Scotto: commissione di vigilanza sul Recovery, presidenza all’opposizione

Politica e Primo piano

Intervista a Il Mattino

di Lorenzo Calò

Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo Uno, il governo Conte mangerà il panettone ma per la maggioranza sarà indigesto?

«Mai visto un tasso di autolesionismo così forte come sulla vicenda Mes».

Ma Renzi non ha ragione a preoccuparsi per un accentramento di poteri su Palazzo Chigi con commissari, manager, esperti, comitati?

«Renzi sta mobilitando tutto il reparto guastatori per far saltare un equilibrio faticosamente costruito all’interno del governo. Lui pensava di dare le carte e invece sta regredendo a una iniziativa politica a dir poco sulfurea».

Equilibrio nel governo? Con i Cinquestelle spaccati, il Pd insofferente, il protagonismo di Conte…

«Ma sugli obiettivi nodali il governo è coeso. È stato l’unico esecutivo in Europa a bloccare i licenziamenti, a portare a compimento grazie a Invitalia un asset industriale strategico come l’Ilva. Sul Recovery fund lo stesso ministro Amendola ha ribadito che sono state svolte approfondite riunioni preparatorie. Come mai Renzi non se n’è accorto?».

L’impressione è che una compagine di governo sostenuta da una maggioranza sfilacciata e litigiosa non sappia gestire al meglio la grande partita dei 209 miliardi di fondi europei. Condivide?

«La vera debolezza sta nel nostro apparato pubblico. Occorre una sensibile riforma della pubblica amministrazione in termini di efficienza anche dopo anni di tagli. Certo, il Parlamento va necessariamente coinvolto sulla vicenda Recovery fund ma mi meraviglia che questo pretesto sia utilizzato da Renzi che da premier ha più volte mostrato insofferenza verso i passaggi parlamentari arrivando persino a porre la fiducia per due volte sulla legge elettorale. Ma di cosa parliamo?».

Parliamo dei soli 9 miliardi previsti per la sanità…

«È già intervenuto il ministro Speranza a chiarire che occorrono più risorse. Poi dobbiamo comprendere su quali obiettivi specifici questi fondi vanno orientati perché per anni il nostro vero problema è stato l’incapacità di spendere correttamente le risorse che l’Europa ci ha dato».

Il governatore De Luca ha appena parlato del rischio beffa per il Mezzogiorno. È d’accordo?

«Per questo e per altri motivi ho proposto la istituzione di una commissione di vigilanza sulla gestione del Recovery pian e dei fondi a esso collegati».

Un’altra commissione?

«Bicamerale, sul modello della Vigilanza Rai. Non sarà un organismo inutile. Negli Usa quando Obama ha varato il grande piano di riforma sociale da 848 miliardi di dollari il Congresso ha istituito una commissione speciale per vigilare e controllare su tutto il processo».

E chi dovrebbe guidare questa commissione?

«Giusto che la presidenza vada alle forze di minoranza. È un meccanismo della nostra democrazia di fronte a un piano di acquisizione di risorse europee senza precedenti. Dobbiamo evitare di incorrere negli errori del passato gestendo con la privatizzazione dei profitti e la socializzazione delle perdite le opportunità offerteci dall’Europa. Ora non possiamo più sbagliare».

Si parla di rimpasto, governo di unità nazionale: lei che idea si è fatto?

«Un governo di unità nazionale aprirebbe la strada a una stagione di tecnici e sarebbe la fine della politica».

Quindi meglio tenersi Conte?

«Dobbiamo comprendere che una crisi oggi spalancherebbe la strada alla destra, a Salvini e alle forze populiste che hanno acquistato fette di consenso facendo leva sulle disuguaglianze sociali, un tema storicamente sentito dalla sinistra. E l’attuale assetto è al momento l’unico sostenibile per una visione di sinistra orientata su investimenti in transizione ecologica, digitalizzazione e politiche attive in campo fiscale e del lavoro. La domanda è: cosa c’è dopo questo governo? Un rimpasto? E a cosa serve? Quali sono gli obiettivi, quali ministri vanno cambiati?».

Dunque non sareste disposti a sostenere un eventuale esecutivo di unità nazionale?

«Sarebbe un errore gigantesco. Non ci interessano operazioni da apprendisti stregoni».

Ma ci sarebbe una maggioranza in Parlamento?

«Questo è da vedere. Da parte mia le dico questo: come potremmo noi sostenere lo stesso governo con chi propone la fiat tax mentre la nostra visione prevede una progressione nella fiscalità? Ci sono troppe differenze, dal modello di sostenibilità ambientale alla sanità».

Neppure se a presiederlo dovesse essere una figura di alto profilo istituzionale come l’ex presidente della Consulta Marta Cartabia?

«Il centrosinistra italiano è già stato fortemente sottoposto a stress durante l’esperienza del governo Monti. Sarebbe come ritornare sul luogo del delitto. Non mi sembra il caso».