Scotto: Bassolino, incontro assurdo. Nemmeno un caffè con quella destra

Politica e Primo piano

Intervista a Il Mattino

di Adolfo Pappalardo

«Con Bassolino dovremo parlare anche il giorno dopo queste amministrative», premette Arturo Scotto, ex deputato e coordinatore nazionale di Articolo Uno che aggiunge subito dopo: «Ma ha sbagliato a incontrare personaggi squalificati come Landolfi e Laboccetta. Io non l’avrei mai fatto».

Che effetto le ha fatto sapere di Bassolino a un incontro con alcuni noti esponenti del centrodestra. Qualcuno ironizza che si sta spostando….

«Non scherziamo: Bassolino è un uomo di sinistra. Con cui dovremo parlare anche il giorno dopo queste amministrative. Perché Napoli non si governa con il 51 per cento».

Torniamo all’incontro: come lo giudica?

«Un incontro sbagliato con personaggi squalificati come Landolfi e Laboccetta non sporca una storia di militanza antifascista. Certo, io non l’avrei fatto. A maggior ragione nel mese in cui si celebrano le 4 giornate di Napoli. Quei signori lì non ne hanno mai riconosciuto il valore costituente. E con loro consiglierei di evitare di prendere persino un caffè. Anche perché dopo mettono i manifesti e si divertono a rilasciare interviste avanzando richieste bizzarre».

Qualcuno, infatti, ha già chiesto un gesto pubblico: tipo la promessa di una via ad Almirante.

“Come direbbe Totò: ma mi faccia il piacere!”. Tanto che negli anni 80 il Pci ne fece un manifesto contro la candidatura di Almirante.

L’ex sindaco scende a patti pur di arrivare al ballottaggio e vedersela con voi.

«Sento che siamo vicini alla vittoria al primo turno. E Napoli Solidale sarà una sorpresa positiva, perché unisce civismo e sinistra organizzata. Ora sono di ritorno da un’iniziativa con Nino Daniele e Sandro Ruotolo, ma tantissime altre personalità del mondo della cultura, dell’associazionismo, del lavoro si stanno spendendo tanto per noi. Un valore aggiunto di passione e competenza. Abbiamo fatto un passo indietro come partiti della sinistra per favorire un processo più grande e inclusivo. I risultati arriveranno. E credo senza attendere il secondo turno».

Il pericolo è il voto disgiunto: elettorato di centrodestra pronto a votare Bassolino. E così anche una parte dell’elettorato di sinistra che non si riconosce nella proposta politica di Manfredi. C’è questo pericolo?

«Vedo che purtroppo anche a sinistra ci sono schiere di benpensanti che vogliono far fallire il laboratorio napoletano. Ripetono nei loro salotti che a Napoli la sinistra, scegliendo l’alleanza con il M5S, ha ceduto alle sirene del populismo. Una parola malata, di cui ormai è svuotato persino il significato. D’altra parte, se fosse vero l’assunto che Giuseppe Conte è il capo dei populisti allora avrebbe contribuito a scegliere il candidato sindaco meno populista della storia di Napoli. Un bel paradosso. Mi aspetto fiumi di editoriali e di convegni nei prossimi giorni per spiegare questa singolare convergenza astrale».

Non si doveva recuperare l’unità della sinistra? Episodi imbarazzanti di questo tipo non ce ne sarebbero stati.

«Per me l’alleanza giallorossa ha un valore strategico. Ci abbiamo messo l’anima con Speranza e Bersani per salvare l’esperienza di Governo del Conte 2. Napoli è il punto più avanzato di un laboratorio che si presenterà unito alle prossime elezioni politiche. E’ un elemento di forza oggettiva. Napoli non si governa solo da Piazza Municipio, non può essere trattata come un frammento provinciale. Si illude chi riduce questa contesa elettorale a un fatto locale. Si sceglie un sindaco, ma anche un progetto politico che guarda avanti. Se non ci fossimo presentati uniti nella capitale del Mezzogiorno – dove più grandi e dolorose sono le fratture sociali – come avremmo potuto mai potuto immaginare di costruire domani l’alternativa alla destra nel paese?».

Quale sarà la priorità del primo cittadino?

«Napoli ha bisogno di avere un sindaco in carica già dalla prossima settimana. Da troppo tempo la poltrona di Palazzo San Giacomo è praticamente vacante. Lo hanno pagato soprattutto le fasce più deboli, quelle che per vivere la città hanno bisogno di servizi pubblici che funzionano. La prima grande riforma è il ripristino dell’ordinario. Ma il primo pensiero del sindaco deve andare alla vertenza Whirlpool. Sono due anni che quei lavoratori stanno buttando il sangue per salvare uno degli ultimi siti produttivi della città».