Speranza: una stretta su chi rifiuta le cure. E a scuola faremo i test

Politica e Primo piano

Intervista a Repubblica

di Annalisa Cuzzocrea

Roberto Speranza sta andando a Casal di Principe, a un evento in memoria del prete anticamorra don Peppino Diana. «Il primo non legato al Covid da molto tempo», rivela il ministro della Salute, preoccupato dai focolai in giro per l’Italia, anche se «l’importante è agire con velocità e determinazione. Tenere la guardia alta, perché la battaglia non è ancora vinta».

C’è il rischio che la situazione vada fuori controllo?

«Il messaggio che arriva dalla lettura dei dati è che il virus circola ancora. Finché sarà così, non potremo considerare il pericolo alle spalle. Lavoriamo ogni giorno perché non si torni mai più al livello di sofferenza di marzo. Per questo, su ogni atto, seguo il principio della massima prudenza».

Il presidente del Veneto Luca Zaia chiede una norma per rendere obbligatorio il ricovero di chi ha sintomi di Covid. Serve un inasprimento?

«Oggi se una persona è positiva e non resta in isolamento ha una sanzione penale da 3 a 18 mesi di carcere. E c’è una multa fino a 5mila euro».

In Veneto un imprenditore è andato in giro malato e, prima di aggravarsi, ha rifiutato le cure.

«È un comportamento inaccettabile. Su questo è giusto essere durissimi. Sto valutando con il mio ufficio legislativo l’ipotesi di trattamenti sanitari obbligatori nei casi in cui una persona deve curarsi e non lo fa. Ma attenzione, il mio giudizio su come si sono comportati gli italiani in questa crisi è positivo: senza questa sintonia di fondo tra le misure adottate e i comportamenti individuali noi non avremmo piegato la curva».

Però c’è un rilassamento. Nelle spiagge, nelle piazze, nei locali.

«Dobbiamo far capire a tutti con la persuasione l’unico strumento che funziona e ha funzionato che finché il virus sarà attivo non solo in Italia, ma con numeri sempre maggiori e preoccupanti nel mondo, dovremo rispettare le tre regole rimaste: mascherina, distanziamento fisico di almeno un metro senza assembramenti e rispetto delle regole igieniche a partire dal lavaggio delle mani. Ho il terrore di vanificare gli enormi sforzi fatti durante il lockdown. Lo dico con le parole di Papa Francesco:peggio di questa crisi, c’è solo il rischio di sprecarla».

Come potenzierete i servizi sul territorio in vista dell’autunno?

«In 5 mesi abbiamo messo più risorse sulla sanità che negli ultimi 5 anni. 3 miliardi e 250 milioni solo nel decreto rilancio. In tutto siamo andati oltre i 6. Li useremo per potenziare la rete territoriale e l’assistenza domiciliare, per essere più veloci nel fare i test, più rapidi nell’intervenire. E per aumentare la capacità di posti in terapia intensiva, anche se adesso siamo passati dai 4000 occupati di marzo a 70».

Come si controlla chi arriva da Paesi extra Schengen facendo scalo in aeroporti europei? Non si rischia che succeda come quando avevamo bloccato i voli dalla Cina?

«La norma prevede che se sei stato negli ultimi 14 giorni in Paesi extra Schengen, da qualunque confine entri, devi fare la quarantena. Ci sono controlli. Teniamo un livello di cautela più alto degli altri».

Trump non ha preso bene la decisioni di tenere gli Stati Uniti nella lista nera. Siete preoccupati di possibili conseguenze sui dazi?

«Ma no, gli Stati Uniti sono un partner fondamentale. Capiranno, come gli altri, che dopo il prezzo che abbiamo pagato in termini di vite umane siamo costretti a prendere precauzioni in più».

Lei ha due figli piccoli, sa quanto può essere difficile attrezzare le scuole per la sfida dell’autunno: abbiamo cominciato troppo tardi?

«Questa ora deve essere la priorità. Non dobbiamo lasciare soli, neanche per un istante, i nostri presidi e i nostri insegnanti. Penso che ci siano le condizioni a settembre per ripartire in sicurezza. La mia proposta è di ricostruire un rapporto organico tra scuola e sanità».

Come?

«Recuperiamo il senso di una norma del 1961 che introduceva la medicina scolastica, superata negli anni ’90. Una relazione organica costante della prevenzione sanitaria con le scuole. Ho proposto alle Regioni che questo modello venga ripristinato. Ci saranno test sierologici sui lavoratori, molecolari sulla popolazione scolastica. Un monitoraggio costante».

36 miliardi darebbero respiro al nostro sistema nazionale. L’Italia deve accedere al Mes?

«Sto lavorando da settimane a un piano straordinario di investimenti sul Servizio sanitario nazionale. Dobbiamo rafforzare i presidi territoriali, modernizzare le attrezzature ospedaliere e la strumentazione diagnostica per gli screening oncologici. Poi c’è l’edilizia sanitaria, la ricerca, la necessità di attrarre gli investimenti della farmaceutica, dobbiamo rafforzare la relazione tra salute e ambiente. Abbiamo bisogno di recuperare il ritardo che l’Italia ha sulla sanità digitale, usare meglio le nuove tecnologie, i big data, la rete».

La risposta quindi è sì.

«Per fare queste cose serve un piano straordinario di parecchi miliardi. Il Mes è uno strumento finanziario a tasso molto basso. Rappresenta un’opportunità».

L’opposizione del Movimento 5 stelle non le pare ideologica?

«Non credo, sinceramente ragioni ideologiche sarebbero senza senso. Più delicato, invece, l’argomento di uno stigma, se l’Italia fosse l’unico Paese ad accedere, che potrebbe far aumentare il tasso di interesse sul resto del debito. È giusto che sia il Parlamento a discuterne e decidere. Io mi batterò, da ministro della Salute, perché nuove ingenti risorse arrivino alla Sanità».

Il governo sembra immobile. bloccato dai veti incrociati. Possiamo permettercelo?

«No, non ce lo possiamo permettere. E questo governo non ha alibi: abbiamo affrontato una crisi sanitaria senza precedenti con grande spirito unitario, adesso davanti al nuovo temibile avversario, il dramma sociale che si profila in autunno dobbiamo agire con altrettanta determinazione e coraggio. Non possiamo raccontare che non ce la facciamo. Bisogna guardarsi dritto negli occhi, decidere e poi correre come un treno».

C’è un piano per sostituire Giuseppe Conte?

«Assolutamente no. Ha dimostrato autorevolezza, capacità di fare sintesi, ha le carte in regola per guidare questa stagione fondamentale per il futuro del Paese. Possiamo fare tutto fuorché immaginare trame di palazzo».

Questa maggioranza doveva essere il viatico di un nuovo fronte progressista, ma non è stata capace di fare un accordo in nessuna delle regioni che va al voto.

«E una contraddizione, un elemento di debolezza per il governo. Ma chiedo: è possibile che in questi mesi sia cambiato tutto e i soggetti politici restino come prima? Questa cosa non regge. Serve il coraggio di interpretare una stagione nuova con un approccio di natura rifondativa. Lo dico a tutte le forze, al Pd innanzitutto, ma anche a tutte le altre forze civiche progressiste e ambientaliste. Al centro bisogna mettere i beni comuni e un nuovo rapporto Stato-mercato».

Anche ai 5 stelle?

«Credo che una riflessione debba coinvolgere anche loro. È cambiato il mondo, nessuno di noi può chiudersi in un recinto. Non ha senso».