Stumpo: lo Stumpum per capire quale sarà il candidato ideale per il Colle

Politica e Primo piano

Intervista a Il Mattino

di Adolfo Pappalardo

«Lo scenario stavolta è completamente diverso», ragiona Nico Stumpo, deputato di Leu-Articolo Uno riferendosi alla votazione per eleggere il presidente della Repubblica. E con lui, prima uomo macchina del Pd a trazione Bersani e ora tesoriere di Articolo Uno che ne capisce di numeri e sa fiutare l’aria come chi è di origine calabrese, i colleghi ragionano di votazioni al Colle. Anche perché nei corridoi di Montecitorio già si parla di «Stumpum», una specie di calcolo algebrico «per capire i pesi delle forze in campo».

Per ora però non si parla che della candidatura di Berlusconi. E voi che fate?

«Sta avanzando la candidatura di Berlusconi, sulla quale, parlo per il centrosinistra, non può esserci non solo convergenza ma nemmeno discussione. A questo punto credo invece sia utile, anche per determinare i veri rapporti di forza e verificare pesi e contrappesi, che anche il centrosinistra metta un candidato insieme con il 5 stelle. Anche per capire da quale delle due parti penda la proposta e poi cercare di trovare un percorso unitario».

Nomi?

«È del tutto evidente che non si possa eleggere una persona direttamente dalle coalizioni politiche così come storicamente intese. La figura che immagino è quella in cui una coalizione risulta più assestata e poi si può pensare di avanzarla anche all’altra. Non si tratta di una leadership politica ma di una personalità. E di persone così, che possano essere di raccordo e garanti della Costituzione, ne abbiamo».

E qui entra in gioco lo Stumpum, come lo chiamano a Montecitorio. Ma cos’è un software?

«Macché, un ragionamento politico su cui si discute con i colleghi a margine dei lavori in Aula».

E allora di cosa si tratta?

«Stavolta non basta fare il calcolo dei gruppi parlamentari perché ci sono sensibilità diverse, occorre invece capire chi, tra centrodestra e centrosinistra, sia x e y. E chi è maggiore dei due: se x prevale su y o viceversa».

Vabbè ha rispolverato gli studi di ingegneria. Spieghi anche a noi.

«Capire se il centrodestra, mettiamo il caso, va su Berlusconi e quanto sarà compatto. E così noi con un altro nome. Entrambi perderemmo numeri per strada perché non si possono pesare i due gruppi ma si tratta di capire quanta coesione ci sarà sulla volontà di avanzare una proposta. Chi regge di più, insomma, come collante. Perché ora non c’è maggioranza e in questo ragionamento serve capire chi arriva sino in fondo o se qualcosa cambierà le carte in tavola».

Le votazioni saranno lunghe, meglio prepararsi.

«Come nel ciclismo, se parti troppo presto non arrivi sino in fondo. Ora stiamo approvando la legge di stabilità, poi bisognerà iniziare a discutere e verranno fuori i giochi veri. In passato c’è stata sempre una maggioranza capace di fare una proposta e così le ultime volte con Napolitano e Mattarella. Ma oggi non c’è questo scenario, c’è un governo di unità nazionale che non è maggioranza ma frammentazione. E se da un lato è un problema, dall’altro serve trovare una accordo, senza che un gruppo sia ostaggio dei franchi tiratori».

Ma il centrosinistra non starà dormendo un po’ troppo?

«Le carte in tavola si mettono quando si siedono i giocatori».

Sempre che il discorso di Draghi non sia un assist per il Quirinale. Molti lo leggono così.

«Ha fatto una conferenza stampa di fine anno, in cui ha evidenziato il lavoro fatto. E indubbiamente la leadership più forte in questo momento. con una sua maggioranza in parlamento e mi auguro che continui a gestire questa fase politica così importante per il Paese».