Speranza: Italia tutta bianca, ma serve ancora cautela. Ascoltare la scienza

Politica e Primo piano

Colloquio con Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Mezzogiorno è passato da pochi minuti, Roberto Speranza appoggia la penna con cui ha siglato l’ultima ordinanza e risponde al Corriere: «Ho firmato, la Sicilia non è più gialla. Adesso tutta l’Italia è in zona bianca, abbiamo fatto un altro passo in avanti». Un passo verso l’uscita dal tunnel, verso la fine delle restrizioni di questi infiniti venti mesi di lotta contro il Covid. Il ministro della Salute è sollevato, eppure controlla le emozioni e scandisce parole come «cautela e prudenza», le stesse che dal primo giorno di pandemia caratterizzano il suo vocabolario: «Nessuno nel mondo dice che ne siamo fuori, la lotta al virus è ancora una partita aperta e delicata», la pensa come Mattarella il ministro, che si è battuto al G20 per «vaccinare tutto il Pianeta». «Siamo ancora dentro questa sfida, non possiamo considerarla archiviata. Dobbiamo continuare su una linea di serietà».

II Paese che piange 130 mila morti è adesso nella fascia più bassa di rischio e lunedì si torna al cinema, a teatro, allo stadio, senza più rispettare il metro di distanza. Siamo a una svolta? «Gradualmente, va meglio. L’Italia bianca è una bella notizia, conferma che le decisioni messe in campo, a cominciare dal green pass, hanno avuto effetto». Draghi vede all’orizzonte la fine della pandemia, lei no? «Il presidente ha detto che il quadro è positivo e ha invitato alla cautela. Abbiamo davanti altre prove». Il Paese è stremato, ha voglia di ripartire. E bisogna rilanciare l’economia. Temi che a Speranza non sfuggono, ma la sua tesi di fondo non cambia. La difesa delle vite umane viene prima di tutto e se non c’è la salute, non c’è nemmeno la ripresa economica: «La crescita del 6% la fai se metti il Paese in sicurezza dalla pandemia. Stiamo entrando nella quarta settimana dalla riapertura delle scuole, possiamo parlare di tenuta, ma per un bilancio degli effetti è presto».

Ci sono ancora morti, ancora contagiati, però il quadro epidemiologico si è stabilizzato e l’analisi di Speranza parte dalla campagna vaccinale, che per lui è un successo anche se la tabella di marcia del generale Figliuolo ha qualche giorno di ritardo: «Siamo all’85% di prime dosi e all’80% di seconde, è un dato importante. E adesso, con cautela, partiamo con le terze dosi per chi ha più di 60 anni e ha completato il primo ciclo da almeno sei mesi».

Numeri incoraggianti, perché «siamo tra i primi Paesi nel mondo, davanti a Germania, Francia e Gran Bretagna», ma di strada da fare ce n’è ancora. Milioni di italiani in età lavorativa non hanno mai varcato la soglia di un centro vaccinale e Speranza si appella ai medici di famiglia: «Tocca a loro convincere gli incerti. Ogni giorno, vaccino dopo vaccino, avremo uno scudo un po’ più forte per proteggerci dal virus e potremo continuare il nostro percorso di riaperture graduali».

Da riaprire non c’è quasi più nulla. Il governo ha appena dato il via libera alla piena capienza dei luoghi della cultura, al 50% di ingressi nelle discoteche e al 75% di posti negli stadi. Numeri che sono andati oltre le indicazioni degli scienziati, i quali invitavano a non correre e adesso si sentono messi da parte. Perché Draghi ha sconfessato il Cts? «Nessuna sconfessione», difende gli scienziati Speranza e ricorda che Salvini e gli esercenti delle discoteche spingevano per aprire già prima dell’estate: «il Cts ha dato un via libera di fondo, poi in cabina di regia c’era chi voleva riaprire tutto e chi consigliava di attenersi agli scienziati». La mediazione del premier la convince? «Draghi si è mosso di qualche punto percentuale rispetto al Cts, ma siamo ancora dentro un percorso di gradualità».

Del leader della Lega il ministro non vorrebbe parlare, però basta chiedergli se è vero che le riaperture siano una sua vittoria per strappargli una battuta: «Salvini è un rumore di fondo, lascia il tempo che trova. Non mi sembra che sposti granché. Il Cts aveva già dato il via libera ad allargare e se dobbiamo fare una discussione su un 10% di posti in più o in meno su cinema e stadi io nemmeno mi siedo al tavolo». L’inverno è in arrivo e Speranza non è ancora stanco di lanciare appelli: «Continuiamo a tenere l’attenzione alta, perché c’è l’incognita varianti». Ne arriveranno altre? «Prima che arrivassero l’Alfa e la Delta lo sapevamo? No. Ora abbiamo i vaccini e l’Rt è a 0,83. Ma in Gran Bretagna ci sono 40.000 casi al giorno e mille morti in Russia. Restiamo con i piedi per terra».