Bersani: Michele Guerra sarà il sindaco giusto per Parma

Politica e Primo piano

Intervista a La Gazzetta di Parma

di Pierluigi Dallapina

“Questa è la volta buona. Michele Guerra è un sindaco che i parmigiani non devono lasciarsi scappare”. Pier Luigi Bersani era segretario del Pd quando Parma fu la prima città conquistata dal Movimento 5 Stelle. Sembra un secolo fa. Ora i ‘grillini’ non si presentano neanche alle amministrative e il Pd, il suo ex partito – nel frattempo ha fondato Articolo Uno – è alleato con gli ex 5 Stelle. Ma a Parma Bersani non è venuto per parlare solo di elezioni locali. Il parlamentare, durante l’intervista in Gazzetta, allarga il campo alla politica nazionale, resa più terra terra dai proverbi, la cifra che rende inconfondibile il ‘Bersani pensiero’.

A Parma il centrosinistra prova a tornare al governo della città, dopo una lunga assenza iniziata nel ’98. Ce la farà?

Il centrosinistra ha trovato la quadra politica e anche la persona giusta. Michele Guerra può interpretare Parma nel suo peculiare mix identitario fatto di agroindustria, cultura e politiche sociali. Lui sarà in grado di partire da questi elementi e di guardare avanti. È un possibile sindaco da non lasciarsi scappare.

Che cos’ha Parma che la rende diversa da tutte le altre città dell’Emilia-Romagna? 

Quante volte, da piacentino, ho avuto a che fare con il dilemma Parma. Lo ricordo sempre, ho avuto i natali a Piacenza, ma la pelle me l’ha salvata Parma. (Il riferimento è all’intervento di neurochirurgia a cui è stato sottoposto nel 2014 al Maggiore, ndr). Questa è una città che vuole essere interpretata, che sta sempre meno di altre ai canoni della politica e che tende a scegliere personalità di cui valuta tratti di indipendenza e anche di novità.

È vero che la Regione guarda solo a Bologna? 

È innegabile che la Regione sia nata con una mentalità e un respiro legati al suo cuore centrale. Se uno va a Parma, a Piacenza o in Romagna sente un riflesso di lontananza. Ma se pensiamo alle intenzioni programmatiche, posso dire che dove si sono fatti errori li si sono fatti a bevuta pari. Lo stesso vale per le cose buone. Per questo c’è bisogno di una personalità che interpreti Parma, perché questa città ducale non riconosce capitali così, a uso ridere.

In città il centrosinistra ha dato vita a una coalizione larga. E a livello nazionale? Articolo Uno tornerà nell’alveo del Pd?

Con il nostro congresso abbiamo deciso di avviare un percorso di agorà con il Pd e vedere quale può essere l’esito. Però il vero obiettivo è ricomporre tutte le forze della sinistra sulla base di un programma nuovo e federare il campo progressista. Il dialogo con il Partito democratico da solo non basta. Non cambia molto se facciamo il gioco dei quattro cantoni e siamo sempre noi quattro. Dobbiamo mettere qualcosa in più sul piano politico e programmatico per segnalare una novità.

Questa idea di una federazione dei progressisti è un antidoto all’astensionismo?

Quando hai il 40% degli elettori che non sa se votare e chi votare, è ovvio che vince chi ci mette qualcosa di nuovo. Molti decidono all’ultimo chi votare. Quindi bisogna mettere l’orecchio su un pezzo di paese che ora non trova risposte.

Quali risposte aspetta una parte dell’Italia?

Il tema sociale sarà al centro delle prossime elezioni, perché ora si vede a occhio nudo che c’è un pezzo di popolazione che non riesce a mettersi al riparo dall’inflazione. Poi c’è il tema del lavoro, che è precarizzato, frantumato e sottopagato.

Precarietà, contratti a tempo, stipendi bassi. Di che cosa ha bisogno il mondo del lavoro?

Serve un linguaggio nuovo, partendo dalla legge sulla contrattazione e sulla rappresentanza per cancellare i contratti pirata, continuando con il disboscamento delle leggi sulla precarietà, con la parità salariale tra uomo e donna, con la formazione obbligatoria dentro i contratti. Per raggiungere questi obiettivi non bastano però i pranzi di gala.

Quando e come potrà finire la guerra in Ucraina?

Se la guerra si incancrenisce saranno guai seri, perché oltre ai temi inflattivi si può generare anche un processo disgregativo dell’Europa. Le crepe si vedono già. Sono contrario all’idea di allungare la guerra per sconfiggere la Russia, perché la sconfitta di una potenza nucleare è un ossimoro.

Che giudizio dà del governo Draghi?

È un governo necessario, ma non sufficiente. Potrebbe fare di più. Penso all’evasione fiscale. Qui passa l’idea che ogni corporazione vada difesa, ma questa è un’idea di destra, che pagano i più deboli e che dà una botta allo stato sociale.

Il Pnrr sarà la soluzione di molti mali d’Italia?

Da amministratore di lungo corso dico che è la prima volta che i soldi non sono un problema. Ma quando Draghi dice che è l’ora di dare e non di prendere, deve ricordarsi che parla a un paese con il record di evasione fiscale. Gli osti, quelli seri, non danno da bere agli ubriachi, ma se abbassi l’asticella dei diritti del lavoro e anche della fedeltà fiscale, finisci per fare un grosso danno agli osti seri, che per fortuna in questo paese sono la maggioranza.