Guerra: il governo è pronto a nuovi interventi per tutelare i più deboli

Politica e Primo piano

Intervista ad Avvenire

di Nicola Pini

Gli ultimi dati sulla povertà disegnano uno scenario «preoccupante e drammatico», con un aumento delle disuguaglianze che colpisce in particolar modo i minori e gli immigrati e non risparmia però nemmeno chi lavora. Per uscirne c’è bisogno da un lato di migliorare gli strumenti di contrasto come il Reddito di cittadinanza che oggi discrimina gli stranieri e le famiglie più numerose. Dall’altro di aumentare le retribuzioni attraverso un salario minimo agganciato alla contrattazione. Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia, ed esponente di Leu, commenta così la doccia fredda del report Istat, che certifica come il rimbalzo del Pil nel 2021 non abbia migliorato le condizioni di chi sta in fondo alla fila.

La povertà nel 2021 è stata alimentata anche dall’inflazione. Ora con i prezzi a +7% che succederà?

L’inflazione acuisce le disuguaglianze perché colpisce soprattutto i panieri di spesa delle famiglie a minor reddito. Come mostra uno studio dell’Upb, i bonus sociali, gli interventi sulle bollette e il contributo dei 200 euro, hanno permesso nell’ultimo anno di azzerare gli effetti dell’inflazione sul 10% di famiglie più povere e di contenerli per le altre. Bisogna concentrare tutti gli sforzi verso chi è in maggiore difficoltà, i nuclei meno abbienti le imprese più colpite dall’aumento dei prezzi, altrimenti spenderemo male i soldi. A luglio scadono gli sconti sulla benzina e sulle bollette e il governo sta lavorando a un nuovo intervento.

Cosa l’ha più colpita nei dati dell’Istat?

Il dato più drammatico riguarda i minori e gli stranieri. Le basse retribuzioni e la precarietà del lavoro colpiscono in modo particolare i giovani, quindi molte famiglie con figli e ci portano alla situazione di oggi con un 1 milione e 382mila bambini che vivono in nuclei in povertà assoluta. Il problema è particolarmente acuto nelle famiglie di stranieri, dove l’incidenza della povertà è salita oltre al 36%, sei punti in più del 2020.

Perché il Reddito di cittadinanza non è riuscito a contenere l’aumento della povertà?

La pandemia ha reso più difficile valutare gli effetti del Rdc, ma due dati ci devono spingere a mantenerlo e migliorarlo. Intanto nel 2019, ultimo anno pre-Covid, aveva contribuito a far scendere la povertà in Italia dal 7 al 6,4%. Inoltre questo sostegno ha ridotto l’intensità delle povertà. Resta però il problema di quel vincolo vergognoso che taglia fuori dal Reddito chi risiede in Italia da meno di 10 anni discriminando così proprio coloro che stanno peggio.

C’è bisogno di rafforzare anche l’assegno unico?

L’assegno per i figli aiuta a rimediare all’altro limite del Rdc, la scala di equivalenza che penalizza i nuclei numerosi, integrando il sostegno. Oggi l’assegno va soprattutto affiancato da servizi per le famiglie. Misure come l’asilo nido e il tempo pieno nelle scuole costituiscono un contrasto molto forte alla povertà, perché permettono a entrambi i genitori di cercare lavoro e supportano la socializzazione dei bambini.

La povertà non risparmia chi ha un lavoro.

Questo punto merita la massima attenzione. Il Paese ha puntato il suo sviluppo sulla compressione del costo del lavoro e non sulla qualità e l’innovazione, un modello che ci porta inesorabilmente verso un aumento della povertà. Gli strumenti per contrastarlo stanno nel salario minimo legato a una contrattazione nella quale la rappresentanza sia più definita, in modo da impedire che i contratti siano firmati da soggetti non rappresentativi. Il salario minimo deve agganciare anche i settori dove non c’è sindacalizzazione.

Il centrodestra chiede invece un taglio delle tasse sul lavoro.

La riduzione del cuneo fiscale si può fare a due condizioni. Primo, l’intervento non deve sostituire la necessità di avere un mercato del lavoro con salari più dignitosi. Secondo, il taglio va fatto in una logica di riequilibrio fiscale. Oggi il fisco pesa troppo sui fattori produttivi e troppo poco su altre tipologie di reddito, bisogna rivederlo. Purtroppo la delega fiscale non va in questa direzione.