Visco: bene che i ricchi paghino, ma ai giovani oggi non servono regali

Economia e Primo piano

Intervista a La Stampa

di Paolo Baroni

«Reazioni ridicole, sono divertito perché vedo reazioni isteriche di gente che non sa quello che dice», attacca Vincenzo Visco, economista ed ex ministro delle Finanze e del Tesoro nei governi Prodi, D’Alema e Amato. La proposta di Letta spiega è una proposta «molto modesta» in termini economici «e riguarda un segmento marginale dei sistemi fiscali. Ma politicamente, nel suo complesso, è giusta. Il tema è ampiamente dibattuto: è chiaro che l’imposta di successione che abbiamo adesso non sta in piedi ed è sacrosanto cercare di colpire, insomma far contribuire i patrimoni più elevati, ad una condizione però che non si torni indietro di qualche decennio, quando ad essere colpiti erano soltanto i ceti medi proprietari di una casa in città e di una casa al mare. Quelli devono star fuori».

Cosa andrebbe fatto?

«Bisognerebbe mantenere gli attuali livelli di esenzione e poi mettere degli incentivi per redistribuire il patrimonio anche fuori del nucleo familiare e fare in modo che la gente sia aiutata a lasciare i soldi magari ad un ospedale o ad un ente benefico».

Vabbè, quando uno ha tanti tanti soldi.

«Certo. Ma in Italia di gente che ha patrimoni robusti sopra i 5 milioni di euro ce n’è parecchia. Ma non è finita, perché poi bisogna fare una anagrafe patrimoniale, che tutti i Paesi civili hanno e noi no, bisogna valutare a prezzi di mercato tutto quello che c’è, comprese opere d’arte e gioielli».

Immagino già l’obiezione: la sinistra sa solo tassare.

«Queste sono stupidate! Il problema è come si redistribuiscono i soldi: se i proventi delle tasse di successione vengono utilizzati per abbassare le tasse sui consumi e sui lavoratori va benissimo. Che poi questo è il problema della riforma fiscale: come si ripartisce l’onere che adesso è diventato sempre più intollerabile e diseguale. Ma questo è solo il primo aspetto della vicenda; l’altro, che ti dice tutto l’abisso culturale, etico, in cui è precipitata la politica italiana, soprattutto quella di destra ma anche quella di sinistra, è che l’imposta di successione era il prelievo preferito del pensiero liberale. Da John Stuart Mill a Luigi Einaudi, tutti sostenevano che bisognasse avere una buona imposta di successione perché non aveva senso che il nipote imbecille di un nonno intelligente vivesse di rendita».

Per Draghi, però, sulle tasse occorre fare una riforma complessiva.

«Ma figuriamoci se Draghi non è d’accordo con le cose che sto dicendo. Ha solo voluto dare il segnale, come dite pure voi tutti i giorni, che occorre una riforma organica imponendola in qualche modo ai partiti. Io non credo che ci riuscirà, se vuol fare una cosa seria coi problemi che ci sono in Italia è chiaro che si va allo scontro tra destra e sinistra».

Ma basta la disputa fiat tax/prelievo progressivo per innescare questo scontro?

«No, lo scontro vero è sull’evasione. Io a nome di Articolo Uno ho fatto proposte molto moderate, che ho anche inviato a Draghi. E su quelle si può mediare. Quello che non accettabile è la filosofia da ancien régime, come questa che emerge con la polemica contro una imposta di successione ragionevole, in base alla quale i ricchi non devono pagare le tasse, gli evasori non devono essere disturbati ed i ceti benestanti vanno solo assecondati nei loro desideri di voler pagare di meno. Dopodiché gli stessi dicono che bisogna mantenere i servizi pubblici e magari pure aumentarli. E una cosa inaccettabile il modo con cui tutti affrontano questi temi».

Torniamo a Letta.

«La cosa politicamente rilevante della sua proposta è che per la prima volta il segretario del Pd invita ad aumentare una tassa per prendere soldi ai ricchi e darli in questo caso ai giovani».

Dice una cosa molto “di sinistra” a cui da tempo i dem non ci avevano più abituato.

«Esatto. Dopodiché io sono contrario all’uso che Letta propone di fare di quei soldi, perché sono contrario alle erogazioni a pioggia, ai bonus, ai sussidi monetari e ritengo che le politiche per i giovani debbano riguardare il loro futuro, la loro formazione, la scuola. Ci sono tantissime cose che si possono fare prima di dare loro 10mila euro cash da sprecare. E sono contrario anche ideologicamente perché lo trovo un approccio individualista, se non liberista. Però la proposta, nel suo complesso, è politicamente giusta. Ed è un segnale che va nella direzione di un sistema fiscale capace di redistribuire».