Intervista al manifesto
di Daniela Preziosi
«Non provino a scaricare le responsabilità su di noi. Noi l’abbiamo detto subito che non voteremo la reintroduzione dei voucher. Al senato io l’ho detto in un incontro di maggioranza prima della presentazione degli emendamenti». Maria Cecilia Guerra è la capogruppo al senato di Articolo.1, unica donna ai vertici della neonata formazione. Toccherà a lei dare indicazione di voto alla manovra che contiene i voucher, e quindi al passaggio che porterà il suo gruppo fuori dalla maggioranza. E forse alla fine anticipata della legislatura.
Voterete no, o non voterete la manovra?
È certo che non la voteremo. Poi insieme decideremo se voteremo no, è presto per dirlo.
Avevate proposto un’altra strada per sostituire i voucher?
Reintrodurre i voucher aboliti per neutralizzare un voto popolare è un attacco alla democrazia gravissimo, snatura l’istituto referendario. Siamo pronti a ridiscutere forme di regolarizzazione del lavoro accessorio per le famiglie. Ma non c’è stato alcun confronto con le parti sociali. E non ci saranno i tempi per gli emendamenti, da ora in avanti sarà tutta fiducia. È assurdo mettere la misura in una manovra già carica di tre decreti in uno: la manovra sui conti pubblici, quella sugli enti territoriali e quella sul terremoto. Per noi è inaccettabile.
Il Pd dice che c’è un buco legislativo da colmare.
Il buco c’è solo per le famiglie, per il lavoro davvero occasionale: lezioni private, babysitteraggio occasionale. Nel caso delle imprese non si chiarisce, la vera occasionalità dai picchi stagionali o settimanali: nella ristorazione per esempio sai che il sabato ha sempre bisogno di un rinforzo. Ma per questo le soluzioni ci sono già: sia quelle normative, il lavoro a chiamata, sia quelli introdotti nei singoli contratti di settore, come il part-time del fine settimana. Se c’è da rivedere qualcosa non siamo ideologicamente contrari.
Chi vuole far cadere il governo: voi o il Pd?
Noi no. E neanche il Pd, credo. Far saltare questa manovra carica sarebbe una follia. No, il Pd vuole una prova di forza: al senato troveranno i voti di Ala e del centrodestra per renderci inessenziali.
Se invece volessero far cadere il governo proprio voi farete la parte dei picconatori?
La responsabilità è loro. Io ho posto il problema da tempo, l’unico che abbiamo posto, e siamo una forza di maggioranza. Abbiamo anche proposto un intervento d’urgenza, a patto che ci sia il tempo di confrontarsi con le parti sociali e con il parlamento.
Non vi fa paura essere ‘tacciati’ di bertinottismo?
Possono accusarci anche di altro, ma sarebbe una menzogna. Abbiamo votato la fiducia su cose che non ci convincevano nella speranza che Gentiloni desse qualche segnale. Far cadere il governo ora è sbagliato, la manovra serve, dobbiamo correggere i conti sbagliati. Ma il Pd alza lo scontro e compie una violenza contro la democrazia.
Non è che volete rompere sul tema del lavoro, come non avete fatto con il jobs act?
No, il tema non l’abbiamo scelto noi, se l’avessimo pianificato avremmo detto ‘andate avanti’. La ministra Finocchiaro lo sa bene, tant’è che ci ha chiesto di fare noi l’emendamento. Invece l’emendamento l’ha scritto il governo e l’ha fatto presentare a Titti Di Salvo (Pd, ex Cgil ed ex Sel, ndr), che si è prestata.
Vi sta bene il voto in autunno?
È folle che il paese sia guidato al voto dalla smania di una singola persona che ha paura di stare fuori dai giochi. Il governo potrebbe lavorare, c’è una legge elettorale da fare. Quindi no, non sono favorevole al voto. Dopodiché non ne ho paura, siamo pronti.
Siete davvero pronti? Articolo 1 farà un fronte di sinistra?
La nostra proposta è forte e chiara anche se andrà articolata di più. Siamo in un processo costituente in cammino con altri soggetti. Ma un mese in più o in meno non ci spaventa.