Speranza: per le feste chiudere, non aprire. La Merkel ha fatto bene

Politica e Primo piano

Colloquio con Il Corriere della Sera

di Monica Guerzoni

Immobile, convinto sin dal primo giorno che il virus si sconfigge solo «tenendo alta la guardia, non allentando mai l’attenzione e non cantando vittoria troppo presto». E adesso che il governo è costretto a rivedere in corsa la strategia e torna a soppesare rischi e vantaggi di un lockdown nazionale, Roberto Speranza rivendica la linea dura. E si augura che Giuseppe Conte e i ministri non cedano alla mozione natalizia degli affetti e alle pressioni dei settori economici.

«La mia posizione non cambia, è sempre stata cristallina ricorda il responsabile della Salute -. Allentare proprio adesso le misure di contenimento sarebbe un grave errore. Bisogna chiudere, non aprire».

Le fotografie dello shopping selvaggio sulle strade delle grandi città e dei centri storici lo hanno scioccato e per quanto ritiene «legittimo» che la gente esca per acquistare regali, davvero non sembra capacitarsi: «Dobbiamo assolutamente evitare gli assembramenti». E ancora, quasi a voler parlare con ogni singolo cittadino: «Non andate tutti nello stesso posto. Quando vedete che ci sono luoghi con tante persone, evitateli, se non vogliamo poi essere costretti a restrizioni molto dure».

In realtà queste restrizioni molto più dure Speranza le invoca da tempo. Fosse stato per lui, il governo avrebbe chiuso nelle due settimane di vacanze da Natale alla Befana l’Italia intera, così da far raffreddare la curva: «È il periodo più complicato, in cui il tasso di relazioni e spostamenti si alza di molto». Un modo diplomatico per chiedere al premier Conte di superare cautele e resistenze: «Ascolteremo con grande attenzione i nostri scienziati e l’auspicio è che nel giro di poco tempo si possano assumere ulteriori misure, in grado di scongiurare una ipotetica terza ondata».

Il capo delegazione di LeU è sollevato perché «la curva sta scendendo e le misure adottate stanno dando risultati», ma anche preoccupato perché la ritirata del Covid-19 non è quella che gli scienziati auspicavano: «Se ci fermiamo e molliamo, la curva del virus può tornare a salire».

Anche ieri, durante la riunione con il presidente del Consiglio e con gli esperti del Comitato tecnico scientifico, il ministro ha sostenuto la necessità di introdurre nuove misure nei giorni di festa, costi quel che costi. In questa fase la salute dei cittadini viene prima dell’economia, «perché senza salute non c’è economia», è la tesi che ripete da mesi.

«Quando tutti mi dicevano “bisogna aprire”, io invitavo alla cautela, ricostruisce Speranza -. Nelle ultime ore poi, quando ho visto che Merkel in Germania ha deciso il lockdown totale e così stanno facendo Londra e l’Olanda, mi sono convinto ancora di più che in questa fase serva tenere alta l’asticella del rigore». Ormai nel governo tutti sembrano dare per scontata una recrudescenza del Covid-19 a partire da gennaio, ma Speranza non si rassegna: «Se non vogliamo precipitare nella terza ondata dobbiamo accettare misure di contenimento ancora più rigorose».

I ministri hanno avvertito Conte dell’impatto che una terza, drammatica ondata, potrebbe avere per la tenuta del governo. Ma quel che sta a cuore a Speranza in questa fase non è tanto la politica, quanto la vita delle persone e la tenuta del sistema sanitario nazionale. Da qui gli appelli. Al Corriere dice che «se ci sarà o meno la terza ondata, dipenderà da noi». E al Tg3 sottolinea come «i numeri sono ancora molto significativi». Per cui ci vuole ancora tantissima cautela: «La battaglia non è vinta, ci vuol poco a tornare indietro e a vanificare gli sforzi fatti nelle ultime settimane». Insomma, bisogna resistere. La campagna vaccinale in Italia partirà a gennaio ma Speranza ammette che «il vaccino non arriverà subito per tutti». Nell’attesa, misure rigorose «sono l’unica strada per provare a contenere davvero il contagio».