una strada nuova, un’identità e un programma fondamentale condiviso, anche la scelta del segretario diventa meno drammatica». Intanto, per avviare una battaglia comune, Speranza ha proposto a Letta di scendere in piazza insieme il 17 dicembre in una grande manifestazione nazionale contro le misure del governo.

La peggiore di tutte le azioni messe in campo dal governo finora qual è?

«Come ex ministro mi sento di dire che se l’autonomia differenziata verrà applicata anche sul versante della sanità, non ci sarà più il servizio sanitario nazionale. Fine dell’assistenza universale a tutti in ogni angolo del Paese. Già oggi ci sono diseguaglianze marcate tra Regioni e abbiamo lavorato tanto per ridurle: ma se passasse l’idea di una deregulation senza limiti e di un’autonomia sfrenata, come quella che propone Calderoli, il rischio è quello, sarebbe la tomba del Servizio sanitario nazionale».

Come le pare impostata la manovra di bilancio?

«Mi pare che il grosso dello sforzo sia assorbito dal tema energia, non vedo nulla all’orizzonte per la crescita e la riduzione delle disuguaglianze. Ma se quello che si legge sul cuneo fiscale fosse vero, la priorità dovrebbe essere dare ossigeno ai lavoratori prima che alle imprese, anche per favorire una crescita dei consumi. Non è una scelta neutra, ma di fondo. Ma c’è un altro tema…».

Quale?

«L’idea di congelare la rivalutazione delle pensioni finisce per dare un colpo ai meno forti, bisogna dare una mano ai ceti medio bassi, senza penalizzare chi è già in difficoltà. Si lavori sulla tassazione degli extraprofitti e sui grandi redditi, giù le mani dalle pensioni».

Lo smantelleranno davvero il reddito di cittadinanza o faranno marcia indietro?

«Partiamo da un dato: l’inflazione a ottobre è quasi al 12 per cento e mette in difficoltà i redditi bassi, ma anche i medi. In una fase del genere è inimmaginabile smantellare una misura che con tutti i suoi limiti, dà una boccata di ossigeno alla fascia che soffre i maggiori disagi. Incidiamo magari sull’evasione fiscale. E poi, per favore: il contante a 5 mila euro favorisce i poveri, dicono loro. Ma c’è gente che quella cifra la vede forse in un anno…».

Beh, ora spunta pure l’idea di un bonus 20 mila euro per chi si sposa in chiesa…

«Incredibile pensare a differenze sulla base dell’orientamento religioso. Siamo in uno Stato laico. Va data una mano ai giovani senza alcuna distinzione».

Senta, può combinare seri danni il “liberi tutti” ai no vax con il covid ancora non sconfitto?

«Ecco, lo dico chiaro a Giorgia Meloni: la campagna di vaccinazione non è patrimonio mio, del generale Figliuolo o di Draghi, ma del Paese tutto. L’obiettivo del governo non può essere dare un segnale a quel 10 per cento di italiani che non si è vaccinato. Così fa un grave danno a tutti. Spero se ne rendano conto. Basta con la propaganda, governino l’Italia».

Il lavoro di opposizione ora come dovrebbe procedere?

«Intanto deve essere costruito a partire dalla questione sociale. Ricordo un dato: l’ultima volta che il sistema mediatico e l’opposizione si sono concentrati solo sui migranti e sulle Ong, abbiamo finito con avere la Lega al 34%. La maggioranza prova un’operazione di distrazione di massa, esasperando le provocazioni e le azioni disumane che calpestano il diritto internazionale. Ovviamente noi continueremo a opporci con la massima durezza, ma la maggioranza vuole polarizzare solo su questo tema lo scontro, per nascondere la sua incapacità di rispondere al problema delle condizioni materiali delle persone».

Quindi cosa dovete fare?

«Ho chiesto io a Letta di convocare una grande manifestazione nazionale il 17 dicembre, sulla questione sociale, redditi, pensioni, sanità pubblica. Noi siamo prima di tutto questo. Articolo Uno con questo spirito ha deciso di partecipare al percorso costituente. E un’occasione per sciogliere il nodo fondamentale dell’identità. La sinistra deve dire chi è, chi e cosa rappresenta».

Entrerete nel Pd anche se diventerà segretario Stefano Bonaccini?

«Noi vogliamo costruire una casa nuova dove non ci sono padroni e ospiti, un lavoro da fare insieme, coinvolgendo tanti che oggi non si sentono rappresentati. Partecipiamo per dare battaglia sul merito a partire dalle questioni sociali: se si trova una strada comune, un’identità e un programma fondamentale condiviso anche la scelta del segretario diventa meno drammatica. Io sono interessato a quella prima parte del congresso, quella costituente: se si parte dai nomi, non va bene, perché diventa un congresso ordinario come gli altri».

Le idee di Schlein vi corrispondono?

«Il fatto che Elly abbia scelto di partecipare è una bella notizia, ma lei stessa sa che non esistono uomini o donne della provvidenza. Ripeto: va affrontato il tema di fondo dell’identità del partito. Su questo misureremo la credibilità del percorso passo per passo».