Conte: la riforma Cartabia è un grande salto culturale

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica Napoli

di Dario Del Porto

“Mettiamola così: abbiamo messo a punto il nuovo software della giustizia penale. Poi, naturalmente, bisognerà lavorare sull’hardware. Ma il primo passo era necessario per accedere alle risorse del Recovery ed è stato compiuto”. Avvocato penalista, deputato di LeU eletto a Salerno e componente della Commissione Giustizia della Camera, Federico Conte è soddisfatto della riforma del processo penale varata dal Consiglio dei ministri. “Su molti aspetti la considero significativamente innovativa”, dice.

Ad esempio?

Per tutto ciò che riguarda la concezione della pena. Acquista uno spazio significativo la giustizia riparativa, che consente di estinguere il processo penale, con il consenso della vittima. Viene potenziato l’istituto della massa in prova. Si introduce un impegno significativo sulle pene alternative alle detenzione, con un ripensamento generale del nostro sistema carcerario. E cambia anche la prospettiva culturale dell’attività del pubblico ministero.

In che modo?

Con le nuove norme il pm potrà chiedere il rinvio a giudizio solo quando riterrà “ragionevole” la possibilità di ottenere una condanna, mentre oggi è sufficiente ravvisare la necessità di celebrare il processo.

Questo basterà per evitare dibattimenti inutili?

Scriverlo nel contesto di una serie più ampia di modifiche consente di imprimere una spinta riformatrice che, ne sono certo, produrrà i suoi effetti.

È sufficiente, secondo lei, inserire in una legge che un processo deve durare due anni per ottenere tempi più brevi?

A questo mi riferivo quando parlavo di software e di hardware. L’improcedibilità del processo troppo lungo per inerzia della Corte di Appello è un caposaldo della cultura giuridica napoletana, e non posso che essere felice che sia stato percepito nella riforma. È evidente che non basta.

Serve l’hardware. 

Appunto: investimenti nell’edilizia giudiziaria, digitalizzazione, assunzioni di magistrati e personale giudiziario e tutti gli accorgimenti necessari per mettere a punto il sistema.

Nel frattempo però a Napoli potrebbero prescriversi 57 mila processi d’appello per reati fino a tutto il 2019. 

Stiamo parlando di fascicoli che sono già di fatto chiusi in un armadio e in gran parte prescritti. Il tempo per prepararsi al nuovo regime ci sarà. In ogni caso lavoreremo su una norma transitoria.

A suo giudizio esiste il pericolo che, per dare priorità ai nuovi processi ed evitare la tagliola dell’improcedibilità, possano essere sacrificati i giudizi con detenuti, con conseguenti scarcerazioni?

In appello i processi con detenuti sono pochi e riguardano reati gravissimi. Ma la custodia cautelare resterà il principale criterio di priorità. Abbiamo tutto il tempo per mettere a punto il sistema. Per la prima volta abbiamo stabilito un criterio di durata media per i processi di ogni grado:è un grande salto culturale.