Oggionni: mentre Meloni parlava, manganellate sugli studenti antifascisti

Politica e Primo piano

Pubblicato su Huffington Post

di Simone Oggionni

Mentre Giorgia Meloni interveniva alla Camera sono arrivate, puntuali, le prime manganellate sugli studenti antifascisti. Mentre la neo-presidente parlava di libertà”, a pochi chilometri da lei, alla Sapienza di Roma, arrivavano le prime cariche e i primi fermi. Spiacevoli coincidenze. Ma che governo sarà quello di Giorgia Meloni? Il suo discorso programmatico può essere riassunto in dieci punti, uno più preoccupante dell’altro.

  1. Totale e incondizionato sostegno all’Ucraina, a Zelensky e alla NATO nella conduzione della guerra. Nessun riferimento alla pace, al negoziato, alla diplomazia, al pericolo nucleare. Niente di niente. Sarà un governo atlantista e guerrafondaio.
  2. Riforma costituzionale in senso presidenziale. Si tenterà di far cambiare pelle alla nostra architettura istituzionale, cercando sponde nella nostra metà campo. Sarà bene non abboccare.
  3. Avanti sull’autonomia differenziata. È la cambiale da pagare alla Lega. Perché la Nazione va bene per le evocazioni del sangue, dello spirito e della terra, ma se occorre nei fatti dividerla tra ricchi e poveri uno strappo si può fare.
  4. La frase manifesto la pronuncia sul rapporto tra Stato e imprese: “Il motto di questo governo sarà: non disturbare chi vuole fare”. Non poteva dirlo più chiaramente. Zero Stato. Mano libera alle imprese e al libero gioco del mercato. È la giungla, bellezza. Si salvi chi può. Altro che destra popolare, è una destra liberista e classista, come sempre. Con il corollario dell’invocazione di nuove semplificazioni e deregolamentazioni.
  5. Togliere ai poveri per dare ai ricchi. Flat tax per gli autonomi fino a 100mila euro di fatturato e tregua fiscale (cioè condono) tanto per cominciare.
  6. Lotta al reddito di cittadinanza. Guerra ai poveri, non alla povertà. Come da programma.
  7. Scuola del Merito, come il nome del nuovo ministero, con la M rigorosamente maiuscola. Non del diritto allo studio, ma del privilegio. Perché il merito senza parità di condizioni non esiste. È unillusione. È la formula con cui i benestanti e i garantiti fotografano il proprio privilegio, con cui mantengono ai margini chi per censo è nato ai margini. Povero Don Milani.
  8. Revisionismo storico. Non bastano le parole di circostanza sul fascismo e sulle leggi razziste. Perché quella che Meloni chiama “destra democratica” è stata per lunghi decenni protagonista diretta e indiretta di trame occulte, al confine con la violenza di piazza e l’eversione. Non so quali anni Settanta abbia visto Giorgia Meloni. Ma la storia non coincide con la memoria, men che meno con quella dei reduci del MSI.
  9. No mask, no green pass. Bordate a Roberto Speranza, promesse di commissioni d’inchiesta. Con questo governo una nuova ondata pandemica farebbe oggettivamente più paura.
  10. Blocco navale e difesa dei confini. Anche qui niente di nuovo sotto il sole. Lotta all’immigrazione e l’esaltazione di un ruolo italico nel Mediterraneo che, gratta gratta, nasconde il più vetusto approccio colonialista. Ci pensiamo noi laggiù in Africa, cominciando dagli hotspot per trattenere i migranti lontani dalle nostre coste.

Infine c’è il molto di cui non ha parlato, cioè i diritti civili, a partire dall’aborto. Stiamo a vedere. E nel frattempo cominciamo a fare opposizione.