Speranza: mai più un Parlamento di servi. Dopo Fondamenta un fine settimana di banchetti contro il Verdinellum

Politica e Primo piano

Intervista al Fatto quotidiano

di Luca De Carolis

“Io non tiro per la giacchetta Giuliano Pisapia. Ma il renzismo non può essere limato o addolcito, va superato assieme alle sue politiche. E mi auguro che Giuliano condivida questo ragionamento”. Roberto Speranza è appena sceso dal palco di Fondamenta, la conferenza programmatica di Articolo 1-Mpd a Milano, che ha chiuso con un suo intervento. E con il Fatto parla a tutto campo.

Dal palco, Pisapia ha parlato dell’esigenza “di uno sforzo per superare le lacerazioni del centrosinistra”, sostenendo che il governo Renzi “ha fatto anche cose buone”. È evidente che cerca ancora un’alleanza con il Pd. Ma questo come si concilia con le sue parole?

“Pisapia ha detto parole importanti, insistendo sul bisogno di una discontinuità nel merito e nel metodo con le vecchie politiche. Credo che oggi (ieri, ndr) si sia avviato un percorso verso un’alleanza per il cambiamento”.

Ma Renzi vi divide. 

“Io lo ho detto chiaramente: “Giuliano, questa è la tua casa”. Lui è una personalità straordinaria, e apprezzo i suoi sforzi. Ma la base del nostro progetto deve essere un programma radicalmente diverso dalle politiche degli ultimi anni, per recuperare gli insegnanti infuriati, o chi è sentito dire “ciaone” dopo il referendum sulle trivelle.

Il segretario dem potrebbe correggere la rotta…

Credo poco ai miracoli.

In tante città Mdp e Pd hanno chiuso accordi per le Comunali. Una contraddizione, non trova?

Il Pd non è un nostro nemico, è una comunità piena di persone per bene e di risorse. È normale che in tanti luoghi si continui a lavorare assieme. Però sul piano nazionale le cose sono diverse.

Dal Pd vi chiamano in tanti per dirvi che hanno voglia di salire a bordo?

Sì, sia parlamentari che eletti locali. L’ultimo che è passato con noi, giovedì scorso, è stato il presidente del Pd lombardo, Onorio Rosati. Al congresso aveva sostenuto Orlando.

Ecco, Orlando. Come lo vede da fuori?

L’avevo invitato alla nostra convention, ed è un peccato che non sia venuto. Mi dispiace che abbia preso certe posizioni più coraggiose sul partito solo durante il congresso, dove ha ottenuto un risultato al di sotto delle attese.

Pisapia ha proposto un appuntamento costituente di un nuovo centrosinistra. Che cosa sarà?

Innanzitutto ha detto che dobbiamo convocarlo assieme, ed è un segnale positivo. Dopodiché immaginiamo un cantiere, per dialogare con forze sociali e politiche.

Si torna alle ammucchiate. 

Io non voglio rifare la Sinistra Arcobaleno, sia chiaro. Si baserà tutto sui programmi. Ci sono milioni di persone che non si riconoscono più nel Pd, e che cercano risposte.

Lei ha lanciato una petizione popolare “contro il Parlamento di nominati”. Puntate ai consensi di chi ha votato No nel referendum costituzionale, comitati e associazioni comprese? 

Assolutamente sì, vogliamo recuperare quell’impegno, su cui è calato il silenzio dopo il 4 dicembre. E per questo dal prossimo fine settimana raccoglieremo le firme con i banchetti.

Avete già contatti con i comitati per il No?

Ad aprire il nostro convegno venerdì è stato il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia. E dopo ha dialogato con una figura importante del No come Anna Falcone.

Ma che legge elettorale volete?

Non vogliamo i capilista bloccati, i cittadini devono poter scegliere con le preferenze o con i collegi. O se le liste sono bloccate, almeno si rendano le primarie obbligatorie per legge. 

Nella legge proposta da Renzi metà dei seggi sono assegnati con i collegi. E anche Pisapia l’ha definita un passo in avanti. 

La metà restano con le liste bloccate. Ma soprattutto, il Verdinellum permette alleanze variabili nei collegi, cioè il trasformismo. 

E se si virasse su un tedesco puro (il 50 per cento dei seggi è assegnato con collegi uninominali, ma c‘è il recupero proporzionale, ndr)?

Sarebbe una soluzione sicuramente più razionale, perché si garantirebbe a ogni partito una rappresentanza in base ai voti presi. 

Si parla di un ritorno dei voucher. E lei ha detto che “se si commettono errori non c’è voto di fiducia che tenga”. Ergo, il governo Gentiloni sul tema rischia. 

Un ritorno dei voucher sarebbe un errore politico, perché dimostrerebbe che il governo li aveva aboliti solo per evitare il referendum. E violerebbe l’articolo 75 della Carta, che regola proprio la consultazione popolare.

E quindi?

Mi auguro che Gentiloni smentisca.

Intanto non si parla che di Consip e di Banca Etruria. Ma questi casi cosa ci dicono della politica e della società italiana? 

Sul piano politico, la reazione del Pd è stata sicuramente scomposta. Ho letto il presidente del partito (Orfini, ndr) parlare di attacco alla democrazia, e altri di accanimento delle procure. E mi è sembrato di tornare ai tempi del liceo, quando sentivo dire queste cose a Silvio Berlusconi.

C’è un problema nel rapporto tra magistratura e politica?

Leggere le intercettazioni tra un padre e un figlio non mi è piaciuto, questo è certo.

Esiste il diritto di cronaca. 

Certe cose a mio avviso non dovrebbero uscire dalle procure. Detto questo, il problema resta il familismo. Troppo potere è concentrato in venti chilometri.

Lei e Mdp avete grandi ambizioni. Ma i sondaggi vi danno sotto al 3 per cento. 

Ci sono sondaggi che ci danno al 10, e comunque per ora noi non li leggiamo. Siamo appena partiti.

Ha senso parlare ancora di sinistra? In tutta Europa perde le elezioni. E pare senza leader, senza idee. 

Ha senso più che mai, in tempi di così grandi diseguaglianze sociali. Oggi l’uomo che dice le parole più forti contro tutto questo è Papa Bergoglio. Il Pd è diventato un partito di centro. Noi invece vogliamo costruire un centrosinistra diverso.