Speranza: la destra vuole i pieni poteri, saremo noi a fermarla

Politica e Primo piano

Intervista a La Stampa

di Francesca Schianchi

Seduto nella grande biblioteca in cui per due anni si è riunito il Comitato tecnico scientifico, il ministro della Salute Roberto Speranza ragiona sulle elezioni che lo vedono candidato, come segretario di Articolo Uno, nella lista Democratici e progressisti, insieme al Pd. Sul tavolo, una pila di libri ancora sostiene la telecamera puntata sulle bandiere italiana ed europea, da cui nei mesi più duri della pandemia si collegava con tutte le tv per spiegare e rassicurare: «Che periodo, mi sono venuti i capelli bianchi…». A metà intervista, gli vibra il cellulare: i dati Covid di giornata, 19.457 casi contro i 26.662 di domenica scorsa. «Da quattro settimane la curva è in calo, ma il virus continua a circolare. Per questo dobbiamo andare avanti con la campagna di vaccinazione». Guardando avanti, all’appuntamento del 25 settembre, si mostra ottimista «la partita è aperta» ed esordisce con un attacco alla destra: «Può portare a sbattere l’Italia».

Cosa intende?

«Le loro ricette economiche, vedi la Flat tax, sono un pericolo per la tenuta del Paese. E dal punto di vista delle relazioni internazionali, i loro amici sono Orban e Le Pen. Rischiano di portarci fuori dalla traiettoria di Paese fondatore della Ue e Paese di punta del G7 e del G20».

Cosa vuole dire? Che con Meloni premier rischieremmo il nostro posizionamento in Europa?

«L’Italia è stata un elemento di tenuta e di rilancio dell’integrazione europea. I nemici di questo processo sono stati Orban e alcune forze nazionaliste e antieuropeiste che sono i principali riferimenti di Salvini e Meloni».

Cosa teme che potrebbero fare?

«Un rigurgito nazionalista isolerebbe l’Italia e ci farebbe perdere la credibilità conquistata in questi anni».

Teme anche il richiamo al fascismo? Meloni ne ha preso le distanze, ma ha fieramente mantenuto la fiamma nel simbolo.

«Il fascismo è un fenomeno storico che per fortuna si è chiuso. Ma Giorgia Meloni non ha fatto i conti fino in fondo con quella storia, e quella fiamma è il trait d’union».

Meloni dice che rappresenta solo il percorso fatto da una destra democratica.

«Io penso invece che avrebbe dovuto avere più coraggio e toglierla. Ma, ripeto, oggi il problema vero sono le loro proposte e le loro relazioni internazionali».

C’è anche qualcosa di personale? Lei da destra è stato molto bersagliato, soprattutto da Salvini, che pure governava con lei…

«Perché Salvini e Meloni hanno a volte assunto posizioni para No Vax. Nei momenti più difficili c’era chi metteva in discussione l’evidenza scientifica, i vaccini che ci hanno salvato la vita».

Le risponderebbero che non erano no vax, ma scettici sulla politica del Green pass.

«Per me la linea è stata sempre “prima di tutto il diritto alla salute”. Da destra, invece, ho sempre visto ambiguità. Con una contraddizione al loro interno: Forza Italia è sempre stata a favore di tutte le misure prese».

Oggi hanno trovato l’accordo su vari temi, a partire dal presidenzialismo.

«La destra in fondo ha un obiettivo: i pieni poteri e l’uomo solo al comando in Costituzione. Noi li fermeremo».

Meloni però ricorda che nel Pd nel 2013, quando lei era capogruppo, ci fu chi presentò una proposta di quel tipo. E non esclude una Bicamerale per discuterne. Impossibile?

«Io penso che sia un errore clamoroso. La Costituzione va difesa e salvaguardata, e il fatto che la destra apra la campagna elettorale con un assalto alla Costituzione, evocando le dimissioni del presidente della Repubblica, il punto di tenuta del Paese, dà il senso della pericolosità del momento. Continuo a incontrare persone non della mia parte politica che mi chiedono: ma dove ci porterebbero questi?».

Perché allora tutti i sondaggi li danno largamente vincenti?

«La partita è molto aperta, sono sicuro che gli italiani capiranno. C’è ancora un 40 per cento di indecisi, tocca a noi convincerli che c’è un’alternativa al governo Meloni Salvini».

Ministro, mi ha ampiamente spiegato chi è la destra, ma chi siete voi?

«Noi siamo quelli che difendono la sanità e la scuola pubblica. Che lottano contro la precarietà e le morti sul lavoro. Che vogliono salari più alti, un cuneo fiscale più basso, una legge sulla rappresentanza».

Lei punta tutto sul lavoro, mi pare che Letta punti molto sui diritti civili.

«Si figuri, io sarei per andare oltre lo ius scholae con lo ius soli! Anche in questo, siamo l’opposto della destra, che negli Stati Uniti ha cancellato con un tratto di penna 50 anni di lotte per i diritti delle donne. E le aggiungo un tema che mi tocca profondamente: l’ambiente».

Come si affronta?

«L’ambiente è strettamente connesso alla salute. Le faccio un esempio: mio papà ha 81 anni, vive a Potenza, città a 810 metri di altezza. Lì nessuno ha l’aria condizionata: non è mai servita. Quest’anno, dopo 10 giorni a oltre 30 gradi, mio papà ha avuto problemi di salute connessi a disidratazione. Da Trump a Bolsonaro, la destra nel mondo nega l’emergenza climatica, e invece sta entrando nella nostra quotidianità».

Lei che è ministro del governo Draghi, trova che questa sia la sua agenda?

«Draghi ha fatto un lavoro straordinario. Ma, lo dico proprio da componente del governo, è chiaro che quell’agenda era il frutto di un compromesso tra forze politiche molto diverse. Noi proponiamo un’agenda sociale».

Dovevate fare un nuovo Ulivo per cercare di battere la destra, e invece vi trovate con un Ulivo bonsai: davvero pensa che la partita sia ancora aperta?

«L’Ulivo c’è, è la nostra lista, che tiene insieme sensibilità diverse. La lista dei Democratici e progressisti deve diventare la lista del Paese».

Ce la potete fare anche senza il Movimento cinque stelle?

«La frattura che si è consumata sulla caduta del governo Draghi non è un bene. Ma una cosa vorrei fosse chiara: la sinistra, i progressisti, siamo noi».

E il M5S potreste ritrovarlo dopo le elezioni?

«Il nostro avversario è e resta sempre la destra».

È saltata anche l’alleanza con Calenda. Senza Terzo polo rischiate di perdere anche collegi contendibili…

«Di loro abbiamo parlato fin troppo. Io dico solo che non ci sono terze strade: la scelta è tra un governo nostro e uno di Meloni e Salvini».

Loro scommettono su una vittoria dimezzata della destra e una futura maggioranza Ursula con Draghi premier. Ipotesi possibile?

«Draghi è una personalità molto importante per l’Italia: sbaglieremmo a portarlo dentro la campagna elettorale».

Lei sarà candidato in Toscana?

«Non è ancora deciso».

Lo sa che nei territori in cui sono i pochi collegi sicuri del centrosinistra è in atto una rivolta della base del Pd contro i paracadutati da Roma e i leader di altri partiti, come lei?

«Noi diamo un contributo in ogni territorio. In alcuni di questi è giusto che ci siano anche nostri eletti».